venerdì 26 luglio 2013

KEVIN SPACEY DAY: AMERICAN BEAUTY


Titolo originale: American Beauty
Anno: 1999
Paese: U.S.A.
Durata: 122 min.
Genere: drammatico
Regia: Sam Mendes
Sceneggiatura: Alan Ball
Cast: Kevin Spacey, Annette Bening, Thora Birch, Mena Suvari, Chris Cooper, Peter Gallagher, Wes Bentley, Allison Janney, Scott Bakula, Sam Robards

Per il cinquantaquattresimo compleanno di Mr. Kevin Spacey, ho scelto di recensire un film  osannato dalla critica e vincitore di cinque premi Oscar: miglior film, miglior regia, migliore sceneggiatura originale, migliore fotografia e, ovviamente, migliore attore protagonista a Kevin Spacey. Chiaramente sto parlando di American Beauty, scritto da Alan Ball (Six Feet Under, True Blood) e diretto da Sam Mendes (Revolutionary road, Skyfall).
Nel film, Kevin Spacey interpreta Lester, impiegato quarantaduenne, insoddisfatto della propria vita e del proprio lavoro, che si invaghisce della migliore amica della figlia, Angela (Mena Suvari).
Prima del 1999, anno in cui è uscito American Beauty nelle sale americane, già altri film avevano avuto il coraggio di dissacrare in maniera evidente il concetto di famiglia borghese: mi vengono in mente I ponti di Madison County di Clint Eastwood, del 1995, Tempesta di ghiaccio di Ang Lee, del 1997, Pleasantville di Gary Ross, del 1998.
Ma dopo il 1999, American Beauty è diventato un punto di riferimento imprescindibile per tutti coloro che volessero affrontare la fragilità dell'American dream. Ma perché? Nonostante il tema non particolarmente originale, il film di Sam Mendes, sceneggiato da Alan Ball, è riuscito a diventare un masterpiece trattando argomenti che facilmente fanno scalpore - l'omosessualità repressa, l'invaghimento di un uomo verso un adolescente, il tradimento - attraverso un'estetica senza sbavature, che fin dal titolo - perfetto - esprime la sua critica e il suo pensiero.
Il nostro Kevin Spacey offre un'interpretazione eccellente nei panni di un uomo annoiato, nonostante abbia tutto ciò che si possa desiderare e che solo alla fine si rende di quanto ha perso: un'interpretazione scolpita nella storia del cinema. Difficilmente dimenticabile quella faccia da schiaffi.

Voto: 8


I blog partecipanti al Kevin Spacey Day sono:

50/50 Thriller
Cinquecentofilminsieme
Combinazione casuale
Cooking Movies
Director's Cult
Ho voglia di cinema
Il Bollalmanacco di Cinema
In Central Perk
Montecristo
Pensieri Cannibali
Scrivenny
Triccotraccofobia
Viaggiando (meno)
White Russian Cinema

giovedì 25 luglio 2013

Ho voglia di leggere: E L'ECO RISPOSE


E l'eco rispose è l'ultimo romanzo di Khaled Hosseini, scrittore afghano cresciuto in America, autore del libro di successo planetario Il cacciatore di aquiloni (2004), da cui è stato tratto l'omonimo film diretto da Marc Forster (2007).
Nella sua ultima opera, Hosseini intreccia le vite di diversi personaggi, collocati in tempi e luoghi diversi e collegati da un'unica storia cominciata nell'autunno del 1952, quando un padre, con i due figli, Abdullah e Pari, si diresse a piedi dal suo villaggio di Shadbagh alla capitale Kabul, apparentemente per cercare lavoro.
Come Il cacciatore di aquiloni, già citato, e l'altro romanzo di Hosseini, Mille splendidi soli (2007), E l'eco rispose è un romanzo che si legge velocemente, fruibile da un pubblico ampio, pieno di buoni sentimenti e belle speranze, nonostante le atrocità che riempiono le sue pagine. Del tutto assenti sono l'approfondimento politico e la presa di posizione nei confronti delle diverse guerre, da ultima quella condotta dagli Stati Uniti e dalla N.A.T.O., che si sono alternate sul suolo afghano.
L'opera si rivela, in verità, interessante nella descrizione della cultura afghana, in patria e fuori, una cultura per lo più sconosciuta, sebbene per molto tempo l'ultima guerra in Afghanistan sia stata tra le prime notizie dei telegiornali, almeno fino a quando non ha "dovuto" cedere il posto alla guerra in Iraq.
Tuttavia, il romanzo di Hosseini appare come il modesto tentativo di replicare il successo di Il cacciatore di aquiloni, un romanzo, anch'esso, poco approfondito da un punto di vista storico e politico, ma più emozionante per le dinamiche raccontate nella storia e per i personaggi coinvolti.

