lunedì 25 febbraio 2013

Un altro giro di Waltz


L'edizione degli Oscar di quest'anno ha sancito che con i pronostici faccio schifo.
A trionfare nella notte più scintillante dell'anno praticamente sono stati un po' tutti i film. I premi sono stati distribuiti praticamente a tutti i principali concorrenti, con l'eccezione di Beasts of southern wild.
Come miglior film vince Argo, nonostante la mancata candidatura di Ben Affleck come regista. Emozionatissimo, in veste di produttore ha ritirato il premio accanto a George Clooney. Sembra lo stesso ragazzo che nel 1998, appena esordiente, vinse con Matt Damon l'Oscar per la migliore sceneggiatura per Will Hunting Genio Ribelle. È questo il Ben Affleck che amiamo e ringraziamolo per aver lasciato Jennifer Lopez.
A bocca asciutta Steven Spielberg: il suo acclamatissimo Lincoln non ha nemmeno vinto per la migliore regia, premio andato invece a Ang Lee per Vita di Pi, al suo terzo Premio Oscar dopo La tigre e il dragone (miglior film straniero 2000) e I segreti di Brokeback mountain (miglior regista 2006).
Rispettati i pronostici per quanto riguarda il migliore attore protagonista: Daniel Day-Lewis trionfa grazie al suo Abramo Licoln, al suo terzo premio Oscar come protagonista maschile ed entra nella storia: nessuno ha mai fatto meglio di lui.
Un'emozionatissima Jennifer Lawrence batte Jessica Chastain per molto tempo data per favorita nella categoria migliore attrice protagonista: ma era da qualche giorno che le quotazioni della Lawrence per il suo ruolo ne Il lato positivo erano salite. La poveretta scivola sulle scala mentre strabiliata va a ritirare il premio ed anche per questo entrerà nella storia come protagonista di uno dei momenti più imbarazzanti delle cerimonie degli Oscar. Il povero Jean Dujardin non sapeva che pesci pigliare.
Tra i non protagonisti, ovviamente vincono Anne Hathaway e la sua voce per il ruolo di Fantine in Les Miz; meno scontata la vittoria a inizio serata di Christoph Waltz per il ruolo del Dr Schultz in Django Unchained: seconda statuetta per l'attore austriaco ed è meritata al 100%. L'Austria trionfa anche con Amour di Michael Haneke, miglior film straniero dopo la Palma d'Oro a Cannes. I premi della sceneggiatura vanno ad Argo (non originale) e a Django Unchained (originale): Tarantino, amato da Hollywood più come autore che come regista (aveva già vinto lo stesso premio per Pulp Fiction), ringrazia i suoi attori e loda gli sceneggiatori in gara. 'È il tempo degli scrittori!', dice.
Alla fine la serata si chiude con 4 premi a Vita di Pi, 3 a Les Miserables, 3 a Argo, 2 a Lincoln, 2 a Django Unchained, 1 a Il lato positivo e 1 a Zero Dark Thirty, come se Hollywood volesse premiare la varietà dei film di quest'anno, ognuno speciale a modo suo.

