Scrivo oggi per parlare di un film che ho visto due giorni fa al Biografilm Festival a Bologna: Neruda di Pablo Larrain. La visione è stata coronata dalla presenze di uno dei protagonisti: Gael Garcia Bernal, ospite del Festival per ricevere il premio Celebration Life Award per il suo fondamentale contributo alla conoscenza e allo sviluppo del cinema latinoamericano.
Neruda racconta il periodo trascorso in clandestinità da Pablo Neruda, dopo che il presidente Videla ne chiese l'arresto a causa del suo sostegno ai minatori in sciopero. Durante questo periodo di fuga, il celebre poeta scrisse Canto general, un'ode all'America Latina, di cui vi riporto I nemici, una poesia letta nel corso del film dal protagonista Luis Gnecco:
Puntarono qui i fucili carichi
e ordinarono la strage spietata;
trovarono qui un popolo che cantava
un popolo raccolto per dovere e per amore,
e l'esile fanciulla cadde con la sua bandiera,
e il giovane sorridente rotolò accanto a lei ferito,
e lo stupore del popolo vide cadere i morti
con furia e con dolore.
Allora, sul posto
dove essi caddero assassinati.
si chinarono le bandiere per bagnarsi di sangue
e per rialzarsi difronte agli assassini.
Per questi morti, i nostri morti,
chiedo castigo.
Per quelli che di sangue cosparsero la mia patria
chiedo castigo.
Per i carnefice che comandò questa morte
chiedo castigo.
Per il traditore che salì al potere sul delitto,
chiedo castigo.
Per colui che diede l'ordine dell'agonia
chiedo castigo.
Per quelli che difesero questo delitto
chiedo castigo.
Non voglio che mi diano la mano
intinta nel nostro sangue.
Chiedo castigo.
Non li voglio come ambasciatori
e neppure a casa loro tranquilli,
li voglio vedere qui giudicati,
in questa piazza, in questo luogo.
Voglio castigo.
e ordinarono la strage spietata;
trovarono qui un popolo che cantava
un popolo raccolto per dovere e per amore,
e l'esile fanciulla cadde con la sua bandiera,
e il giovane sorridente rotolò accanto a lei ferito,
e lo stupore del popolo vide cadere i morti
con furia e con dolore.
Allora, sul posto
dove essi caddero assassinati.
si chinarono le bandiere per bagnarsi di sangue
e per rialzarsi difronte agli assassini.
Per questi morti, i nostri morti,
chiedo castigo.
Per quelli che di sangue cosparsero la mia patria
chiedo castigo.
Per i carnefice che comandò questa morte
chiedo castigo.
Per il traditore che salì al potere sul delitto,
chiedo castigo.
Per colui che diede l'ordine dell'agonia
chiedo castigo.
Per quelli che difesero questo delitto
chiedo castigo.
Non voglio che mi diano la mano
intinta nel nostro sangue.
Chiedo castigo.
Non li voglio come ambasciatori
e neppure a casa loro tranquilli,
li voglio vedere qui giudicati,
in questa piazza, in questo luogo.
Voglio castigo.
Sarebbe riduttivo definire Neruda un film biografico sul poeta cileno, perché è qualcosa di più e qualcosa di diverso. Nel raccontare l'inseguimento da parte del commissario di polizia Óscar Peluchonneau (Gael Garcia Bernal), incaricato da Videla di catturare Neruda, Larrain ci racconta due personalità diverse a confronto, che trovano reciproca ragione di esistere e di raccontarsi. Se all'inizio è il personaggio interpretato da Gael Garcia Bernal ad aver bisogno di Neruda per essere qualcuno, alla fine è lo stesso poeta a scoprirsi e a scoprire che ha bisogno dell'altro per sentirsi vivo.
Nel complesso il film rappresenta una bellissima visione, che si chiude con un'immagine da Oscar del commissario Peluchonneau, uomo rinato dall'incontro fatale con Neruda, affacciato ad una finestra e illuminato dalle luci tremolanti di un'insegna. Per la prima volta quell'uomo guarda al mondo privo di intenzioni, ma solo per il piacere di guardare, senza avere il bisogno di scrutare, catturare, sparare.
Voto: ♥♥♥♥♥