domenica 19 agosto 2018

Dirty Dancing (2017) vs Dirty Dancing (1987): chi vincerà?


Chi mi ha seguito in passato sa che oramai non scrivo quasi mai sul blog, anche se continuo a vedere film e serie TV: non smetterò mai di essere una spettatrice, mentre sono una blogger a fasi alterne! Ieri sera ho visto, però, qualcosa che stranamente mi ha fatto venire voglia di prendere carta e penna e di scrivere due righe (anzi, ben più di due): Dirty Dancing. Non l'indimenticabile film del 1987, con protagonisti Jennifer Grey e Patrick Swayze, ma il suo remake televisivo, uscito trent'anni dopo, nel 2017. Conscia che un rifacimento, pensato per la tv, difficilmente avrebbe potuto eguagliare l'originale, mi sono comunque accostata alla visione quasi completamente scevra di pregiudizi (figuratevi, mi è piaciuto addirittura Dirty Dancing 2!). 


Una premessa doverosa: ho visto il film originale, che ne so, 50 volte? Forse anche di più, considerato che ho 32 anni e l'avrò visto per la prima volta da bambina, non so a quale età, quando le mie sorelle erano adolescenti. All'epoca non capivo granché molte parti, ma la scena finale con The time of my life mi piaceva già allora. Devo dire, tra l'altro, che non sono mai andata in fissa particolare con Dirty Dancing, come mi è capitato con altre pellicole, anche di recente, e questo perché è un film che c'è sempre stato nella mia vita, una presenza costante, un vecchio amico che ogni tanto rivedi e a cui sei affezionato. Il tempo passa, ma insieme vi divertite sempre. Così io e Dirty Dancing


Per i pochi di voi che non hanno mai visto né l'originale né il remake, basti dire che entrambi i film sono ambientati nel 1963 e raccontano la storia di un'adolescente, Frances "Baby" Houseman, alle prese con il suo primo amore, un insegnante di ballo di nome Johnny nel villaggio turistico dove lei e la sua famiglia sono in vacanza. Anche se il film del 1987 pecca un po' di originalità e di ingenuità in alcuni passaggi, ha numerosi pregi che lo rendono, da un lato, un'emozionante commedia romantica e, dall'altro, uno dei migliori film musicali di sempre: ciò grazie all'alchimia tra i protagonisti, ai riusciti personaggi di contorno, all'ambientazione nostalgica e alla colonna sonora meravigliosa. Addirittura, il film si permette di rappresentare un tema controverso, come quello dell'aborto clandestino, e di affrontarlo senza paternalismi. 


Ciò detto, cosa poteva sbagliare il film del 2017? Tutto. E cosa ha sbagliato? Tutto. E non lo dico perché sono un'ammiratrice dell'originale: il remake sarebbe un brutto film anche se non fosse un remake. Ci sarebbe molto da dire, provo a riassumere gli elementi che ho apprezzato di meno: 


1) il film racconta il passaggio all'età "adulta" di Baby, che, grazie al ballo e all'incontro con Johnny, scopre una diversa sé, lontana dall'immagine che hanno di lei i genitori, la sorella e tutti coloro che la circondano. Nel film del 1987 questo passaggio si desumeva chiaramente dal racconto, dal contesto, dalle immagini, senza bisogno di sottolineature esplicite. Nel film del 2017, invece, più o meno ogni cinque minuti c'è qualcuno che dice "Baby è diventata una donna", "Non sei più quella di tre settimane fa", etc.... Posto che la presa di coscienza dei cambiamenti di una persona non è mai immediata, il problema del film è la ripetitività. 


2) Sui protagonisti, interpretati da Abigail Breslin e Colt Prattes, una sola parola: no. Nè singolarmente, nè insieme. Lei non sa ballare né all'inizio, né alla fine, anzi, alla fine balla in modo peggiore. Nel guardarla, si prova semplicemente tanto, ma tanto imbarazzo. Nessuno pretendeva che diventasse una super ballerina in tre settimane (e infatti Jennifer Grey non lo diventava), ma Baby (come la protagonista di un qualsiasi film basato sulla danza, oserei dire) avrebbe dovuto quantomeno avere senso del ritmo e lasciarsi guidare. Invece, in certi momenti sembra che Johnny stia spostando un sacco di patate. Anche le sue doti attoriali, purtroppo, non sono particolarmente brillanti: quando, verso il finale, Johnny parte, al momento dell'addio lei sembra un cucciolino ferito, una bambina rimproverata dal papà. A proposito di Johnny: bravo ballerino, ma non trasmette un decimo del coinvolgimento che trasmetteva Patrick Swayze quando ballava. Completamente insignificante. Per quanto riguarda la recitazione, poi, sembra che stia perennemente pensando: "ma quanto sono figo che sto interpretando Johnny in Dirty Dancing"? No, ti prego no. 


3) La sceneggiatura, certo, non ha aiutato i protagonisti a spingersi troppo in là nell'interpretazione. Desiderosa, forse, di dare un tocco di originalità alla storia già amata da tanti, e assumendosi un rischio non da poco (almeno di questo, le do merito), la sceneggiatrice Jessica Sharzer sembrerebbe aver voluto colmare quei piccoli vuoti che il film originale aveva, che però di fatto servivano a creare l'atmosfera complessiva e a rendere tutto più magico. Qui invece è tutto detto, raccontato, mostrato: troppo. Qualche esempio: Johnny che racconta il suo passato di ex detenuto: ma perché? Nel film del 1987, Johnny racconta pochissimo della sua vita: la sua vulnerabilità emerge dal legame che instaura con Baby, non da parole inutili. Un altro esempio: Baby e Johnny che si dicono ti amo. C'era davvero bisogno? Nel film Johnny e Baby si incontrano e si innamorano, ovviamente, ma sono ancora e resteranno sempre nella fase iniziale del loro amore, quella in cui non ci si dice ancora ti amo. Perché esplicitare?


4) Un ultimo e definitivo punto (SPOILER) che si ricollega al precedente. Il film del 2017 è raccontato come un lungo flashback da Baby che è andata a vedere uno spettacolo a teatro. Come scopriamo alla fine, lo spettacolo è tratto da un libro da lei stessa scritto e coreografato, guarda il caso, da Johnny. Scopriamo dunque che i due non si vedono da anni e che ognuno ha preso la propria strada. Comprendo che la sceneggiatura abbia voluto dare una risposta a quella domanda che tutti gli spettatori dal 1987 in avanti si sono posti e cioè "Baby e Johnny sono rimasti insieme?", ma forse, anche in questo caso, sarebbe stato meglio non esplicitare e non spezzare la magia.
Dal momento che non stiamo parlando di un dramma storico, ma di una semplice storia d'amore diventata iconica, credo che ogni spettatore dovrebbe essere libero di immaginare il proprio finale, di sperare che Baby e Johnny siano rimasti insieme, nonostante le difficoltà, le differenze sociali e la lontananza. Di sperare, magari, che la loro storia abbia avuto un lieto fine, a differenza della propria cottarella estiva, che li ha fatti tanto soffrire, ma che è rimasta sempre nel loro cuore. 


Ho scritto un post lunghissimo e credo che quasi nessuno sia arrivato alla fine (ma sappiate che mi sono anche limitata!). Due ultimi pensieri: mi auguro sinceramente che le televisioni ripongano nel cassetto il remake e buttino la chiave e che continuino a riproporre nei loro palinsesti l'originale. E mi auguro che gli adolescenti di oggi non abbiano visto questo film oppure, se lo hanno visto, che siano poi andati a rivedere subito dopo l'originale. Perlomeno, questo è quello che ho fatto io. 


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