OSCAR 2013: TUTTI I VINCITORI


Miglior film: ARGO

Migliore regista: Ang Lee per Vita di Pi

Migliore attore protagonista: Daniel Day-Lewis per Lincoln

Migliore attrice protagonista: Jennifer Lawrence per Il Lato Positivo

Migliore attore non protagonista: Christoph Waltz per Django Unchained

Migliore attrice non protagonista: Anne Hathaway per Les Misérables

Migliore sceneggiatura originale: Quentin Tarantino - Django Unchained

Migliore sceneggiatura non originale: Chris Terrio Argo

Migliore film animato: Brave 

Migliore fotografia: Vita di Pi 

Migliori costumi: Anna Karenina

Migliore documentario: Searching for Sugar Man

Migliore corto documentario: Inocente

Migliore montaggio: Argo

Miglior film straniero: Amour 

Miglior trucco: Les Misérables

Migliore colonna sonora: Vita di Pi

Migliore canzone originale: Skyfall - Adele

Migliore scenografia: Lincoln

Migliore corto: Curfew

Migliore corto animato: Paperman

Migliore montaggio sonoro: Zero Dark Thirty - Skyfall

Miglior sonoro: Les Misérables

Migliori effetti visivi: Vita di Pi

sabato 23 febbraio 2013

WEST SIDE STORY


Titolo originale: West Side Story
Paese: U.S.A.
Anno: 1961
Regia: Jeremy Robbins, Robert Wise
Genere: Musical, Drammatico
Durata: 145 min. 
Cast: Natalie Wood (Maria), Richard Beymer (Tony), Russ Tamblyn (Riff), George Chakiris (Bernardo), Rita Moreno (Anita)
Soggetto: Jeremy Robbins, Arthur Laurents
Sceneggiatura: Ernest Lehman, Jerome Robbins, Arthur Laurents

Mi sono preparata alla visione degli Oscar di quest'anno guardando un intramontabile classico che vinse come miglior film nel 1962, oltre ad altre nove statuette: West Side Story, il film tratto dal musical di Jeremy Robbins e diretto da quest'ultimo insieme a Robert Wise dopo quattro anni di repliche ininterrotte al Winter Garden Theatre di Broadway.
Ispirato a Romeo e Giulietta di William Shakespeare, West Side Story racconta la storia di due giovani innamorati, Maria e Tony, appartenenti a due bande rivali che si contendono il controllo delle strade dell'Upper West Side di Manhattan: i Jets, nativi newyorkesi, e gli Sharks, portoricani. 
West Side Story è un musical con la M maiuscola: e non a caso, è il musical più premiato di tutti i tempi. 
La travagliata storia d'amore tra Maria e Tony emoziona lo spettatore grazie soprattutto all'ottimo affiatamento tra i due protagonisti, interpretati da una sempre incantevole Natalie Wood e un affascinante Richard Beymer, in grado di rappresentare le tante sfaccettature con cui si presenta l'amore: il primo sguardo, l'innocenza, la passione, la sofferenza. 
I brani musicali sono indimenticabili, a partire da America, inno di incontro/scontro tra gli uomini portoricani che hanno raggiunto gli Stati Uniti, credendo che sarebbero stati accolti e che invece si sentono emarginati, e le loro donne che, nonostante le difficoltà, non vogliono più far ritorno nel loro paese, dove si vive molto più miseramente: gli uni capeggiati dall'orgoglioso Bernardo (George Chakiris) e le altre dall'avvenente Anita (Rita Moreno). Ma come dimenticare Maria, Tonight, I feel pretty, le canzoni che accompagnano le speranze dei due giovani amanti, destinate a frantumarsi contro il muro delle convenzioni sociali.
Le coreografie sono eseguite divinamente da ballerini mai fuori tempo in una cornice suburbana newyorkese che sarà successivamente ripresa da altri musical.
West Side Story, oltre ad essere un musical meraviglioso, è anche un film emozionante e coinvolgente, capace di coniugare una storia d'amore con il contesto urbano e sociale di riferimento, invitando a dare peso a ciò che ci unisce e ci rende uguali (l'amore, l'amicizia, le difficoltà di vivere nella miseria), piuttosto che a ciò che ci divide (la nazionalità).

Voto: 9

venerdì 22 febbraio 2013

Oscar: Chi vincerà?


Si avvicina la notte degli Oscar: il 24 febbraio, oltre a decidersi l'immediato futuro del nostro paese, a Los Angeles verranno consegnate le più ambite statuette del mondo cinematografico.
Indispensabile si rende, dunque, un'analisi delle principali categorie nelle quali si sfideranno i film usciti nelle sale nel 2012 e che l'Academy ha ritenuto più meritevoli.
Ma prima, vi invito a seguire nella notte tra domenica e lunedì la diretta della premiazione sulla pagina Facebook di Ho Voglia di Cinema o su Twitter.

