giovedì 6 marzo 2014

TUTTA COLPA DI FREUD

 
Recensione di Marco Zaninelli
Titolo originale: Tutta colpa di Freud
Paese: Italia
Anno: 2014
Durata: 120 min.
Genere: commedia
Regia: Paolo Genovese
Soggetto: Paola Mammini, Paolo Genovese, Leonardo Pieraccioni
Sceneggiatura: Paolo Genovese
Cast: Marco Giallini, Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Anna Foglietta, Vittoria Puccini, Vinicio Marchioni, Laura Adriani, Daniele Liotti, Giulia Bevilacqua, Maurizio Mattioli, Gianmarco Tognazzi

A parte l’aver sentito al cinema, terminato il film, la seguente frase: «Che vuol dire tutta colpa di FRED?», su cui disperatamente sorvolo, la trama si dipana attraverso le vicende amorose di tre sorelle il cui padre Francesco, psicanalista di mestiere, non solo deve fare il genitore ma anche l’amico (orrore ed errore della genitorialità contemporanea) e l’analista delle figlie (non proprio deontologicamente corretto). Infatti, le tre splendide ragazze non sono propriamente in situazioni tipiche: Sara (Anna Foglietta), inizialmente lesbica e pronta al grande passo, decide però, delusa dall’abbandono sull’altare, di tentare la strada maschile, rimanendo parimenti cornuta. La seconda, Marta (Vittoria Puccini), libraia praticamente solo per passione (rifiuta i clienti che vengono a chiedere Le 50 sfumature), con i conti del negozio perennemente in rosso (alla fine del film non potete altro che pensare, alla romana, «E ce credo!»), romanticamente e banalmente sognatrice e distratta, è innamorata di Fabio (Vinicio Marchioni), un ladro di libretti d’opera sordomuto. Come la sorella anch’essa è incapace di stabilire una relazione duratura e cita come uomini della sua vita l’ambiguo e decadente Dorian Grey e il sedicenne problematico Holden Caulfield (del Giovane Holden di Salinger); con tutte le grandi figure maschili della letteratura, anche più recente, proprio queste due doveva scegliere Paolo Genovese? Spontaneo chiedersi se il regista e sceneggiatore (coadiuvato da Leonardo Pieraccioni) abbia letto i libri di cui parla. Ultima ma non per importanza Emma (Laura Adriani), diciottenne “matura” amante di un cinquantenne in crisi matrimoniale (Alessandro Gassman). Infine il padre, lo psicanalista Marco Giallini, interpellato continuamente dalle figlie, è sempre presente e capace di dare il consiglio giusto (ad esempio bellissimi i suggerimenti che darà a Marta per relazionarsi al meglio con la disabilità di Fabio), è “moderno”, sensibile e pronto ad accettare ogni scelta delle tre ragazze. Obbligherà però Gassman alla terapia, nel tentativo di allontanarlo da Emma e di ricostruire (a sua insaputa, giocando con le emozioni del paziente) il suo matrimonio in difficoltà, salvo poi scoprire che la donna di cui è innamorato e che pedina, è proprio la moglie di Gassman (Claudia Gerini). Tutte le storie si concluderanno ovviamente per il meglio (più o meno), con la ristabilita pace familiare. Sorvolando sull’eticità professionale di tale psicanalista, vorrei condividere alcune osservazioni: oltre alla paradossale concentrazione di problematicità relazionali delle figlie, desidero segnalare la cronica instabilità, fragilità emotiva e incertezza sessuale di queste quasi trentenni. Trentenni che sembrano appena ventenni, ancora alla prese con la definizione della propria identità sessuale ed emotiva. Questa è la raffigurazione dell’adulto nostrano? Non posso e non voglio crederlo! Interessante, ma qui si cadrebbe in un discorso molto più ampio, una frase di Sara che, parafrasando, suona così: «quando una cosa è rotta, si cambia!». Forse a molti sarà sfuggito ma questo è quello che i veri psicologi e psicoterapeuti chiamano “consumismo emotivo”. Io sono più dell’idea che quando qualcosa si rompe (anche le relazioni), prima di cambiarlo valga almeno la pena di provare ad aggiustarlo. In ogni caso non voglio tediare oltre i miei “venticinque lettori”. Il film suscita comunque sinceri sorrisi, rimane sempre una commedia assolutamente godibile, anche se a tratti appunto paradossale e con alcuni evitabili cliché. La trama è tortuosa (ma non in senso negativo), originale e inaspettata nel suo svilupparsi e, unica pecca, forse un po’ troppo lunga per una commedia romantica che cerca tuttavia disperatamente lo scatto verso la commedia d’autore, senza tuttavia riuscirci molto. Con ben due tentati suicidi (il primo simbolico attraverso il bungee jumping e il secondo reale) il film mantiene sempre una leggerezza a volte un po’ disarmante. Alcune interpretazioni meritano infine una menzione particolare: il sordomuto Fabio, toccante, e la seria, matura ma stanca e malinconica Claudia Gerini. 

Voto: 6 e 1/2

3 commenti:

  1. che vuol dire tutta colpa di fred?
    ahahahah

    il film non mi attira tantissimo, però avrei voluto essere al cinema soltanto per sentire questo genio :)

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  2. non è malaccio; Giallini è un bravo attore (viene dal teatro, non dalla pubblicità del maxibon) e con una storia migliore dimostrerebbe il suo talento
    difetto principale? ci sono TROPPI personaggi, non sempre indovinati (il personaggio di Marchioni era proprio indispensabile?); forse il regista ha molti amici e vuole farli lavorare tutti...

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  3. io l'ho trovato terribile... mi è sembrata la sagra del luogo comune, e al suicidio simbolico col bungee jumping volevo morire pure io! :)

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