mercoledì 28 marzo 2012

QUASI AMICI

Se amate le commedie d'oltralpe non potete perdervi questa.
Quasi amici è un ottimo esempio di come si possa narrare – con gli strumenti della commedia – un tema delicato e complesso, senza la retorica melodrammatica di un lungometraggio strappalacrime (qual è anche l'ottimo The Millionaire), ma senza rientrare nella categoria delle pellicole propriamente “d'autore” (che ormai tendono a soffrire di un certo manierismo). I temi centrali (soprattutto quello dell'handicap) non sono trattati in superficie, ma scavati nel profondo (e finiremo anche per scoprire come fa un tetraplegico a godere sessualmente).
I due registi Olivier Nakache ed Éric Toledano sembrano muoversi in costante equilibrio su di una corda (e forse il fatto di essere in due li ha aiutati a tenere ben assestato il baricentro). I momenti drammatici sono superbamente mescolati in un registro linguistico decisamente comico, con situazioni che sfiorano l'assurdo senza mai essere demenziali.
La pellicola ha tutti le carte in regola: la storia è coinvolgente, il ritmo sostenuto, la sceneggiatura vivace, la recitazione impeccabile.
L'elemento vincente, però, è quello di aver costruito personaggi verosimili (tanto che sono “tratti” da una storia realmente accaduta) e non macchiettistici (come ad esempio in Giù al nord, Qualunquemente o Cado dalle nubi): l'effetto comico scaturisce dall'incontro/scontro tra i due protagonisti che presi singolarmente sono invece personaggi drammatici, se non addirittura tragici.
Driss è un giovane senegalese immigrato in Francia da bambino, con problemi famigliari alle spalle e (ovviamente) pregiudicato, in cerca di una facile scorciatoia per ottenere un assegno di disoccupazione. Philippe, invece, è un ricco, colto, amante dell'arte e dell'avventura che dopo aver perso “l'amore della sua vita” è anche rimasto senza l'uso di tutto il corpo al di sotto del collo.
Quando Philippe decide di “prendere sul serio” Driss come suo badante, lo stridore tra questi due mondi così lontani ci fa esplodere in una fragorosa risata. Una risata di cuore e non di pancia, perché i personaggi parlano senza i filtri del politicamente scorretto – è vero – ma la pellicola mantiene una sobrietà sublime che non permette di bollarla come qualunquista o grossolana.
Senz'altro uno dei migliori film degli ultimi anni.


Quasi amici su imdb 
Olivier Nakeche su imdb
Eric Toledano su imdb
Il trailer del film su youtube

martedì 27 marzo 2012

Ho voglia di leggere: IL GRANDE INVERNO

Udite le mie parole, siate testimoni del mio giuramento. 
Cala la notte, e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte. Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli. Non porterò corona e non vorrò gloria. Io vivrò al mio posto, e al mio posto morirò. Io sono la spada nelle tenebre. Io sono la sentinella che veglia sul muro.  Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini. Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della notte. Per questa notte e per tutte le notti a venire.

Grandi avvenimenti sconvolgono il mondo: l'inverno sta per arrivare e il drago sta per tornare. Gli uomini sembrano aver dimenticato entrambe le cose, soprattutto coloro che governano. Mentre fiumi di sangue vengono sparsi da Nord a Sud, oltre la Barriera ed oltre il mare stretto qualcosa si muove.
Ognuno dei protagonisti, che abbiamo imparato a conoscere nel primo romanzo, è ne Il grande inverno sottoposto ad insidiose sfide, che lo mettono duramente alla prova e lo lasciano interrogare sul senso del destino e della storia. I ruoli si mescolano e nessuno è più dov'era prima: e nessuno lo ha scelto. 
Il grande inverno conclude degnamente ciò che era stato raccontato ne Il trono di spade e lascia presagire ulteriori sviluppi che capovolgeranno ancora una volta tutto ciò che appariva certo e stabile.

