venerdì 31 gennaio 2014

DALLAS BUYERS CLUB


Titolo originale: Dallas Buyers Club
Paese: U.S.A.
Anno: 2013
Durata: 117 min.
Genere: drammatico
Regia: Jean-Marc Vallée
Sceneggiatura: Craig Borten, Melisa Wallack
Cast: Matthew McConaughey, Jennifer Garner, Jared Leto, Steve Zahn, Dallas Roberts, Michael O' Neill, Denis O' Hare, Griffin Dunne
Trama: Dallas, 1985. L'omofobo Ron Woodroof scopre di aver contratto il virus HIV tramite rapporti sessuali non protetti. Dopo una fase di negazione, comincia a procurarsi farmaci illegali in Messico per arrestare il corso della malattia. 

Non è mai troppo tardi per cambiare. Nemmeno quando un virus minaccia la tua vita, che potrebbe estinguersi in meno di 30 giorni. Nemmeno quando vivi negli anni Ottanta a Dallas, Texas, dove, se hai l'AIDS, anche per le persone 'colte' ed 'istruite', sei necessariamente omosessuale e, dunque, secondo la loro mentalità, un individuo da isolare.
Non è mai troppo tardi per sfidare le "autorità", o quanto meno quelle che si presentano come tali in nome del benessere dei cittadini, ma che badano solo ai propri interessi.
Non è mai troppo tardi per attaccarsi alla vita con tutti i mezzi che si hanno a disposizione, quando si pensa che ci stia abbandonando troppo presto.
Non è mai troppo tardi per fare amicizia con chi credevi diverso e per scoprire la falsità nelle persone che si dicevano amiche.
Dallas Buyers Club è tutto questo, e anche di più. E' la storia di una lotta, di una riconciliazione con se stessi, è la storia di un uomo che, a causa della propria ignoranza, dopo una discesa a picco si ritrova di fronte ad una strada a senso unico, ma si volta e decide di tentare la risalita.
Dallas Buyers Club è Ron Woodroof (Matthew McConaughey), nei panni del classico texano da rodeo, un individuo che si porta dietro un bagaglio di pregiudizi, un uomo che scopre nell'estremità della propria condizione la dignità nell'amare e nell'essere amati e afferma con vigore il proprio diritto di essere artefice del proprio destino.
Dallas Buyers Club è  Rayon (Jared Leto), solare nonostante la malattia, ma incapace di rinunciare alle proprie dipendenze; attaccato alla vita, punisce la 'diversità' che lo rende padrone di sè, ma dietro la quale ha nascosto tutte le sue paure e tutte le sue incertezze. 
Una coppia irresistibile, una storia appassionante e commovente, che non ha paura di farti perdere e allo stesso tempo di insegnarti qualcosa. 

Voto: 8 e 1/2

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giovedì 30 gennaio 2014

CHRISTIAN BALE DAY - THE NEW WORLD


Titolo originale: The New World
Paese: U.S.A.
Anno: 2005
Durata: 135 min. 
Genere: storico, drammatico, romantico, avventura
Regia: Terrence Malick
Soggetto: Terrence Malick
Sceneggiatura: Terrence Malick
Cast: Colin Farrell, Christopher Plummer, Christian Bale, Q'Orianka Kilcher, David Thewlis, 
Trama: Nel 1607 tre navi inglesi approdano in Virginia. Avvicinandosi l'inverno, il capitano John Smith viene inviato a contrattare con le popolazioni indigene e si innamora della principessa Pocahontas.

