In Italia c'è una questione che tutti conoscono, ma che nessuno affronta seriamente; una questione culturale che contamina tutto il Paese: quello della cara, vecchia, ed apparentemente innocente, raccomandazione. Quante volte qualcuno ci ha scavalcato perché aveva una spintarella? A quanti concorsi abbiamo partecipato, pur nella consapevolezza che non li avremmo mai superati perché c'era qualcuno a cui di fatto era stato già assegnato il posto? E quante volte qualcuno potrebbe avere aiutato noi?
La raccomandazione è ciò che distingue l'Italia da altri Paesi europei e che per decenni ha aiutato, e continua ad aiutare, milioni e milioni di italiani. Tutti conoscono il fenomeno, che ha origini risalentissime, talmente radicato nel mondo del lavoro, pubblico e privato, che, mentre molti se ne vergognano e nascondono la raccomandazione di cui sono stati beneficiari, altri non ci vedono nulla di male a "segnalare" o ad "essere segnalati", anzi, addirittura ne fanno un vanto. Più raccomandi, facendo centro, e più ricevi raccomandazioni, più sei importante agli occhi del mondo.
La raccomandazione è, in conclusione, la polvere nascosta sotto il tappeto delle ipocrisie, delle ingiustizie e dell'ineguaglianza sociale che esiste in Italia.
Spiacente per la lunga premessa: serviva ad introdurre il tema di fondo di C'è chi dice no.
La raccomandazione è ciò che distingue l'Italia da altri Paesi europei e che per decenni ha aiutato, e continua ad aiutare, milioni e milioni di italiani. Tutti conoscono il fenomeno, che ha origini risalentissime, talmente radicato nel mondo del lavoro, pubblico e privato, che, mentre molti se ne vergognano e nascondono la raccomandazione di cui sono stati beneficiari, altri non ci vedono nulla di male a "segnalare" o ad "essere segnalati", anzi, addirittura ne fanno un vanto. Più raccomandi, facendo centro, e più ricevi raccomandazioni, più sei importante agli occhi del mondo.
La raccomandazione è, in conclusione, la polvere nascosta sotto il tappeto delle ipocrisie, delle ingiustizie e dell'ineguaglianza sociale che esiste in Italia.
Spiacente per la lunga premessa: serviva ad introdurre il tema di fondo di C'è chi dice no.
Tre vecchi compagni di scuola - alias Luca Argentero, Paola Cortellesi e Paolo Ruffini - si incontrano dopo anni ad una cena di classe e scoprono di trovarsi sulla stessa barca: tutti e tre si sono visti soffiare ingiustamente e illegittimamente sotto il naso la promozione tanto agognata. Seppure impotenti di fronte all'ingiustizia subita, ma comunque giunti all'esasperazione, decidono di vendicarsi e fondano "I pirati del merito". La loro lotta, all'inizio concepita come personale, vorrà da loro essere portata ad un livello successivo globale.
Diretto da Giambattista Avellino (La matassa, Il 7 e l'8) e sceneggiato da questi insieme a Fabio Bonifacci (che su Ciak di dicembre, viene definito lo sceneggiatore personale di Luca Argentero: ed infatti, le strade dei due negli ultimi anni si sono incrociate spesso), C'è chi dice no ha il merito di affrontare - seppure con leggerezza - un tema inedito nel mondo del cinema, e comunque abbastanza delicato, di fronte al quale la nostra società chiude gli occhi. Il cinema ha spesso affrontato la corruzione, più rappresentabile della semplice raccomandazione, invero più sottile e strisciante. Nella corruzione, qualcuno paga un altro perché gli faccia un favore. Nella raccomandazione, spesso, non c'è pagamento. Nella raccomandazione ci sono meri reciproci scambi di aiuto, laddove però l'aiuto dell'uno non è sempre diretta conseguenza dell'aiuto dell'altro (magari i due aiuti avvengono a distanza di anni) e la connessione causale tra i due, pur sussistendo, non è sempre lampante; in questi casi, allora, dimostrare il reato, se non addirittura coglierlo, spesso non risulta possibile.