MIGLIORE FILM
Amour, Re della Terra Selvaggia, Django Unchained, Les Misèrables, Vita di Pi, Lincoln, Il lato positivo, Zero Dark Thirty, Argo
Chi vincerà: Quasi sicuramente Lincoln. Il biopic sul presidente americano più famoso della storia sembra destinato ad aggiudicarsi la più contesa statuetta. Sebbene Argo abbia riscosso più premi in tutto il mondo, sembra improbabile la sua vittoria perché Ben Affleck non è candidato anche come regista
Chi vorrei che vincesse: Django Unchained. Ma non vincerà, per lo stesso motivo di Argo.

MIGLIORE REGISTA
David O. Russell, Steven Spielberg, Ang Lee, Michael Haneke, Benh Zeitlin.
Chi vincerà: Steven Spielberg. Gli altri sembrano avere davvero poche possibilità.
Chi vorrei che vincesse: non saprei. Io avrei dato il premio a Quentin Tarantino o a Ben Affleck o a Christopher Nolan o a Wes Anderson, registi neppure presi in considerazione dall'Academy.

MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA
Daniel Day-Lewis, Denzel Washington, Hugh Jackman, Bradley Cooper, Joaquin Phoenix.
Chi vincerà: sembra scontata la vittoria di Daniel Day-Lewis nei panni di Abramo Lincoln. Ma è al suo terzo premio Oscar. Un po' di spazio ai giovani? Però, vi prego, non Bradley Cooper...
Chi vorrei che vincesse: mi è piaciuto molto il Jean Valjean interpretato da Hugh Jackman... viva i musical!

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
Naomi Watts, Jessica Chastain, Jennifer Lawrence, Emmanuelle Riva, Quvenzhané Wallis.
Chi vincerà: sembra quasi sicura la vittoria di Jessica Chastain, ma occhio a Naomi Watts e ad Emmanuelle Riva
Chi vorrei che vincesse: Jennifer Lawrence, ma ha ancora tanta strada davanti a sè. Troppo presto per un Oscar. Poi si monta la testa.

MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
Christoph Waltz, Philip Seymour Hoffman, Robert DeNiro, Alan Arkin, Tommy Lee Jones 
Chi vincerà: difficile dirlo. Christoph Waltz ha raccolto premi in tutto il mondo per Django Unchained. Ma ha vinto l'Oscar nella stessa categoria solo tre anni fa per un altro film di Tarantino. Ma in verità tutti i candidati sono stati già premiati almeno una volta (DeNiro due). Quindi Waltz potrebbe farcela.
Chi vorrei che vincesse: Leonardo DiCaprio. Ops, non c'è. Non sarebbe stato giusto candidarlo, dato che tutti gli altri hanno già vinto? Ma questa è una vecchia diatriba... comunque è Leo il vincitore morale. In sua assenza, tifo per Waltz. 

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Amy Adams, Sally Field, Anne Hathaway, Helen Hunt, Jacki Weaver
Chi vincerà: Anne Hathaway, sicuramente, grande Fantine in Les Miz.
Chi vorrei che vincesse: la vittoria di Anne Hathaway era già scritta nella storia quando salì con Hugh Jackman sul palco per cantare alla serata di premiazione degli Oscar 2009. Io tifo per lei. Questa sarà molto probabilmente l'unica categoria nella quale la mia preferenza combacerà con la scelta dell'Academy...

MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Argo, Re della Terra Selvaggia, Vita di Pi, Lincoln, Il lato positivo
Chi vincerà: Argo, ingiustamente escluso dalla cinquina dei migliori registi, potrebbe avere come premio di consolazione il trionfo in questa categoria.
Chi vorrei che vincesse: Argo.

MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE
Django Unchained, Amour, Flight, Moonrise Kingdom, Zero Dark Thirty
Chi vincerà: Amour. Ha ricevuto troppe nomination (ben cinque) e non può vincere solo come miglior film straniero.
Chi vorrei che vincesse: il cuore mi dice Tarantino per Django Unchained, però è una lotta dura contro Moonrise Kingdom

MIGLIORE FILM STRANIERO
Amour (Austria), Kon - Tiki (Norvegia), No (Cile), A royal affair (Danimarca), War With (Canada)
Chi vincerà: Amour, già trionfatore al Festival di Cannes
Chi vorrei che vincesse: Amour

Puoi vedere sul sito ufficiale dell'Academy tutte le candidature.
Intanto, divertiti: sul sito dell'Academy puoi fare le tue previsioni e sfidare i tuoi amici. 

martedì 19 febbraio 2013

Così giovane e già così moderato: intervista agli autori



Il 31 gennaio è uscito nelle librerie, edito da Garzanti, Così giovane e già così moderato, un romanzo scritto a quattro mani da due giovani scrittori esordienti, Roberto Lucarella e Ludovico G. Rossi, entrambi neolaureati all’Università di Bologna.
Raccontato in prima persona da Andrea, studente universitario fuorisede, entrato per caso in un’associazione studentesca, il romanzo descrive i meccanismi di selezione della classe dirigente attraverso i quali i partiti italiani operano.
Sebbene il romanzo non citi mai né il nome del partito, né il luogo in cui la trama si svolge, un lettore attento può ben capire che il partito descritto nel romanzo è il Partito Democratico.

Incontro Ludovico e Roberto in un bar a Bologna, un paio di settimane dopo la pubblicazione del romanzo.
Sono entrambi molto emozionati per i riscontri positivi che il libro sta avendo in tutta Italia. 
«Ci hanno scritto diverse persone che si sono riconosciute nei personaggi e nella storia. È meraviglioso», mi dicono.