Il film di Terrence Malick combina la realtà storica con la leggenda e trasforma l'arrivo degli Inglesi in Virginia nel 1607 in un grande incontro/scontro di civiltà e in una grande storia d'amore, struggente e appassionante.
Malick dipinge con estrema raffinatezza, lucidità e naturalezza i primi contatti degli inglesi con gli indigeni: apparentemente molto diversi, per lingua, aspetto, costumi, ma uniti dalla paura della conoscenza reciproca.
Tra di loro, da una parte e dall'altra, si distinguono due persone: John Smith (Colin Farrell), un reietto, scampato miracolosamente all'impiccagione perché nel nuovo mondo i crimini del vecchio mondo vengono cancellati, e la giovane Pocahontas, dall'altro, figlia del capo degli indigeni Powhatan, curiosa e ribelle (Q'Orianka Kilcher).
I due si espongono, si scoprono, emergono rispetto alla massa fino a rimanerne feriti, perché non sono entrambi ugualmente pronti a rinunciare alla loro identità per stare insieme.
Alla fine si ricontreranno, ma mentre l'uno si accorgerà di aver superato "le sue Indie", l'altra si renderà conto di avere ritrovato in qualcun altro l'amore che desidera.
Sopra di loro e intorno a loro, la natura, madre matrigna, che incurante delle vicende umane, è pronta a mostrarsi in tutta la sua bellezza, a donare la vita e allo stesso tempo a strapparla.
Il nuovo mondo di Malick, però, non è solo l'America per gli inglesi, ma anche l'Inghilterra per gli indigeni: e la solitudine dell'indigeno inviato da Powhatan nel perfetto giardino inglese preannuncia il declino di un popolo sopraffatto dalla violenza dei propri fratelli, che credono di poter vincere la natura.

Voto: 10 e lode

Se vi è piaciuto, guardate anche: Pocahontas, The tree of life


Questo post è stato scritto per i festeggiamenti indetti dal solito gruppo di blogger scatenati per il quarantesimo compleanno di Christian Bale, che personalmente considero uno dei migliori attori viventi: un attore non semplicemente bello, ma in grado di entrare nell'anima di un personaggio e di conservare un naturale fascino anche quando è imbruttito e ingrassato come in American Hustle, film che potrebbe consegnargli il suo secondo Oscar il prossimo marzo, dopo quello già ricevuto per The fighter.
In The new world, Christian Bale ha una piccola, ma significativa parte e come di consueto mostra la sua straordinaria bravura.
Ecco tutti i blog partecipanti ai festeggiamenti: 

Buon compleanno Christian!

martedì 28 gennaio 2014

WAR HORSE


Recensione di Marco Zaninelli

Titolo originale: War Horse
Paese: U.S.A., Regno Unito
Anno: 2011
Durata: 146 min. 
Genere: Drammatico, Guerra
Regia: Steven Spielberg
Soggetto: Michael Morpurgo
Sceneggiatura: Richard Curtis, Lee Hall
Cast: Jeremy Irvine, Emily Watson, Peter Mullan, David Thewlis, Tom Hiddleston, Benedict Cumberbatch

I film sul primo conflitto mondiale, soprattutto a confronto con l’iper-attenzione della cinematografia americana sulla II guerra mondiale, si contano veramente sulle dita di una mano: i nostrani Uomini contro di Rosi (adattamento, diciamo così, del libro di Emilio Lussu Un anno sull’altipiano) e La Grande Guerra, poi ovviamente Orizzonti di gloria e Niente di nuovo sul fronte occidentale; alla lista aggiungerei Joyeux Noël di Christian Carion del 2005 e appunto il nostro War Horse. Anche cercando una lista completa questo tipo di ambientazione storica non raccoglie più di una quarantina di pellicole.