Voto: 5

lunedì 22 luglio 2013

THE TOURIST


Titolo originale: The tourist
Regista: Florian Henckel von Donnersmark
Paese: U.S.A., Italia, Francia
Anno: 2010
Durata: 103 min.
Soggetto: Jerome Salle
Sceneggiatura: Florian Henckel von Donnersmarck, Christopher McQuarrie, Julian Fellowes
Cast: Johnny Depp, Angelina Jolie, Paul Bettany, Timothy Dalton, Rufus Sewell, Steven Berkoff, Igor Jijikine, Christian De Sica, Giovanni Guidelli, Alessio Boni, Daniele Pecci, Raoul Bova, Nino Frassica, Neri Marcorè


Sul treno Parigi - Venezia, l'avvenente Elise (Angelina Jolie), inseguita dalla polizia inglese e da una gang di criminali russi, incontra Frank (Johnny Depp), professore di matematica in vacanza, che la donna non ha difficoltà a sedurre, inducendo polizia e criminali alle sue calcagna a scambiarlo per Alexander Pearce, suo amante, a sua volta criminale in fuga.
Da qualche tempo l'Italia è diventata l'ambientazione perfetta di pellicole straniere, caratterizzate da una particolare mediocrità oltre che da finalità squisitamente commerciali. Penso a Letters to Juliet, a To Rome with love e a The Twiligh Saga - New Moon. 
In verità, già ai tempi di Shakespeare artisti di ogni dove amavano l'Italia, peccato però che, ai tempi del bardo inglese, i risultati sulla carta e sulla tela fossero un po' meno deludenti.
Forse, la decadenza del nostro bel paese è tale che ci meritiamo solo una bella luce di mediocrità.
Perdonate il biasimo, ma tant'è.
The Tourist si inserisce pienamente nel filone di film stranieri appena descritti.
Indecisa tra l'essere una storia d'amore e un thriller, la pellicola di Florian Henckel Von Donnersmark, regista premio Oscar per Le vite degli altri, si rivela noiosa e scontata, interpretata da due divi, Angelina Jolie e Johnny Depp, poco brillanti e decisamente sottotono: una coppia che avrebbe dovuto fare scintille e che, invece, fa venire sonnolenza.
Insopportabile, poi, la fuga di Frank, alias Johnny Depp, sui tetti di Venezia: sembrava di vedere Jack Sparrow con qualche fronzolo in meno.
L'unico pregio del film è la sua durata: un'ora e mezza, mentre di solito simili film vengono portati avanti fino a sfinire lo spettatore.
Gli italiani avranno potuto riconoscere tante facce note; comici e bellocci nostrani non mancano, da Christian De Sica a Neri Marcorè, da Alessio Boni a Daniele Pecci, passando per Nino Frassica e Raoul Bova. Alla fin fine, domandarsi chi sarà la prossima comparsa è l'unico espediente per mantenere vivo l'interesse per il film. 

Voto: 4

giovedì 4 luglio 2013

SEGNALA HO VOGLIA DI CINEMA AI MACCHIANERA ITALIAN AWARDS 2013!

Cari visitatori,
vi invito a votare il mio blog nella categoria "Miglior Sito Cinematografico" e "Miglior Sito Letterario" ai prossimi Macchianera Italian Awards, compilando la scheda riportata qui sotto.
Vi ricordo che dovete votare almeno 8 categorie e che non potete votare lo stesso blog più di 4 volte.
Il termine per le votazioni è il prossimo 15 agosto, quindi invitate amici, parenti, conoscenti, tutti!
Grazie a chi mi voterà e anche a chi non mi voterà (però siete cattivi!)

martedì 2 luglio 2013

TROVA L'INTRUSO - APPUNTAMENTO N. 1


Lei è un'alquanto irriconoscibile Angelina Jolie... ma lui chi è? 

COME SPOSARE UNA FIGLIA


Recensione di Alessandra Muroni pubblicata su Director's cult

Titolo originale: The Reluctant Debutante
Paese: USA
Anno: 1958
Cast: Rex Harrison, Sandra Dee, Kay Kendall, John Saxon, Angela Lansbury, Diane Clare, Peter Myers
Sceneggiatura: William Douglas-Home, Julius J. Epstein
Durata: 91 min.