Come è nata l’idea di questo libro?
L: È nata un po’ per caso. Era un periodo molto difficile per la nostra esperienza politica, ci trovavamo durante il passaggio dall’associazione studentesca al partito di riferimento collaterale. Eravamo stati talmente coinvolti da dover tentare di spiegare quella esperienza a chi non l’aveva vissuta. Quindi ci è venuta in mente l’idea di scrivere un libro in cui provare a raccontare quello che ci stava succedendo. In realtà, la trama del romanzo è venuta in una fase molto avanzata dell’opera, all’inizio si trattava di una serie di episodi che avevamo realmente vissuto e ricostruito, fondati su un protagonista che non aveva nome e che parlava in prima persona, perché eravamo noi. 
R: Provenivamo da un’esperienza molto forte. Eravamo psicologicamente devastati e avevamo l’esigenza di esorcizzare quello che ci era successo. La prima parte del romanzo è nata un po’ di getto, era un modo per ricreare la nostra esperienza; in un secondo momento abbiamo pensato che potessimo provare a condividerla. L’intento era semplicemente quello di provare a raccontare il modo in cui un ragazzo di venti anni si trova a fare politica oggi in Italia.
Come è stato scrivere a quattro mani?
R: È stata una bella esperienza. All’inizio, io scrivevo la prima bozza di capitolo, poi Ludovico la riprendeva e la stravolgeva. Magari io ero più bravo a raccontare l’aneddoto, mentre lui era più bravo nell’approfondire l’evoluzione dei pensieri e dei personaggi. Abbiamo lavorato in maniera autonoma, ci sentivamo continuamente, ma non è stato tutto rose e fiori. Il libro è frutto di quasi un anno e mezzo di lavoro. È stato molto lento, ma anche molto travagliato. 
L: Abbiamo diviso il lavoro un po’ casualmente. Ognuno scriveva, poi l’altro ci riscriveva sopra. Siamo andati avanti con questo sistema per molto tempo. Nell’ultima fase, abbiamo cominciato a scrivere in modo più mirato, riuscendo ad arrivare ad una divisione dei ruoli. Ci vuole più preparazione di quella che avevamo noi, noi ci siamo un po’ improvvisati. Abbiamo messo insieme qualità che ognuno di noi non aveva. 
Come hanno fatto due ragazzi giovani come voi a trovare un editore disposto a pubblicarli?
L: Abbiamo cominciato in maniera classica, mandando alle varie case editrici un manoscritto con una sinossi. Dopo qualche settimana, capendo che non avremmo mai avuto una risposta, abbiamo contattato tutte le persone che avevamo conosciuto nel corso degli anni di associazionismo studentesco e abbiamo avuto la fortuna di riuscire contattare la Garzanti, mandando una mail a Gherardo Colombo, presidente della Garzanti, che ha letto il libro e gli è piaciuto. 
R: Abbiamo ricevuto tantissime mail di incoraggiamento, ma dopo tanto non avevamo ancora trovato nessuno. Gherardo Colombo è stata la chiava di volta, e infatti lo abbiamo inserito nei ringraziamenti finali del romanzo perché ha scommesso in prima persona sul libro. Ci vuole tanta fortuna, ma anche tanta tenacia, non bisogna fermarsi di fronte alle difficoltà. 
Il romanzo è un unicum nell’argomento che tratta e nel modo di raccontarlo. Avete avuto qualche modello di riferimento?
L: Il punto di riferimento grosso è stata l’esperienza politica e non abbiamo dedicato molto tempo a chi aveva scritto le stesse cose. Di solito la questione viene trattata in maniera diversa da come l’abbiamo trattata noi. Noi abbiamo voluto evitare toni troppo polemici, per creare qualcosa che fosse vero. Non vogliamo dare un messaggio particolare, speriamo che un messaggio emerga, ma non abbiamo mai teso a sottolinearlo e a calcarlo troppo. D’altronde chi siamo io e Roberto per dire che tizio ha sbagliato? 
R.: Ci eravamo chiesti se utilizzare la forma del saggio. Ma dato che comunque l’argomento è piuttosto ostico, abbiamo voluto renderlo fruibile sia da una persona che fa politica sia da una persona che non la fa. 
Nel romanzo, il partito è rappresentato come luogo di ambizioni personali, realizzate attraverso iniziative politiche prive di contenuto, necessarie unicamente a scalare i vertici. Secondo voi la politica è necessariamente così o può essere diversa?
L: La politica per certi versi non può che essere così. Non pensiamo che non sia possibile né auspicabile una politica di sola purezza, di soli ideali, di sola passione senza considerazione minima della pratica, perché sarebbe una politica che si svolgerebbe nel mondo delle idee. La politica, in quanto fondamento della democrazia, è necessariamente così: fenomeni come clientelismo, cooptazione, correntismo, fedeltà a un gruppo sono aspetti, in qualche modo, ineliminabili. Il punto, però, è saperli gestire. Un conto è dare loro libero sfogo, un conto è creare un sistema di regole, morali, etiche, giuridiche in grado di frenare le disfunzionalità naturali che porta con sé la politica. Può esistere una politica diversa? Assolutamente sì! Però bisogna volerla fare. C’è forse bisogno che tutti noi cambiamo il modo in cui guardiamo la politica. Dobbiamo comprendere che, al di là delle idee, ovviamente fondamentali, conta anche il sistema che porta a scegliere quelle persone, il loro percorso storico – personale, i loro interessi. La nostra è una democrazia rappresentativa. Non scegliamo cosa fare, ma chi decide cosa fare. Dobbiamo darci più importanza.