Passiamo a noi: il film, regia di Steven Spielberg, è struggente. A volte troppo, sfiora lo stucchevole. L’amicizia tra un ragazzo, Albert (Jeremy Irvine), e il puledro da lui allevato sembra a tratti quasi parodistica, sovradimensionata, troppo umana, quasi che il giovane pensasse più al cavallo che ai rapporti con altri esseri umani; se i soldati al fronte portavano la foto di mogli, fidanzate e mamme per scaldarsi nelle gelide notti, lui conserva accanto al cuore il ritratto dello splendido stallone. La pecca sta forse quindi nell’eccessiva umanizzazione dell’animale e nell’umano spirito di sacrificio che lo contraddistingue: addirittura si offre, al posto di un altro cavallo ferito, per trascinare dei pesantissimi cannoni tedeschi su di una collina.
Per il resto – ho voluto subito accumulare le critiche negative – il film è emozionante; difficile restare impassibili di fronte al coraggio, alla capacità che questo animale ha, passando di mano in mano, di cambiare le persone, di renderle più umane nell’inferno della Grande Guerra.
Pur essendo un cavallo quasi purosangue e dalla conformazione  adatta più alla corsa che al lavoro, in patria darà prova di eccezionali capacità fisiche e “morali”, arando (con il supporto e grazie al legame con il giovane) un campo considerato poco più di una pietraia, salvando così la fattoria del padre di Albert. 
Allo scoppio del conflitto verrà comunque venduto per saldare i debiti e, tra le lacrime e gli addii, sarà arruolato, ben prima del suo padrone, nell’esercito inglese. 
Acquistato dall’ufficiale di cavalleria James Nicholls (Tom Hiddleston) inizierà la sua guerra come l’antica e rispettata macchina da sfondamento che rappresentò in passato, scontrandosi tuttavia con la guerra moderna. Le mitragliatrici tedesche falceranno l’ultima carica dei cavalleggeri inglesi e con loro la speranza di una guerra rapida.
Passerà quindi nelle mani di due giovani soldati tedeschi che tenteranno di disertare e di una ragazzina francese orfana dei genitori e allevata dal nonno. Poi lo vedremo brutalmente sfruttato come misero animale da tiro. Infine, per un attimo, sarà di nuovo libero e selvaggio nella sua corsa attraverso la terra di nessuno, prima di rimanere bloccato nei reticolati. Tuttavia, nonostante la situazione drammatica, porterà umanità anche nella desolazione tra le due trincee, nella terra francese martoriata dalle bombe e lastricata di sangue e fango, venendo liberato dal filo spinato grazie all’azione combinata di due soldati di diversa bandiera che, l’uno di fronte all’altro, si ritrovano uguali e non più nemici.
Nel frattempo anche il giovane Albert viene arruolato, mostrandoci tutto l’orrore, la paura e la follia della prima guerra mondiale, le cariche suicide fuori dalle trincee, l’uso dei gas tossici, e ogni altro stratagemma tutto umano per uccidere il prossimo. 
La “favola” termina come ci si aspetterebbe, nonostante il disastro collettivo. La morte risparmia sia il giovane sia l’amato animale (“il cavallo miracoloso”) che potranno tornare insieme a casa, anche se ovviamente il lieto fine risulta piuttosto amaro considerando  la mole di cadaveri accumulati nella storia e dalla Storia.