Il film è ben costruito, sebbene la regia non sia quasi mai soddisfacente (quanti inutili primi piani!) e i dialoghi a tratti risultino piuttosto banali; nel complesso, però, la storia coinvolge e ben incuriosisce su come andrà a finire; inoltre, gli imput suggeriti non sono trascurabili: gli individui vestiti di nero che diventano ombre di coloro che sono stati notoriamente raccomandati rappresentano a mio modo di vedere una forma di protesta eccezionale. Il film, in questo senso, sembra invitare gli spettatori ad avere il coraggio non solo di rifiutare il costume diffuso, bensì anche di denunciarlo, rinunciando magari ad avere una promozione grazie al padre della nostra fidanzata, come anche facendo nomi e cognomi di coloro che perpetrano ingiusti favoritismi . Il problema, però, è sempre lo stesso: se ti rifiuti tu, qualcun altro accetterà il lavoro al posto tuo, perché fuori non c'è il nulla, "c'è la fila".
Comunque, fintanto che la vita non spezzerà le mie illusioni, io continuerò a dire no.
Voto: 7
C'è chi dice no (2011) trailer e sito ufficiale
Fabio Bonifacci su Trovacinema
Giambattista Avellino su Trovacinema
Diretto da Giambattista Avellino (La matassa, Il 7 e l'8) e sceneggiato da questi insieme a Fabio Bonifacci (che su Ciak di dicembre, viene definito lo sceneggiatore personale di Luca Argentero: ed infatti, le strade dei due negli ultimi anni si sono incrociate spesso), C'è chi dice no ha il merito di affrontare - seppure con leggerezza - un tema inedito nel mondo del cinema, e comunque abbastanza delicato, di fronte al quale la nostra società chiude gli occhi. Il cinema ha spesso affrontato la corruzione, più rappresentabile della semplice raccomandazione, invero più sottile e strisciante. Nella corruzione, qualcuno paga un altro perché gli faccia un favore. Nella raccomandazione, spesso, non c'è pagamento. Nella raccomandazione ci sono meri reciproci scambi di aiuto, laddove però l'aiuto dell'uno non è sempre diretta conseguenza dell'aiuto dell'altro (magari i due aiuti avvengono a distanza di anni) e la connessione causale tra i due, pur sussistendo, non è sempre lampante; in questi casi, allora, dimostrare il reato, se non addirittura coglierlo, spesso non risulta possibile.
Il film è ben costruito, sebbene la regia non sia quasi mai soddisfacente (quanti inutili primi piani!) e i dialoghi a tratti risultino piuttosto banali; nel complesso, però, la storia coinvolge e ben incuriosisce su come andrà a finire; inoltre, gli imput suggeriti non sono trascurabili: gli individui vestiti di nero che diventano ombre di coloro che sono stati notoriamente raccomandati rappresentano a mio modo di vedere una forma di protesta eccezionale. Il film, in questo senso, sembra invitare gli spettatori ad avere il coraggio non solo di rifiutare il costume diffuso, bensì anche di denunciarlo, rinunciando magari ad avere una promozione grazie al padre della nostra fidanzata, come anche facendo nomi e cognomi di coloro che perpetrano ingiusti favoritismi . Il problema, però, è sempre lo stesso: se ti rifiuti tu, qualcun altro accetterà il lavoro al posto tuo, perché fuori non c'è il nulla, "c'è la fila".
Comunque, fintanto che la vita non spezzerà le mie illusioni, io continuerò a dire no.
Voto: 7
C'è chi dice no (2011) trailer e sito ufficiale
Fabio Bonifacci su Trovacinema
Giambattista Avellino su Trovacinema
Bella commedia, positivo il fatto che non abbiano insistito troppo sull'amore sbocciato tra Argentero e Pandolfi...
RispondiEliminaCondivido! La Cortellesi intendevi?
RispondiEliminaops lapsus:) si si la Cortellesi
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