R: Ci vorrebbe più consapevolezza dello strumento. Quando si fa politica in un partito, si lavora con più persone. Io non condanno a prescindere le correnti, perché non si può pretendere che in un partito nazionale tutti la pensino allo stesso modo, ma se ci si distrae, la corrente si distorce e diventa uno strumento di cooptazione. Non bisogna andare tanto in là per rendersene conto. Quello che tu guardi nei giornali, ce l’hai dietro l’angolo. Non pensare a D’Alema o a Veltroni che sono da rottamare, ma pensa al tuo coetaneo: perché mette in moto certe dinamiche che sono sbagliate? 
Quando torna al paese, Andrea racconta ai suoi amici la sua esperienza politica, ma gli amici sono completamente disinteressati. Perché?
R: Io ho lasciato la vita di partito, ma credo di continuare a fare politica ogni giorno. Il problema è che i partiti non assolvono più alla funzione che dovrebbereo esplicare. Quanto entri nel partito, non credi più nella politica, ma nel percorso che hai cominciato ad intraprendere all’interno del partito stesso. La contingenza del momento può farti interrogare su dei temi, ma in generale tu vivi la tua vita all’interno del partito, la scelta che farai su quell’iniziativa non gioverà alla causa, ma sulla tua posizione nel partito. È una forma di isolamento estrema. Noi abbiamo capito in che isolamento ci trovassimo perché abbiamo avuto la fortuna di avere persone intorno che ci facevano da grillo parlante e rimettevano in discussione tutto quello che facevamo. All’inizio, anche noi dicevamo come Andrea “no, non ci capiscono”, poi abbiamo comiciato a capire.  Però io penso, da una parte, che le persone dentro i partiti comunque abbiano un merito. Sono lì perché nessun altro c’è. Sarebbe anche il caso che tutti coloro che non fanno politica partitica provassero ad avvicinarsi. Se succedono certi scandali, è perché c’è stato un disinteresse totale da parte del resto della società. 
L: Gli amici di Andrea non lo capiscono sia perché la politica è effettivamente isolata, ma anche perchè non capiscono che certe cose sono diventate importanti. In un modo come il nostro, in cui c’è una relativizzazione dei valori in un sistema che era nato come ideologico, è molto importante pensare come fare le cose. L’opinione pubblica è poco attenta. Noi con questo libro volevamo riportare l’attenzione su questi temi.
Il titolo del romanzo descrive efficacemente il carattere del protagonista e degli altri ragazzi che lo circondano, che fanno politica dimenticando gli ideali, che forse non hanno nemmeno mai avuto. Credete che l’aggettivo moderato in realtà descriva non solo loro, ma anche una generazione che avrebbe tanto contro cui e per cui combattere e che, invece, se ne sta immobile?
R: Il titolo rispecchia non solo il protagonista, ma il carattere di tutti i ragazzi che fanno politica in questo momento in Italia. Non voglio generalizzare, perché in ogni ambiente ci sono persone portatrici di esperienze positive. Però credo che tutti dovremmo avere un po’ più di coraggio. Così giovane e così moderato è il nostro amico dottorando che accetta di lavorare come uno schiavo per il professore; così giovane e così moderato è l’amico che fa il giornalista per una testata locale e accetta di essere pagato 4 euro a pezzo. Io non mi sento di fare il moralista, però secondo me noi abbiamo scritto questo romanzo perché in qualche modo ci siamo sentiti in colpa. Ci siamo sentiti così giovani e già così moderati, e non per un mese. Per tre anni e mezzo, che sono tanti, abbiamo assecondato un modello. Il nostro romanzo è stato anche un modo per espiare una nostra colpa. Abbiamo provato a scrivere le cose affinché non si ripetano più, perlomeno a noi.
Siete fiduciosi sul futuro dei giovani in politica?
L: Il problema non è l’età anagrafica, ma la moderazione, il modo in cui ci si accosta alla politica. Il nostro libro vuole far capire che si può essere già estremamente moderati anche se si è estremamente giovani. Vediamo se andrà meglio, io me lo auguro, ma questa politica potrebbe aver già precluso la strada a chi ha un po’ di idealismo.
R: Io sono fiducioso verso i giovani, ma non mi fido dei partiti. Ci sono tra i candidati dei ragazzi brillanti e meritevoli. Ma le dinamiche che abbiamo descritto nel libro sono servite anche a scegliere quei giovani candidati.
Temete che il libro non piacerà a qualcuno?
L. Lo temiamo ogni giorno. Che non piacerà a persone che abbiamo conosciuto. Ci teniamo a dire che non abbiamo nessun rancore o astio nei confronti di qualcuno. La verità è che abbiamo vissuto un’esperienza per noi molto critica. Il libro è anche una confessione riguardo ad un sistema rispetto al quale per un periodo di tempo siamo stati conniventi.
R: Probabilmenete quelle persone che si sentiranno criticate dal libro saranno quelle persone che diranno che sono le prime a combattere perché il sistema cambi. Alcuni utilizzeranno il nostro libro dicendo che loro sono stati i primi a denunciare quello che noi denunciamo. 
L: Diranno: “Non abbiamo mai voluto la cooptazione, lo abbiamo avuto fino ad ora, siamo pentiti.. perciò abbiamo candidato il 30% di giovani, il 30% di donne, etc.”. Il partito è molto bravo a contenere il dissenso interno.
Immaginate che un produttore compri i diritti del vostro libro. Chi vorreste vedere nei panni del protagonista? E del regista?
R: René Ferretti! (personaggio di Boris interpretato da Francesco Pannofino, ndr).Mi piacerebbe Valerio Mastrandrea, però è troppo vecchio per interpretare Andrea... magari lo vedrei nei panni di Massimo Suffragio. Elio Germano potrebbe essere Andrea.
L: A questo proposito, bisogna dire che un punto di riferimento che abbiamo avuto è stato proprio Boris, abbiamo tentato di fare con la politica quello che ha fatto Boris con la televisione. Si potrebbe fare una serie tv! 