Voto: 7

giovedì 23 gennaio 2014

Martin Scorsese Day - Shutter Island


Titolo originale: Shutter Island
Paese: U.S.A.
Anno: 2010
Durata: 137 min.
Genere: Thriller
Regia: Martin Scorsese
Soggetto: Dennis Lehane
Sceneggiatura: Laeta Kalogridis
Cast: Leonardo DiCaprio, Ben Kingsley, Mark Ruffalo, Michelle Williams, Emily Mortimer, Patricia Clarkson, Max von Sydow, Ted Levine, John Carrol Lynch, Elias Koteas, Jackie Earle Haley
Trama: Nel 1954 i due agenti federali Edward Daniels e Chuck Aule vengono inviati nell'ospedale psichiatrico di Shutter Island, dove è avvenuta la scomparsa della paziente Rachel Solando, ricoverata in una camera blindata. 

Shutter Island, quarto film frutto della collaborazione tra Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio, è tratto dall'omonimo romanzo (edito in Italia con il titolo L'isola della paura) di Dennis Lehane, autore di thriller cui il cinema deve molto (Mystic River di Clint Eastwood, ma anche Gone baby gone di Ben Affleck).
Purtroppo, di questo film non si può dire molto senza rovinare il finale, per cui mi limiterò a qualche brevissima considerazione. 
Come il romanzo, il film di Scorsese è, infatti, un thriller sconvolgente e mai banale, che presenta accentuati caratteri noir, grazie ad un'ambientazione grigia ed inquietante che avvolge lo spettatore e che ricorda gli horror di Hitchcock, quali Psycho e Gli Uccelli.
Il film presta particolare attenzione alla psiche del protagonista nel quale si svolge un dissidio interiore, che sfugge alle persone che lo circondano: "Cosa sarebbe peggio? Vivere da mostro o morire da uomo per bene?".
Il finale sorprendente ha precedenti illustri: uno su tutti, Il gabinetto del dottor Caligari, film del 1919 di Robert Wiene e a cui collaborò anche Fritz Lang, un film che un esperto di cinema come Martin Scorsese sicuramente conosce bene.
Bravissimo Leonardo DiCaprio nei panni di Edward Daniels, uno dei personaggi più tormentati della sua carriera, mentre meno convincenti risultano Mark Ruffalo nei panni delll'agente Chuck Aule e Ben Kingsley nei panni del dottor Cawley. Bravissima anche Michelle Williams in un piccolo ruolo, ma di estremo rilievo.