(Il primo romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco: Il trono di spade)

domenica 25 marzo 2012

COLAZIONE DA TIFFANY

Da uno dei più grandi maestri della commedia americana, Blake Edwards, Colazione da Tiffany propone sul grande schermo l'omonimo racconto di Truman Capone, concedendosi notevoli divergenze narrative.
La vita di Paul, scrittore in erba trasferitosi a New York con lo scopo di trovare ispirazione, sarà sconvolta dall'amicizia con Holly, una giovane donna che vive sotto il suo appartamento e che ha l'obiettivo di trovare un marito facoltoso. Tra feste e passeggiate sulla Fifth Avenue, Paul si innamorerà di Holly e dovrà combatterne il carattere selvaggio e ribelle. Una formidabile Audrey Hepburn interpreta Holly, uno dei personaggi che l'hanno resa indimenticabile nella storia del cinema.
Il film è uno di quelli che imprimono per sempre l'immagine di una città: come Fellini con La dolce vita ci ha mostrato la Roma decadente della fine degli anni Cinquanta, con Colazione da Tiffany Blake Edwards ci regala una Manhattan luccicante, ma allo stesso tempo triste e solitaria come gli abitanti che vi si recano alla ricerca di gloria. Infatti, dietro l'estrosità di Holly, si intravede un passato fatto di sofferenza e povertà. 

Voto: 8

Colazione da Tiffany su imdb
Blake Edwards su imdb
Il trailer su youtube

sabato 24 marzo 2012

LA SORGENTE DELL'AMORE

Diretto dal regista di Train de vie e Il concerto, La sorgente dell'amore racconta una storia di lotta e coraggio, in un arido paese del Nord Africa dove gli uomini hanno dimenticato la fatica e il sudore.
Dopo che per l'ennesima volta una giovane donna ha perso il suo bambino mentre portava l'acqua dalla fonte al paese, Leila convince le donne del villaggio a mettere in atto il cosiddetto sciopero dell'amore: non si concederanno ai loro mariti fintanto che non si decideranno ad andare a prendere l'acqua al loro posto. L'iniziativa mette a dura prova le tradizioni e la mentalità delle loro famiglie, ma alla fine darà i suoi frutti
La sorgente dell'amore è dotato di una rara bellezza, grazie agli affascinanti luoghi in cui è ambientato e alla sua carismatica protagonista, interpretata dall'attrice francese Leila Bekhti.
Il film si basa su due pilastri: la siccità come metafora dell'aridità del cuore degli uomini, nonché l'acqua come fonte che dà la vita in quanto tale assimilabile al corpo femminile. Il luogo in cui si svolge la storia non ben è collocato nello spazio e nel tempo, poiché la storia di Leila è una storia universale essendo la chiusura e l'egoismo insiti nell'animo umano. Ecco perché, forse, non occorreva quell'esplicito accenno al fondamentalismo islamico, che pure c'è nel film con l'arrivo di fantomatici terroristi al cavallo.
Per altri versi, il film pecca per essere in qualche modo troppo hollywoodiano: l'arrivo del primo amore di Leila che provoca la rabbia e la gelosia del marito si avvicina tanto a quelle soap opera messicane che le donne guardano nel film. Piuttosto, sarebbe stato interessante che il regista avesse scelto di approfondire alcuni personaggi "negativi", come la suocera di Leila o suo cognato, che per tutto il corso del film restano arroccati sulle loro posizioni.

Voto: 6 e 1/2

La sorgente dell'amore su mymovies
Radu Mihaileanu su mymovies
Il trailer del film su youtube

giovedì 22 marzo 2012

FACCIA D'ANGELO (miniserie tv)