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lunedì 18 febbraio 2013

JOHN TRAVOLTA DAY - GREASE

Titolo originale: Grease
Paese: U.S.A.
Anno: 1978
Regia: Randal Kleiser
Genere: Musical, Commedia
Durata: 106 min. 
Cast: John Travolta (Danny Zuko), Olivia Newton - John (Sandy Olsson), Stockard Channing (Betty Rizzo), Jeff Conaway (Kenickie)
Soggetto: Jim Jacobs, Warren Casey (musical)
Sceneggiatura: Bronte Woodard

Tratto dall'omonimo musical di successo del 1971, Grease ebbe un successo incredibile e ancora oggi è un film divertente e apprezzabile perché narra una storia universale attraverso canzoni strepitose, da Summer Nights a You're the one that I want.

Stati Uniti, anni Cinquanta. Danny Zuko, leader dei T-Birds alla Rydell High School, incontra Sandy Olssen, una ragazza australiana e se innamora. I due ragazzi si giurano amore eterno, ma lei, alla fine delle vacanze, deve tornare in Australia. 
Più tardi, però, i programmi della famiglia di Sandy cambiano e la ragazza si ritrova a frequentare la stessa scuola di Danny, che dovrà fare i conti con la sua fama da duro per stare con lei.

Grease rese John Travolta, se possibile, ancor più famoso, dopo La febbre del sabato sera, uscito nell'anno precedente, mostrando al pubblico di tutto il mondo il suo talento incredibile nel canto e nella danza. Anche la carriera di Olivia Newton-John subì a quel punto una svolta fenomenale, portando i suoi singoli a scalare le hit parade di tantissimi paesi.
La forza del film risiede, innanzitutto, nella scelta dei personaggi principali: non sono solo John Travolta e Olivia Newton - John ad essere perfetti, ma anche tutti i personaggi di contorno, da Didy Conn nel ruolo di Frenchy a Stockard Channing nel ruolo di Rizzo.
La storia non troppo originale viene narrata attraverso scene che sono diventate cult e che prendono di mira situazioni tipiche degli anni Cinquanta, quali  il drive in, le gare di automobili, il luna park, alternate a canzoni divenute nel frattempo dei classici. Quanti hanno portato in scena a scuola Grease? Quanti si sono travestiti da T-Bird o da Pink Lady a Carnevale? 
Tutti questi elementi concorrono a rendere Grease il musical più riuscito di tutti i tempi e a distanza di ben 35 anni non si sente per nulla la sua vecchiaia.

