Recensione pubblicata su Cinema Bendato
Titolo originale: A star is born
Paese: U.S.A
Anno: 1937
Regia: William A. Wellman
Genere: Drammatico, Sentimentale
Durata: 111 min.
Cast: J. Gaynor (Esther Blodgett), F. March (Norman Maine), A. Devine (Danny McGuire), M. Robson (nonna Lettie), A. Menjou (O. Niles), L. Stander (M. Libby), O. Moore (Casey Burke), E. Kennedy (affittacamere)
Sceneggiatura: A. Campbell, D. Parker, R. Carson
Trama: La giovane Esther Blodgett arriva ad Hollywood con il sogno di sfondare nel mondo del cinema. Dopo numerosi rifiuti, grazie ad un incontro casuale con il divo in declino Norman Maine, del quale si innamora, ricambiata, riesce a raggiungere la tanto agognata celebrità.
Seppure fortemente celebrativo del sogno americano e, in particolare, di quello hollywoodiano, È nata una stella si rivela una pellicola dalle molteplici sfaccettature.
Fin dai primissimi minuti, il film di William A. Wellman presenta i caratteri tipici della commedia, sia per quanto riguarda l’ambientazione, che esalta l’industria del cinema americano, sia per quanto riguarda i numerosi personaggi di contorno, a tratti macchiettistici. Tuttavia, i severi ammonimenti della nonna della protagonista all’inizio del film lasciano presagire l’approssimarsi di tragici eventi.
Una brillante Janet Gaynor interpreta una giovane proveniente dalla campagna del Nord Dakota, piena di sogni, spensierata e vivace, soltanto apparentemente fragile, perché è molto decisa nel diventare attrice. Ma il film mette in guardia rispetto alla facilità con la quale si può raggiungere la gloria: prima o poi, tutti pagano un prezzo.
E allora ci troviamo di fronte ad uno straordinario Fredich March, che interpreta Norman Maine, attore celebrato come un dio da Hollywood, ma che da un giorno all’altro si ritrova a vivere all’ombra della moglie. Norman non esita a distruggersi con le proprie mani e non riesce neppure a sollevarsi grazie all’amore di Esther, disposta a rinunciare alla propria carriera, pur di salvarlo.
Sebbene non esiti a mostrarsi disilluso rispetto alle difficoltà che la fama pone e alla facilità con cui quella fama può essere irreversibilmente perduta, il film presenta, comunque, non pochi caratteri paternalistici: la moglie devota, il giudice severo, il produttore amico, che prima fa gli interessi della società e poi si pente.
Il film, ispirato ad un lungometraggio del 1932, A che prezzo Hollywood?, vinse due premi Oscar, uno per il migliore soggetto originale e uno per la fotografia; ebbe, a sua volta, due remake: il primo nel 1954, diretto da George Cukor, con Judy Garland, e il secondo nel 1976, diretto da Frank Pierson, con Barbra Streisand. Ma non si contano gli omaggi che la pellicola ha ricevuto nel corso della storia del cinema: recentissimo quello in The artist di Michel Hazanavicius.
Voto: 7 e 1/2
Questo è uno dei film che rispolvero ogni tanto perchè è veramente piacevole da guardare, per me si merita un 8 ;)
RispondiEliminaPassa dal mio blog se ti va
http://lovedlens.blogspot.it
M.
non l'ho ancora visto, è appena uscito? ;)
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