Voto: 7 e 1/2

Se vi è piaciuto, guardate anche: Mystic River, Gone baby gone, Il gabinetto del dottor Caligari



Ho voglia di cinema partecipa alla giornata evento organizzata dal gruppo di blogger, che oramai conoscete bene, per festeggiare l'uscita nelle sale del nuovo film di Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street (di cui potete leggere qui la mia recensione).
Martin Scorsese è uno dei registi più importanti della nostra epoca, che come pochi riesce ancora ad avere qualcosa da dire dopo tanti anni di carriera: un regista spesso incompreso dalla critica (basti ciò che è stato detto in America e in Italia di The Wolf of Wall Street) e dai suoi colleghi (ha ricevuto solo un premio Oscar come regista per The departed), ma che a mio avviso è uno dei pochi ad aver saputo rappresentare i conflitti dell'uomo contemporaneo, tra l'altro con un linguaggio accessibile a tutti.
La mia simpatia va a Martin Scorsese anche perché è il primo regista americano che io abbia mai visto dal vivo. Nel novembre del 2005 era, infatti, a Bologna per ricevere una laurea honoris causa e per presentare No direction home, un documentario (bellissimo) dedicato a Bob Dylan: un evento che mi fa molto piacere ricordare visto che non capita proprio tutti i giorni.
Ecco tutti i blog partecipanti al Martin Scorsese Day (#MartinScorseseDay):

Cinquecentofilminsieme
Director's Cult
Ho Voglia di Cinema
In Central Perk 
Le maratone del bradipo cinefilo
Life functions terminated
Montecristo
Non c'è paragone
Pensieri Cannibali
Recensioni Ribelli
Scrivenny 2.0
White Russian






martedì 21 gennaio 2014

THE WOLF OF WALL STREET


Titolo originale: The Wolf of Wall Street
Paese: U.S.A.
Anno: 2013
Durata: 179 min.
Genere: commedia
Regia: Martin Scorsese
Soggetto: Jordan Belfort
Sceneggiatura: Terence Winter
Cast: Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Jon Favreau, Cristin Milioti, Matthew McConaughey, Jean Dujardin, Jon Bernthal, Spike Jonze, Rob Reiner, Kyle Chandler, Ethan Suplee, Shea Whigham, Chris Riggi, Jake Hoffman, Christine Ebersole, Joanna Lumley
Trama: Ascesa e caduta di Jordan Belfort, broker di Wall Street che negli anni Ottanta rubò milioni di dollari ai suoi clienti.

Dopo la parentesi di Hugo Cabret, Martin Scorsese torna ad un cinema vibrante ed aggressivo con The Wolf of Wall Street, la vera storia di Jordan Belfort, broker che negli anni Ottanta rubò ai suoi clienti milioni e milioni di dollari, costruendosi una vita fatta di eccessi, tra party, droga e prostitute.
Il film di Scorsese descrive la parabola di ascesa e caduta di un uomo che ha fatto del denaro il suo dio, ma non cade nei facili moralismi caratteristici di tali storie: per tutto il corso del film Jordan Belfort si diverte, si compiace di questo divertimento e non emerge mai un momento critico in cui si pente realmente di ciò che fa. Per dirla con John Milton, Belfort prende alla lettera l'insegnamento di Lucifero in Paradiso Perduto: "Meglio essere re dell'Inferno che schiavi del Paradiso". 
Ma è proprio qui che, attraverso rapidi e fugaci sguardi (su tutti, quello della figlia di Belfort, che vede il padre e l'amico Donnie strafatti litigare per un telefono), emerge il punto di vista critico del film: la vita di Jordan Belfort sarà stata per molto tempo indubbiamente divertente, ma il divertimento può essere davvero un'aspirazione? Se il divertimento diventa un fine da perseguire, ogni altro valore diviene secondario e non importa rubare, drogarsi, tradire la propria moglie. In questo senso, la storia di Jordan Belfort è una storia molto anni Ottanta, ma è allo stesso tempo una storia sempre molto attuale, laddove la sana voglia di trasgressione che tutti inevitabilmente provano nel corso della propria vita diventa per qualcuno la regola (vedi anche, sullo stesso tema, The bling ring di Sofia Coppola). Senza false prese di coscienza e senza falsi pentimenti, Scorsese mostra allo spettatore come può apparire la vita di un uomo che può divertirsi sempre, incurante delle conseguenze, che, però, alla fine, in qualche modo, arrivano sempre, che siano giudiziarie o semplicemente familiari. Si tratta di conseguenze che, comunque, non cambiano la realtà precedente: ovvero il divertimento fino a quel momento vissuto. Ma ne vale davvero la pena? Meglio rubare o divertirsi per qualche anno, conservando un ricordo integro di quegli anni, per poi finire i giorni di gloria, o vivere tutti i giorni, sempre uguali, tornando a casa in metro, ma a posto con la propria coscienza? In poche parole, meglio essere re dell'Inferno o schiavi del Paradiso?
Prendere o lasciare: la scelta è a noi, ma l'invito del regista è chiaro, sebbene la vita ponga continuamente di fronte a dubbi ed esitazioni, attratti come siamo da ciò che non abbiamo.
Ottime le interpretazioni: a partire da Leonardo DiCaprio, indiscutibile mattatore  e protagonista, che regge il film sulle sue spalle per circa tre ore, in cui compare praticamente in tutte le scene sfoggiando una nuova abilità da commediante: un Leonardo DiCaprio naturale e a suo agio, vicino al giovane attore degli inizi, quello di Ritorno dal nulla, Poeti dall'Inferno, Buon compleanno Mr. Grape, ma con un pizzico di maturità in più.
Bravi anche Jonah Hill, nei panni dell'insopportabile Donnie, e Margot Robbie, praticamente un'esordiente, molto convincente per i suoi 23 anni.
Una menzione speciale va a Rob Reiner, nei panni dell'irascibile padre di Jordan, a Matthew McConaughey in un simpatico cameo in cui riveste il mentore del protagonista, e infine a Jean Dujardin, che dopo The Artist torna ad Hollywood interpretando un corrotto banchiere svizzero.