Faccia d'angelo, miniserie televisive in due puntate recentemente andata in onda su Sky, racconta la storia del boss della Mala del Brenta, Felice Maniero.
Elio Germano dà il corpo e la voce al criminale veneto, accusato di numerosi delitti, tra cui rapina, associazione mafiosa e omicidio. La storia ripercorre brevemente l'infanzia e l'adolescenza del Toso, nonché gli anni d'oro quale boss dell'organizzazione criminale, fino ad arrivare a raccontarne il fatidico arresto a metà degli anni '90. 
Nonostante i precedenti illustri (Il capo dei capi, Romanzo Criminale) cui Faccia d'angelo chiaramente si ispira, quest'ultima serie rappresenta un prodotto televisivo assolutamente mediocre, che non si innalza minimamente rispetto ad altre miniserie andate in onda sui canali Rai o Mediaset.
Il difetto maggiormente rilevante è che la storia è completamente appiattita sul suo protagonista: Elio Germano è bravo, sì, ma lo sappiamo. Non si può puntare sulla qualità di una serie puntando soltanto sulla bravura del suo protagonista, risparmiando su tutto il resto. Un bravo attore ha bisogno di una buona sceneggiatura, che in Faccia d'angelo manca completamente. Arrivati alla fine delle due puntate, non si è visto praticamente nulla. C'è qualche rapina, qualche omicidio; i fantomatici rapporti del Toso con i piani alti della politica e dei servizi segreti sono appena accennati, come gli aspetti più intimi della sua vita (la famiglia e l'amore: la prima totalmente schiacciata dal peso della sua figura, il secondo non minimamente comprensibile, che forse nell'ottica degli autori doveva rinchiudersi nella brevissima ed unica emozionante frase pronunciata dalla donna del Toso, rivolta a un poliziotto: "Lei è mai stato innamorato?"). 
In poche parole, Faccia d'angelo rappresenta un'occasione mancata. Eppure, la prima puntata non comincia male: la rapina ambientata nel cauveau di una banca costituisce un chiaro omaggio a Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan. Verso la fine della seconda puntata, la citazione è al Ponzio Pilato del Vangelo secondo Marco. Fate un po' voi...

Voto: 2

Faccia d'angelo su wikipedia
Felice Maniero su wikipedia

lunedì 19 marzo 2012

Fino al 23 marzo a Roma il Francofilm Festival

I fortunati che abitano a Roma e amano il cinema in lingua francese potranno recarsi, fino al 23 marzo prossimo, al Francofilm Festival, edizione 2012.
L'iniziativa, unica in Italia nel suo genere, è organizzata e prodotta dall'Institut français - Centre Saint Louis, con il sostegno delle Ambasciate dei Paesi francofoni in Italia ed è attualmente giunta alla terza edizione.
I film in concorso sono una quindicina e sono presentati dagli stessi autori e protagonisti; inoltre, una sezione speciale è dedicata ai documentari. Una giuria composta da professionisti del cinema decreterà il Miglior film e assegnerà una Menzione Speciale della giuria nella serata di premiazione prevista per il 23 marzo; inoltre, anche il pubblico decreterà il suo vincitore.
Il festival costituisce un'occasione imperdibile per assistere alla visione di film stranieri fino a questo momento inediti in Italia e che, forse, purtroppo, rimarranno tali; parimenti rappresenta una grande opportunità di conoscere attori e registi sconosciuti al nostro pubblico.
Le proiezioni, ad ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili, si tengono nella sede dell'Istitut in Largo Toniolo 22.
Potete scoprire il programma del festival, visitando il sito ufficiale.
Qui in basso trovate lo spot del festival.

DIRTY DANCING 2: HAVANA NIGHTS

Dirty Dancing 2: Havana Nights di Guy Ferland è un rifacimento del film del 1987 con Patrick Swayze Dirty Dancing Balli proibiti, che è divenuto un cult tra i film musicali.
Il suo ideale prequel è ambientato a L'Havana nel 1959, all'alba della rivoluzione. Katey, americana, si trasferisce con la famiglia a Cuba. Attratta da sempre dal ballo, Katey conosce un cameriere cubano, Javier, che la avvicina alla musica cubana e con cui parteciperà ad una gara di ballo per dilettanti.
Dirty Dancing 2 si avvicina moltissimo agli schemi narrativi del suo predecessore e, ahimè, come quello si caratterizza per la banalità dei dialoghi e della sceneggiatura. Il contesto storico nel quale il film è ambientato - la rivoluzione cubana - si prestava ad un più consapevole approfondimento della trama e dei personaggi rispetto a quanto offerto dall'ambientazione del primo film (un villaggio turistico), ma gli autori evidentemente puntavano a scopi meno altisonanti. Ciò che, tuttavia, Dirty dancing 2 conserva del suo antenato è l'alchimia tra i due protagonisti (interpretati da Romola Garai e Diego Luna), qualcosa che non va sempre dato per scontato, nonché una colonna sonora trascinante e coinvolgente.
All'epoca della sua uscita, il film passò praticamente inosservato (era, infatti, uscito in estate), ma non ha nulla da invidiare rispetto ad altri film musicali di quel periodo che ebbero maggior successo (quali Save the last dance e Honey).
Non possiamo non ricordare il piccolo cameo di Patrick Swayze, indimenticato protagonista di Dirty Dancing, che veste i panni del maestro di ballo che spinge Katey a partecipare alla gara. 