Voto: 9




Gli altri blog partecipanti al John Travolta day, organizzato per festeggiare il compleanno dell'attore americano, che proprio oggi compie 59 anni:



sabato 16 febbraio 2013

LES MISERABLES


Titolo originale: Les Misérables
Paese: Regno Unito
Anno: 2012
Regia: Tom Hooper
Genere: Musical, Drammatico
Durata: 158 min.
Cast: Hugh Jackman (Jean Valjean); Russel Crowe (Javert); Anne Hathaway (Fantine); Amanda Seyfried (Cosette); Sacha Baron Coen (Thénardier); Helena Bonham Carter (Madame Thénardier); Eddie Redmayne (Marius); Samantha Barks (Eponine). 
Soggetto: Victor Hugo (romanzo); Claude-Michel Schönberg, Alain Boublil, Jean-Marc Natel, Herbert Kretzmer (musical)
Sceneggiatura: William Nicholson

Tom Hooper, regista premio Oscar per Il discorso del re, dirige la prima versione cinematografica di Les misérables, uno dei musical di maggior successo della storia,  ispirato all'omonimo romanzo di Victor Hugo.
Francia, 1815: Jean Valjean (Hugh Jackman), dopo aver trascorso 19 anni della sua vita in carcere per aver tentato di fuggire, decide di cambiare nome e rifarsi una vita. Molti anni dopo, divenuto sindaco di una piccola cittadina, decide di prendersi cura della figlia di una giovane operaia, Fantine (Anne Hathaway), costretta a prostituirsi dopo un ingiusto licenziamento. Ma l'ispettore Javert (Russel Crowe), suo aguzzino in carcere, torna a dargli la caccia. 
Il film di Hooper rappresenta un esperimento molto particolare, perché per la prima volta nella storia del cinema gli attori sono stati ripresi in presa diretta mentre cantavano, senza essere successivamente doppiati.
La differenza si sente, e non poco. Le interpretazioni sembrano ben più sofferte e veriterie rispetto ad altri musical e si ha la sensazione di trovarsi a teatro. Tuttavia, non manca neppure un senso di estraniamento perché è come se musica e parole provenissero da due fonti diverse.
La trama è ripresa completamente da quella del romanzo di Hugo, con il suo imprescindibile bagaglio di morale ottocentesca, sullo stile di I promessi sposi di Alessandro Manzoni: i poveri possono senza successo ribellarsi, ma solo dopo la morte troveranno la tanto agognata pace nella luce del Signore ("Beati i poveri").
Ottime le interpretazioni principali: a partire da quella del protagonista, Hugh Jackman, che, in un ambiente a lui congeniale - quello del musical - dimostra un talento incredibile sia nel canto che nella recitazione. La sua performance, che quasi sicuramente non si aggiudicherà l'Oscar per via dell'Abramo Lincoln interpretato da Daniel Day - Lewis, è stata un po' messa in ombra dai giornali da quella di Anne Hathaway - Fantine, ben più probabile vincitrice nella categoria Migliore Attrice non protagonista e commovente interprete della famosissima I dreamed a dream.
Russel Crowe rappresenta con un po' di difficoltà un uomo senza sfumature, mentre Sacha Baron Coen e Helena Bonham Carter danno al film un po' di simpatia con le loro interpretazioni dei coniugi Thénardier. Un po' acerbi Amanda Seyfried e Eddie Redmayne nei panni dei due sfortunati innamorati Cosette e Marius.
Indimenticabili alcuni pezzi: la già citata I dreamed a dream, On my own, cantata da Eponine, e Do you hear the people sing? inno trascinante e coinvolgente dei rivoluzionari destinati alla morte.

Voto: 7