Voto: 8

Se vi è piaciuto, guardate anche: Wall Street, Wall Street - Il denaro non dorme mai

domenica 19 gennaio 2014

OBLIVION


Recensione di Marco Zaninelli

Titolo originale: Oblivion
Paese: U.S.A.
Anno: 2013
Durata: 135 min.
Genere: fantascientifico
Regia: Joseph Kosinski
Sceneggiatura: Joseph Kosinski, William Monahan, Karl Gajdusek, Michael Arndt
Cast: Tom Cruise, Morgan Freeman, Melissa Leo, Olga Kurylenko, Andre Riseborough, Zoe Bell, Nicolaj Coster-Waldau

Molti si accomoderanno sulle poltrone del cinema attendendosi una pellicola fantascientifica dall’impostazione banale ma certo coinvolgente: una trita guerra aliena, le solite intense sparatorie, gli sguardi di Tom Cruise e la grandezza dell’inarrivabile Morgan Freeman. Sarete smentiti, almeno per ciò che riguarda la trama. 
A primo acchito il film narra “un post”, almeno rispetto a quello che solitamente viene raccontato in questo genere di pellicole. L’umanità ha vinto la sua guerra dei mondi ma il pianeta è irrimediabilmente perduto, la razza aliena che ha invaso la Terra ci ha costretti all’uso dell’immancabile deterrente nucleare. L’umanità sta quindi raccogliendo risorse utili alla partenza, all’abbandono definitivo della pianeta ormai compromesso: immense pompe raccolgono l’acqua per la fusione all’idrogeno mentre una gigantesca base spaziale (che ha una curiosa forma piramidale ... a qualcuno potrà ricordare una certa simbologia divina ... piramide e occhio onnisciente) attende in orbita gli ultimi tecnici che si occupano di queste preziose e delicate operazioni preparatorie. Ecco allora Jack Harper (Tom Cruise), con la moglie (Andrea Riseborough) addetta alle comunicazioni, nella loro routine quotidiana: mantenere il contatto con la base, riparare i droni che si occupano della sorveglianza, ecc. dal momento che qualche alieno sopravvissuto compie ancora sporadici tentativi di sabotaggio. Intorno alla bianchissima e modernissima base da cui ogni mattina Jack parte, una sorta di attico extralusso con piscina a strapiombo sul vuoto e pista di decollo, la terra di “compromesso” sembra avere ben poco; anzi, dall’assenza umana sembra solo aver guadagnato. Jack deve solo tenersi ben lontano da una zona offlimits, ma per il resto si può godere, e noi con lui, le eccezionali viste, sconfinati e verdeggianti territori, stretti canyon, fiumi, pianure infinite, dove unico ricordo dell’umanità sono carcasse di navi, edifici già inglobati da una terra vorace, l’immancabile braccio della statua della libertà (presente in ogni buon film postapocalittico!), un terreno scolpito da immensi crateri di bombe, per altro anch’essi già riconquistati dalla natura; in ultimo, udite udite, ci sono dei libri; e proprio quelli di carta. 
Assistiamo quindi alla routine di un uomo che, in ogni caso, va al lavoro con il mitra, affronta le piccole difficoltà che possono capitargli e anche laddove ci aspetteremmo un attacco degli striscianti, animaleschi e bellicosi alieni, fuoriusciti dalle viscere e dai ruderi, tutto si risolve con l’intervento degli onnipresenti droni di sorveglianza, pronti a disintegrare qualsiasi essere possa minacciare il nostro buon tecnico. 
Jack tuttavia è afflitto da sogni ricorrenti, da ricordi del suo passato (come è spiegato all’inizio del film la memoria dei sopravvissuti è stata cancellata) e dall’immagine di una donna (Olga Kurylenko) che lo tormenta . Sente che la terra è ancora casa sua, colleziona libri e altri oggetti che, senza esclusioni, come si vedrà una volta svelati gli arcani, risulteranno tutti riconducibili al suo passato. Fin dal titolo, il desiderio e la volontà di dimenticare, o nel caso di Jack di ricordare ciò che è andato perso, sarà un elemento costante, soprattutto nei rapporti tra lui e la moglie. 
Ma ecco emergere l’ottima sceneggiatura, ritoccata da una graphic novel (opera dello stesso registra del film, Joseph Kosinski, già visto in Tron Legacy); al dubbio sistematico dello spettatore e al timore che le proprie domande non ottengano risposte nemmeno al termine della proiezione si somma un mistero in un crescendo di complicanze e sovrapposizioni che stordiscono e confondono; il più straniante, pur cercando di non svelare completamente il finale, sarà quella di trovarci due Jack Harper, identici, pronti a combattersi. 
La trama risulta quindi originale, ingarbugliata e complessa; in un perfetto mix di azione e suspense che stimola lo spettatore a ipotizzare, a cercare spiegazione all’intricarsi degli eventi: la presenza, sotto le spoglie degli extraterrestri di altri umani, tra cui il sempre eccelso Morgan Freeman o l’arrivo sulla terra di un modulo con equipaggio ibernato in cui Jack ritroverà la donna che tormenta i suoi sogni. Tutto alla fine sarà spiegato, il cerchio si chiuderà perfettamente; persino alcune formule e locuzioni ripetute con cui Jack e lamoglie comunicano con “Sally”, la base spaziale in orbita, troveranno il loro perché. 
Un'ultima notazione: nel film, coerentemente con la trama che non si vuole svelare, viene esplicitata quello che dovrebbe caratterizzare un essere umano, ciò che lo distinguerebbe dall’alieno, dall’altro da sé. Beh, sono caratteri su cui ci sarebbe molto da riflettere: i libri, in primo luogo, la curiosità, il desiderio di conoscenza e infine l’amore e il senso di sacrificio. Molta carne al fuoco, ma d’altra parte «fatti non foste a viver come bruti/ ma per seguir virtute e conoscenza»! 
Un libro in particolare viene aperto durante il film, da cui viene anche recitato un piccolo stralcio; si tratta di un opera non particolarmente celebre ma interessante da riscoprire, di cui non esistono traduzioni o edizioni moderne, i Canti di Roma antica di Thomas Babington Macaulay, canto I, XXVII: 

Then out spake brave Horatius, 
The Captain of the Gate: ``To every man upon this earth 
Death cometh soon or late. 
And how can man die better 
Than facing fearful odds,
 For the ashes of his fathers, 
And the temples of his gods. 

Ovvero nella traduzione datata 1869: 

Allor l’invitto capitano Orazio,
Della porta custode favellò: 
«A morte ogni uom su questa terra è sacro; 
O presto o tardi ella s’ aggiugne: 
e come Uom può meglio morir, che osando impavido 
Disfìdar tanti orribili’ perigli 
Pel cenere de’ padri, e per i templi 
De’ patrii Numi.