Lord Jim Broadbent (Rex Harrison) e sua moglie Sheila (Kay Kendall) ospitano nella loro magione londinese la figlia di Jim, Jane, frutto del suo primo matrimonio e cresciuta in America. 
Jane e Sheila ancora non si conoscono che Sheila ha l'intenzione di far debuttare in società la figliastra. 
Jane non sembra interessata, ma durante gli innumerevoli party, conosce David Parkson (John Saxon), squattrinato batterista americano e se ne innamora. Ma il giovane ha fama di sciupafemmine e Sheila vorrebbe che si sistemasse con il ricco David Fenner (Peter Myers), giovane rampollo conteso con Mable Claremont (Angela Lansbury), che invece vorrebbe accasato con la figlia Claire (Diane Claire)...
The Reluctant Debutante, titolo originale di Come sposare una figlia, è una deliziosa commedia di Vincente Minnelli, che tra una giravolta e una festa, mette alla berlina la fiera della vanità dove le ragazze vengono esibite come bamboline a caccia di un trofeo, in questo caso un marito. Se poi è blasonato, tanto meglio.
In una Londra del 1958 prima della nascita della Swinging London, prima di Carnaby Street come fulcro della moda e delle minigonne di Mary Quant, le fanciulle indossavano abiti di taffetà e andavano ai balli per trovare marito e per fare il proprio ingresso in società. E in questo girotondo di waltzer e bicchieri di champagne si muove una spaesata Jane, la figlia yankee del lord inglese. 
Jane da straniera in terra straniera trova noioso questo girotondo di feste così demodé per fare conoscenze, ma Cupido è sempre in agguato e s'innamora di un giovane batterista che ha la fama essere uno sciupa femmine. Ma niente è come sembra e in una girandola di equivoci, i cattivi ragazzi sono bravi e i bravi non sono così santi. 
David Parkson e David Fenner, due ragazzi, due modi di porsi davanti alla blasonata società inglese: Mr. Parson è un giovane batterista, da un po' di vita alle soporifere con una ventata di brio, ha uno zio quasi centenario che vive in Spagna con un castello in Francia, ma preferisce lo stile un po' bohémienne di Marble Arch. Ragazzo dalle buone maniere, è famoso suo malgrado di aver disonorato una ragazza. Ma è andata veramente così? 
David Fenner è una guardia della regina a Buckingham Palace, è posato e pomposo, è il tipico ragazzo inglese con bombetta e ombrello e ogni madre vorrebbe vederlo al fianco della propria figlia, Sheila e Mable in primis. David è noioso, ma sembra affidabile, ma non è così galante con le fanciulle, e soprattutto è bravo a non farlo vedere. Perché nulla è come sembra.
Mai fidarsi delle apparenze. Anche perché mettono in moto una serie di equivoci e tanti guai. 
Se Jim vorrebbe solo un attimo di respiro e farsi una sana dormita, la svampita Sheila si prende a cuore la situazione sentimentale della figliastra, e insieme al marito vigilano su Jane, in realtà così moderna (fuma in maccchina! Però la cappotte della macchina è alzata, quindi non c'è rischio) e non così sprovveduta come sembra. 
Jane sembra destinata a stare con David Parson, anche grazie agli equivoci scatenati dalle due comari Mable e Sheila, che tra baruffe e sbagliati numeri di telefono inconsapevolmente buttano Jane tra le braccia del tenebroso batterista.
Jane non è interessata ai titoli nobiliari, s'innamora di David perché è affascinante e così alla moda, così diverso dall'arroganza di David ricco di portafogli, ma povero di buone maniere, soprattutto con il gentil sesso, con cui ha un approccio un po' aggressivo e poco da gentleman.
Minnelli pigia l'acceleratore su questo aspetto e mette in scena un teatro degli errori, con Sheila e Jim che vorrebbero essere dei genitori moderni, ma sono ansiogeni e spiano Jane dietro la porta della cucina, facendo buffe gaffe che danno ulteriore brio a questa deliziosa commedia, dove le apparenze ingannano e solo alla fine dopo tanto "caos" tornerà l'ordine e la coppia di giovani innamorati si formerà con il beneplacito delle regole sociali rispettate.
Come sposare una figlia è una critica divertita del ballo delle debuttanti e della società inglese old style, mostrando una Londra "addormentata" nelle convenzioni della ricca società inglese, che da lì a poco si sarebbe "svegliata" rivoluzionando gli usi e costumi che avrebbero, in futuro, portato non solo alle gonne di Mary Quant, ma anche al Punk e alla lotta operaia. 
Il film dell'americano Minnelli non analizza a fondo lo scontro culturale "USA Vs. UK", ma regala comunque un gusto per lo sberleffo dove la sala da ballo è il nodo sociale dell'aristocrazia londinese, ricca di galateo, presentazioni in pompa magna e danze.
In questa girandola di eventi, le donne la fanno da padrona: Kay Kendall è spumeggiante nella sua vacuità e nella buffa rivalità con la saccente e logorroica Angela Lansbury, così perfette nel loro ruolo di "cacciatrici di partiti" e divertenti per questo. Diane Clare è graziosa, mentre Sandra Dee al secondo film, è una graziosa bambolina, ma dietro l'apparente aspetto indifeso, si nasconde una futura donna consapevole di ciò che vuole.
I due David sono altrettanto all'altezza:  incarnati dal mite e fascinoso John Saxon e da un Peter Myers che crea il perfetto inglese snob arrogante, mentre Rex Harrison è un papà sornione e simpatico.
A distanza di 55 anni, Come sposare una figlia è una commedia che ancora sa far ridere  con grazia sugli usi e costumi old style.

Voto: 7,5