Voto: 6 e 1/2

Dirty Dancing 2: Havana Nights su imdb
Guy Ferland su imdb

sabato 17 marzo 2012

Ho voglia di leggere: IL TRONO DI SPADE

"L'inverno sta arrivando"

Scritto da George R.R. Martin, Il trono di spade è il primo romanzo del ciclo fantasy Cronache del ghiaccio e del fuoco recentemente adattato per la tv. 
In un mondo in cui le stagioni durano generazioni, mentre si avvicina la fine dell'estate, Ned Stark, lord di Grande Inverno, viene nominato Primo Cavaliere dal re, suo vecchio amico, Robert Baratheon. Nel frattempo, sulle rive orientali del mare Stretto, i discendenti del Re Folle, di cui Robert Baratheon ha preso il posto, si preparano a riconquistare il trono.
Come in ogni romanzo fantasy che si rispetti, Il trono di spade segue più piani paralleli e più personaggi. La storia scorre veloce, mentre ogni capitolo racconta il punto di vista di uno dei protagonisti. Avvincente e intrigante, non può non notarsi la sua natura di fantasy contemporaneo: poco descrittivo, molto cinematografico. Soffre per il fatto di essere pensato per un ciclo, poiché la storia al suo epilogo non è  in alcun modo completa. Per altri aspetti, Il trono di spade non è un fantasy convenzionale. Ambientato in un mondo fantastico popolato da uomini che hanno dimenticato quel fantastico, come hanno dimenticato valori quali onestà, lealtà, giustizia, il protagonista Ned Stark sembra un personaggio titanico. Tormentato da dubbi, che però non cadono mai sul suo senso del dovere, si troverà a convivere ( e a sopravvivere) con uomini corrotti dal potere che non sono più neppure l'ombra di uomini valorosi.
Un sovrano come il Robert Baratheon di Martin avrebbe fatto rabbrividire Tolkien, non c'è dubbio.

domenica 11 marzo 2012

STATE OF PLAY

State of play è un avvincente thriller politico del 2009 diretto dal regista premio Oscar Kevin Mcdonald e basato su un'omonima serie britannica.
Cal (Russel Crowe), giornalista del Washington Post, scopre che l'omicidio di un tossicodipendente è collegato all'omicidio di una donna, assistente nonché amante del deputato Stephen Collins, amico di lunga data di Cal. Aiutato da una giovane blogger (Rachel McAdams), Cal giunge ad una serie di sconcertanti rivelazioni, che si inseriscono nell'ambito di un'inchiesta, portata avanti da Collins, su una società di sicurezza privata finanziata dal governo.
Il thriller è ben ritmato e cadenzato, la storia si fa via via più interessante grazie ai rimandi all'attualità (la privatizzazione della sicurezza nazionale) e all'intreccio politica - amore. Vedendolo, non si può non pensare a Le idi di marzo di George Clooney: sebbene i due film divergano da molteplici punti di vista, sia dal punto di vista narrativo che stilistico, condividono la stessa storia base. Un ulteriore interessante aspetto del film, purtroppo per ragioni di tempo appena accennato, è lo scontro mondo dell'editoria - mondo dei blogger, il primo necessariamente lento e macchinoso, ma saggio, il secondo intraprendente e dinamico, ma ingenuo.
Ciò che risulta meno riuscito nel film di Kevin Mcdonald è il trio rappresentato da Russel Crowe, Ben Affleck e Robin Wright Penn (che interpreta la moglie di Collins innamorata - ricambiata - da Cal), in teoria coetanei; tuttavia, per quanto Crowe e la Penn siano stati ringiovaniti e Ben Affleck invecchiato, i tre non riescono completamente ad amalgamarsi, a dispetto della propria personale bravura. 
Nei panni dell'editrice del giornale una splendida Helen Mirren, messa un po' in ombra dai comprimari e il cui personaggio fa venire in mente (anche se in verità è molto diverso) Meryl Streep in Il diavolo veste Prada. 