Nel film si è optato per una nuova traduzione, meno fedele ma più adatta a un ampio pubblico e certamente di maggiore effetto: 

E per un uomo quale fine migliore 
Che affrontare rischi fatali 
Per le ceneri dei suoi padri 
E per i suoi dei immortali. 

Infine, per concludere, i più arditi potranno vedere l’opera di Macaulay direttamente free su Google books: 

http://books.google.it/books?printsec=frontcover&dq=canti+di+roma+antica&ei=NDiRUYKAJ9HB7AbchIGoAg&id=m0M2AQAAMAAJ&hl=it&output=text

Voto: 7

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sabato 18 gennaio 2014

IL MONDO DI ARTHUR NEWMAN

Titolo originale: Arthur Newman
Paese: U.S.A.
Anno: 2012
Genere: drammatico
Durata: 101 min.
Regia: Dante Ariola
Sceneggiatura: Becky Johnston
Cast: Colin Firth, Emily Blunt, Anne Heche, Sterling Beaumon, Kristin Lehman, David Andrews, Peter Jurasik
Trama: Wallace, cinquantenne divorziato con un figlio che non lo sopporta, decide di fingere la propria morte e ricominciare la propria vita altrove. Durante il viaggio incontra Michaela, una giovane donna nevrotica, come lui in fuga dalla propria identità.

Il mondo di Arthur Newman si colloca nel classico filone dei road movies, nei quali i protagonisti fuggono da una realtà di emarginazione e incomprensione alla ricerca di una nuova vita.
Come spesso accade, il problema è in sè e non all'infuori di sè e il viaggio serve a porre luce sui fantasmi del passato.
Il film dell'esordiente Dante Ariola non devia dal classico schema: i due protagonisti - Wallace/Arthur e Michaela/Charlotte - credono di poter ricostruire una vita lontano dai fallimenti della propria esistenza precedente. Ben presto, però, i sogni e le speranze si frantumano e i due sono costretti a fare i conti con il passato.
I due interpreti - Colin Firth ed Emily Blunt - sono molto bravi nel rendere le inquietudini dei protagonisti, come la loro spensieratezza nei momenti più divertenti del viaggio. La sceneggiatura, invece, si mostra carente sotto molteplici punti di vista.
In primo luogo, la coppia non vive una vera e propria evoluzione nel corso del viaggio. Sia Wallace che Charlotte, infatti, si rendono conto, senza grossi stravolgimenti, dell'impossibilità della fuga. 
Se ciò può funzionare per Wallace, un uomo presentato come un inetto sin dall'inizio, non funziona assolutamente per Charlotte, che, nonostante le caratteristiche da giovane ribelle, cede troppo facilmente di fronte ai consigli paterni di Wallace.
Anche la famiglia di Wallace è rappresentata in modo maldestro e superficiale e il tentativo di abbozzare un rapporto di complicità tra il figlio e la nuova compagna dell'uomo è assolutamente incompiuto.
Tutto ciò fa sì che, nonostante la bontà degli interpreti, Il mondo di Arthur Newman rappresenti un film di scarso interesse e addirittura evitabile.

Voto: 5

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giovedì 16 gennaio 2014

OSCARS 2014: TUTTE LE NOMINATION


Di pochissimi minuti fa è l'annuncio delle nomination agli Academy Awards 2014, che verranno consegnati il prossimo 2 marzo.
Qualche brevissima considerazione: a dominare sono American Hustle e Gravity, che ottengono 10 candidature ciascuno, seguiti da 12 years a slave con 9 candidature. Nuovo record per David O. Russell, che, oltre ad ottenere una duplice candidatura personale per la migliore regia e la migliore sceneggiatura originale, ancora una volta, dopo Il lato positivo, vede candidati i quattro protagonisti del suo film nelle quattro categorie dedicate agli attori. Personalmente ritengo, al di là del giudizio stretto sul film, che le candidature di Christian Bale, Bradley Cooper, Amy Adams e Jennifer Lawrence siano più che meritate, anzi, direi quasi peccato per l'assenza di Jeremy Renner
The Wolf of Wall Street  di Martin Scorsese ottiene candidature in categorie importanti: film, regia, sceneggiatura non originale, nonché attore protagonista (Leonardo DiCaprio) e attore non protagonista (Jonah Hill), per un totale di cinque nomination.
Dopo la vittoria ai Golden Globes, il cinema italiano ottiene un nuovo riconoscimento con la candidatura di La grande bellezza di Paolo Sorrentino nella cinquina dedicata ai migliori film stranieri, tra i quali fa scalpore l'assenza, già annunciata, di La vita di Adele per motivi di regolamento. L'unico serio concorrente sembra essere Il sospetto, ma è meglio non dire nulla ed incrociare le dita.
L'appuntamento è, dunque, al prossimo 2 marzo, notte nella quale i premi saranno finalmente assegnati in una cerimonia presieduta dalla grande Ellen De Generes e dedicata al tema degli eroi del cinema (per cui non me la perderò per nulla al mondo).
Di seguito tutte le candidature:

