Habemus papam, ultima fatica di Nanni Moretti, ci mostra la storia di un neo - papa, alle prese con una depressione improvvisa scatenatasi a seguito dell'elezione al soglio pontificio. Pur di trovare un modo per risollevarlo, i cardinali e il portavoce della Santa Sede sono disposti a tutto, persino ad affidarsi alla psicanalisi....
Il film è lodevole nel bilanciare con naturalezza momenti comici a momenti di riflessione, nei quali emerge con estrema franchezza la solitudine di un uomo, che finisce col dover ricoprire una parte che non gli compete, quella di una pecora eletta pastore oppure, per dirla in termini profani, seguace che si ritrova guida. Si tratta di un tema non nuovo in questa stagione cinematografica che si avvia oramai alla sua conclusione: sto pensando a Il discorso del re, nel quale il protagonista affetto da balbuzie, a seguito dell'abdicazione del fratello, dettata da ragioni amorose , si ritrova suo malgrado re del Regno Unito . Il discorso del re e Habemus papam, che ci presentano personaggi alle prese con un ruolo per cui non si sentono preparati, non possono finire in maniera più diversa: l'uno con un finale degno di Hollywood, l'altro in maniera spiazzante e che lascia l'amaro in bocca (aggiungerei, come molti film italiani quest'anno: valgano per tutti Qualunquemente e Boris - Il film).
Assolutamente da vedere e da rivedere.
Assolutamente da vedere e da rivedere.
Voto: 8
Ci sono due osservazioni nella tua recensione a cui non avevo affatto pensato e sono molto interessanti e riguardano il confronto da Il discorso del Re e Habemus Papam. Il primo in effetti è tipicamente patinato, hollywoodiano nel senso di convenzionale, l'altro è il tipico film d'autore che non lascia molte speranze ma solleva interrogativi.
RispondiEliminaL'altro elemento interessante è la solitudine: Albie aveva al suo fianco il forte sostegno e affetto della moglie, mentre il papa, proprio perché tale, è condannato ad essere solo nonostante il centinaio di cardinali riunti lì per lui.
Infatti trovo molto interessante la solitudine in cui versa un papa che non può permettersi neppure di una seduta dallo psicanalista senza l'interferenza di tutti coloro che gli stanno intorno!
RispondiEliminaTi invito a leggere un articolo apparso su "Il manifesto" del 1° maggio.
RispondiEliminahttp://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20110501/manip2pg/15/manip2pz/302452/
Ciao!
Concordo con quello che hai scritto. Affascinante, insolito e condivisibile il paragone con "Il discorso del re" che, a differenza di "Habemus papam", non merita il successo riscosso (Oscar compresi).
RispondiEliminaHo parlato del film di Moretti anche sul mio blog di cinema: http://onestoespietato.wordpress.com/2011/04/22/habemus-papam-la-sconcertante-bellezza-dell%E2%80%99umano-troppo-umano/ facci un salto! :)
@ Marta_Frittole
RispondiEliminaGrazie per il link, perché contiene la spiegazione del riferimento a Cechov.
@Tommaso, complimenti per la tua recensione, mi è piaciuta molto!