Voto: 7

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domenica 4 marzo 2012

A PROPOSITO DI STEVE

A volte si fanno cose insensate, ad esempio vedere A proposito di Steve, commedia demenziale del 2009, diretta da Phil Traill, vincitrice dei Razzie Award per la peggiore attrice (Sandra Bullock) e per la peggiore coppia (Sandra Bullock e Bradley Cooper).
Mary, stravagante redattrice di cruciverba per il quotidiano cittadino, si innamora ossessivamente di Steve, giornalista televisivo, incontrato in occasione di un appuntamento al buio combinato dai rispettivi genitori. Mary seguirà Steve e la sua troupe in giro per l'America, convinta che lui ricambi il suo affetto.
La commedia, in generale, non brilla e ben facilmente si spiegano i Razzie Awards di cui sopra. Sandra Bullock non è per nulla in grado di rappresentare un personaggio che avrebbe l'aspirazione di diventare "tipico" e il suo modo di correre è una brutta copia di quello di Bridget Jones, mentre Bradley Cooper è un belloccio privo di anima o cervello che starebbe meglio in un fotoromanzo.
In particolare, la prima parte del film è noiosa nonché poco credibile, mentre la seconda recupera il primo tempo e la storia diventa un po' più divertente (ci scappa addirittura qualche risata!), certamente non grazie alla Bullock o a Cooper, ma grazie al personaggio di Hartman Hughes, giornalista d'assalto interpretato da Thomas Haden Church.
Il lieto fine si fa addirittura originale, cosa che non ti aspetteresti mai dopo un insieme tanto rattristante di banalità.

Voto: 4


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CIAO LUCIO

venerdì 2 marzo 2012

THE ARTIST

A qualche giorno di distanza dalla vittoria agli ultimi Academy Awards, mi accingevo a vedere The Artist con una certa trepidazione, nonché una certa paura: e se il film non fosse stato degno delle mie aspettative? 
Invece, le ha superate. 
Il miglior film dell'84a edizione degli Oscar è un piccolo diamante: The Artist impreziosisce il cinema contemporaneo con un omaggio al cinema delle origini e riscalda i cuori freddi di noi spettatori abituati a sentire e vedere ogni cosa.
Mentre Martin Scorsese, con Hugo Cabret, cerca di farci rivivere le emozioni degli spettatori del primo '900 utilizzando le più recenti tecnologie, Michel Hazanavichus, regista di The Artist, sceglie l'assenza di sonoro e il bianco e nero per catapultarci in una sala del 1929.
Un divo del cinema muto, in declino con l'avvento del sonoro, viene aiutato dall'attrice più rappresentativa del "nuovo" cinema a ritrovare la strada verso il successo.
Grandissimo lavoro di Jean Dujardin, un attore semisconosciuto che per la sua straordinaria interpretazione di George Valentin ha raccolto premi in tutto il mondo e, last but not least, il premio Oscar come migliore attore protagonista. Con una disinvoltura presente in ben pochi interpreti di oggi, Jean Dujardin è capace di passare da scene di elegante e raffinata ironia a a scene di intenso dolore, regalandoci un personaggio indimenticabile.
Berenice Bejo, nei panni della neo-diva Peppy Miller, è la musa ispiratrice dell'intero film e riempe della sua estrosità ogni fotogramma.
Ottima anche la regia di Michel Hazanavichus, altrettanto sconosciuto ed oggi arrivato sulle vette di Hollywood grazie alla vittoria del premio Oscar come migliore regista. Hazanavichus dirige non solo un film, ma tanti film nel film in un bianco e nero così esplicito che sembra quasi colorato. Mentre da un lato la colonna sonora (premio Oscar) culla, accompagna, incalza, dall'altro rari momenti di silenzio trasmettono più di qualsiasi parola: momenti incantati in cui un silenzio di tomba cala nella sala come mai può capitare al cinema chiassoso e moderno. Infine, i suoni veri e propri, dispensati con cura in una manciata di scene, completano la meraviglia: nell'incubo di George Valentin i rumori spaventano perché sconosciuti e minacciosi, ma alla fine del film, quando il divo ha ritrovato se stesso e la sua dignità, anche noi, spettatori fino a quel momento partecipi della tragedia interna del protagonista, tiriamo un sospiro di sollievo: finalmente, siamo pronti. Questa è la magia del cinema. E' il sogno che continua.
E possiamo ben dirlo insieme a George Valentin: with pleasure.


Voto: 10 e lode

The Artist su imdb
Michel Hazanavichus su imdb