L'ultimo film diretto da George Clooney, Monuments men, mi ha spinto a leggere l'omonimo libro di Robert M. Edsel da cui la pellicola è tratta e che racconta "la più grande caccia al tesoro della storia", ovvero la ricerca delle opere d'arte rubate dai nazisti nei territori occupati da parte di una squadra speciale di soldati, inglesi e americani, inviati sul suolo europeo.
Il libro è a metà strada tra romanzo storico e storiografia. Edsel ha dato voce e personalità a personaggi realmente esistiti che, almeno in parte, ha potuto conoscere solo attraverso gli scritti e il racconto di altri, ma, dal punto di vista storico, non ha inventato nulla e si è attenuto strettamente al ruolo svolto da ciascuno di questi uomini all'interno della guerra mondiale, riportandone nel corso della narrazione citazioni tratte dai loro appunti o intere lettere.
Il libro, molto più denso di particolari rispetto al film di Clooney, ha il merito di ricostruire l'orrore della seconda guerra mondiale, mostrando sia il punto di vista dei soldati coinvolti che dei civili colpiti prima dall'invasione nazista e poi dalla liberazione da parte delle potenze alleate.
Ma attenzione particolare viene dedicata, chiaramente, alle opere d'arte: dalla Madonna di Bruges, unica opera di Michelangelo situata fuori dall'Italia, alla pala d'altare di Gand, passando per la Gioconda di Leonardo e l'Astronomo di Vermeer. Monuments men, rappresenta, dunque, un omaggio alla storia dell'arte europea, a quei grandi artisti che hanno arricchito e hanno cambiato la nostra cultura, nonché a quegli uomini della sezione cd. Monumenti che impegnarono la propria vita per la sua conservazione. In quanto tale, il libro non potrà che essere apprezzato da tutti coloro che amano l'arte sopra ogni cosa, che inevitabilmente rabbrivideranno al pensiero che migliaia di opere sarebbero potute scomparire per sempre.
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