Su Director's Cult potete trovare la recensione del remake americano, mentre di seguito trovate la recensione del film originale del 1997.
Titolo originale: Funny Games
Paese: Austria
Anno: 1997
Durata: 103 min.
Genere: drammatico, horror
Regia: Michael Haneke
Soggetto: Michael Haneke
Sceneggiatura: Michael Haneke
Cast: Susanne Lothar, Ulrich Muhe, Arno Frisch, Frank Giering, Doris Kunstmann, Wolfgang Gluck, Christoph Bantzer, Stefan Clapczynski
Trama: Una famiglia composta da madre, padre, bambino e cane, arriva nella seconda casa per le vacanze estive. Di lì a poco, due ospiti dei vicini di casa, Peter e Paul, apparentemente gentili ed educati, vengono a turbare la loro quiete.
Funny games rappresenta un film unico nel suo genere. Una rappresentazione della violenza, allo stesso tempo, cruda e insignificante, senza che effettivamente la violenza venga concretamente mostrata. Haneke crea un dramma teatrale, destinato a essere replicato, riprodotto, come poi farà lui stesso nel 2007 con la versione americana shot for shot.
In un luogo immacolato e incontaminato, due ragazzi, vestiti di bianco, angeli del male, armati di una mazza da golf, portano scompiglio all'ordinaria routine quotidiana delle ricche famiglie in vacanza. Il dramma si svolge nell'arco di circa dodici ore, che pesano, anche se il film dura 103 minuti.
Quando il padre Georg chiede a Peter e a Paul: "Perché fate questo?", i due inventano una storia come un'altra. La verità è che la violenza è sempre violenza, comunque la si guardi e comunque la si subisca. Alla fine l'incubo per alcuni, nel bene o nel male, finisce e ricomincia da qualche altra parte e per qualcun altro.
Oltre all'inspiegabile e tracotante freddezza dei due aguzzini, ciò che scuote lo spettatore è l'insopportabile incapacità della famiglia protagonista di reagire, se non all'ultimo momento e quando oramai è troppo tardi: un'incapacità forse inspiegabile se confrontata con la tradizionale (e direi fittizia) eroicità dei personaggi televisivi e cinematografici, ma che registra un'umanità più vera, scioccata da un evento del tutto inatteso ed improvviso. Haneke porta, dunque, in scena la violenza del carnefice, da un lato, e la passività della vittima dall'altro, mostrando con onestà l'una e l'altra, ma senza volontà di suscitare compassione. Alla fine, si tira un sospiro di sollievo, ma allo stesso tempo con orrore ci si domanda: tu chi sei? Vittima o carnefice?
Se vi è piaciuto guardate anche... Funny games (2007), Arancia Meccanica, Elephant
Funny Games del 1997 |
Funny Games del 2007 |
Solo un anno dopo il remake "ammerregano", Nolan chiede al Joker: "Perché fai questo?" e la risposta non è molto diversa. :)
RispondiEliminaviuuleeenza!
RispondiEliminaUno dei film più tronfi,compiaciuti ed indisponenti che abbia mai visto...se l'avessi avuto davanti a me Haneke dopo la visione l'avrei preso volentieri a ceffoni.
RispondiEliminaAs Black Mamba ti avrei dato una mano!
EliminaIo devo ammettere che ho apprezzato più il remake. Comunque film che veramente ti prende a calci.
RispondiEliminaI film di Haneke ti prendono allo stomaco, 'devono' disturbare: questo è un po' il suo film-simbolo. Preferisco questo al remake, perchè nel remake si corre il rischio di farsi 'distrarre' dagli attori più famosi. Questo invece è angoscia allo stato puro: capisco che possa non piacere, ma funziona alla grande.
RispondiEliminaUn film disturbante, mi è venuto il magone solo a scrivere la recensione, perché al di là dell'angoscia è un film che mi è piaciuto. E mi spaventa per questo. Mi sa che Haneke ha centrato il bersaglio!
RispondiEliminaDisagio (giovanile). Malessere. Io ho visto solo il remake, ma credo che l'inquietudine di fondo sia presente in entrambi i film.
RispondiEliminaComunque mi accodo a Beatrix Kiddo per una punizione esemplare ad Haneke.