Titolo originale: Django Unchained
Paese: U.S.A.
Anno: 2012
Regia: Quentin Tarantino
Genere: Western, Drammatico
Durata: 165 min.
Cast: Jamie Foxx (Django), Christoph Waltz (Dr King Schultz), Leonardo DiCaprio (Calvin Candie), Samuel L. Jackson (Stephen), Kerry Washington (Broomhilda).
Soggetto e sceneggiatura: Quentin Tarantino
Con il suo ultimo film, Django Unchained, Quentin Tarantino ripesca da un genere che ha sempre amato - il western - omaggiando, innanzitutto, Sergio Corbucci e il suo Django del 1966, e lo trasforma secondo il suo stile e la sua genialità, costruendo una storia che è un inno contro il razzismo e lo schiavismo.
Siamo nel 1858, due anni prima della guerra civile. Il dottor King Schultz, cacciatore di taglie, libera lo schiavo Django affinché lo aiuti a riconoscere tre fuorilegge. In cambio, promette di aiutarlo a liberare, a sua volta, la moglie Broomhilda, schiava nella piantagione di proprietà del crudele Calvin Candie.
Il tema centrale, quello della vendetta, tipico nei film di Tarantino, viene arricchito, come in Inglorious Basterds, dai temi della condanna per i più gravi peccati della storia e della stupidità con cui le atrocità spesso sono state compiute.
Tuttavia, se nel film del 2009 Tarantino aveva affrontato un tema comunque conosciuto, in un modo del tutto originale, arrivando a concepire l'assassinio di Hitler, in Django Unchained, il regista e sceneggiatore americano ha il coraggio di mostrare al mondo e, soprattutto, all'America, una ferita profonda, non ancora riemarginata perché mai compiutamente affrontata: quella dello schiavismo. Infatti, se pure tanto è stato mostrato e detto su quanto è successo dopo la guerra civile americana, mai è stato realmente mostrato il modo nel quale uomini e donne di colore venivano trattati prima. Nei western, gli schiavi semplicemente non esistono. Inevitabilmente, perciò, il film di Tarantino ha il merito principale di porre alcuni interrogativi su una parte di storia che gli Stati Uniti si sono affrettati a dimenticare. Ma, trattandosi di un film di Tarantino, l'attenzione alla Storia è arricchita, in alcuni momenti, di un sarcasmo tutto particolare, o per meglio dire, tutto tarantiniano: ad esempio, il flashback nel quale gli incappucciati di un gruppo precursore del Ku Klu Klan discutono sulla cucitura dei cappucci non può che ricordare i dialoghi al limite del paradosso di Le iene. Per non parlare del finale, in cui Calvin Candie capricciosamente insiste nel voler stringere la mano del Dr. Schultz, nonostante il persistente rifiuto di quest'ultimo, per sancire la conclusione dell'affare.
Straordinarie le interpretazioni, a partire da Christoph Waltz, che è la vera anima del film, di cui, però, conosciamo poco le ragioni che ne giustificano l'azione: cacciatore di taglie spietato nei confronti dei criminali ricercati, commosso dal destino di Django e tormentato dalla violenza gratuita.
Incredibilmente a suo agio nei panni del cattivo Leonardo DiCaprio: i suoi occhi azzurri sono più spietati che mai. Ma il vero personaggio infame del film è Stephen, il capo della servitù, interpretato da un irriconoscibile Samuel L. Jackson: un uomo che ha rinnegato le proprie origini, per quel poco di potere che il padrone gli ha concesso e che a volte gli permette di imporsi proprio sul padrone stesso. Bravo anche Jamie Foxx nei panni del protagonista, ma, come spesso accade in molti film, a volte sono i personaggi di contorno a catturare maggiormente l'attenzione dello spettatore. Convincente Kerry Washington, nei panni della "principessa" da salvare, musa ispiratrice di Django e del Dr. Schultz, che tenta, senza successo, di salvarsi da sola.
E' troppo presto per dire se Django Unchained sia il migliore film di Tarantino, come hanno ritenuto alcuni: occorreranno anni e nuove visioni per giudicare la carriera di un autore, che, a soli 50 anni, ha senza dubbio prodotto alcuni dei film più originali e innovativi del cinema contemporaneo, forse troppi per ritenere uno superiore all'altro. Il filo conduttore di tutti questi film è la passione per il cinema, che permette a Tarantino di mescolare e richiamare generi e autori diversi, rendendo reale sullo schermo quello che molti di noi possono solo sognare ad occhi aperti.
Voto: 8
Curiosità: imperdibile la colonna sonora, che spazia da canzoni originali a non originali, a partire da quella di apertura, Django, scritta per il film di Sergio Corbucci. Ma non mancano neppure brani tratti da Lo chiamavano Trinità.
ho trovato tantissime analogie con Bastardi senza gloria che, a mio avviso, era il vero capolavoro di Tarantino. Ecco ora sono due :) Concordo comunque, bella recensione.
RispondiEliminaVoglio sbilanciarmi: non solo è il più bel film di Tarantino, ma anche uno dei più grandi western di sempre... un film finalmente 'adulto' girato dal ragazzaccio californiano, con un innegabile sottofondo politico e un uso della violenza una volta tanto non sopra le righe. Bellissimo!
RispondiEliminaIn altre parole anche per te un film da vedere assolutamente.
RispondiEliminaTi dirò, mi ha deluso parecchio. Questo non significa che il mio voto sarà molto diverso dal tuo. Ma sto preparando una recensione argomentata!
RispondiEliminasenza dubbio uno dei migliori film di Tarantino, il film è intenso e coinvolgente al punto giusto, bravissimi Christophe Waltz e Jamie Foxx, attore che stimo particolarmente, micidiale Leonardo di Caprio in un insolito ruolo di cattivo uno dei filmoni imperdibili di quest'anno ^^
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