MIGLIOR FILM
American Hustle
The Wolf of Wall Street
Dallas Buyers Club
Captain Philips
Gravity
Nebraska
Philomena
Her
12 years a slave

MIGLIORE REGISTA
Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street
David O. Russell, American Hustle
Alfonso Cuaron, Gravity
Alexander Payne, Nebraska
Steve McQueen, 12 years a slave

MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA
Christian Bale, American Hustle
Leonardo DiCaprio, The Wolf of Wall Street
Bruce Dern, Nebraska
Matthew McConaughey, Dallas Buyers Club
Chiwetel Ejiofor, 12 years a slave

MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
Barkhad Abdi, Captain Philips
Jonah Hill, The Wolf of Wall Street
Jared Leto, Dallas Buyers Club
Bradley Cooper, American Hustle
Michael Fassbender, 12 years a slave

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
Amy Adams, American Hustle
Judi Dench, Philomena,
Meryl Streep, August: Osage County
Sandra Bullock, Gravity
Cate Blanchett, Blue Jasmine

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Jennifer Lawrence, American Hustle
Julia Roberts, August: Osage County
Sally Hawkins, Blue Jasmine
June Squibb, Nebraska
Lupita Nyong'o, 12 Years a Slave

MIGLIORE FILM D'ANIMAZIONE
The Croods
Cattivissimo me 2
Frozen
The wind rises
Ernest e Celestine

MIGLIORE FILM STRANIERO
La grande bellezza
Il sospetto
The broken circle breakdown
The missing picture
Omar

MIGLIORE DOCUMENTARIO
The act of killing
Cutie and the boxer
Dirty wars
The square
20 feet from stardom

MIGLIORE COLONNA SONORA
Gravity
Her
The book thief
Philomena
Saving Mr. Banks

MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
Ordinary Love, Mandela: Long walk to freedom
Happy, Cattivissimo me 2
Alone yet not alone, Alone yet not alone
Let it go, Frozen
The moon song, Her

MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE
American Hustle
Blue Jasmine
Dallas Buyers Club
Her
Nebraska

MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Before Midnight
Captain Phillips
12 years a slave
Philomena
The Wolf of Wall Street

MIGLIORE FOTOGRAFIA
The Grandmaster
Gravity
Inside Llewyn Davis
Nebraska
Prisoners

MIGLIORE SCENOGRAFIA
American Hustle
Il grande Gatsby
Her
Gravity
12 years a slave

MIGLIORE MONTAGGIO
American Hustle
Captain Philips
Dallas Buyers Club
Gravity
12 years a slave

MIGLIORI COSTUMI
American Hustle
The Grandmaster
The Great Gatsby
The invisible woman
12 years a slave

MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURE
Dallas Buyers Club
Jackass presents: bad grandpa
The lone ranger

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI VISIVI
Gravity
The hobbit: the Desolation of Smaug
Iron Man 3
Star trek into darkness
The lone ranger

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI SONORI
Captain Phillips
Gravity
The hobbit: The Desolation of Smaug
Lone Survivor
Inside Llewyn Davis

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Captain Phillips,
All is lost
Gravity
Lone survivor
The hobbit: the Desolation of Smaug

MIGLIORE CORTOMETRAGGIO
Aquel no era yo
Just before losing everything
Helium
Do I have to take care of everything
The Voorman problem

MIGLIORE CORTO DOCUMENTARIO
Cave Digger
Facing Fear
Karama has no walls
The lady in number 6: music saved my life
Prison Terminal: the last days of private Jack Hall

MIGLIORE CORTO D'ANIMAZIONE
Feral
Get a horse
Mr. Hublot
Possessions
Room on the broom

SEGUI LO STREAMING DELLE NOMINATION AGLI OSCAR 2014

La diretta comincerà alle ore 14.40. A presentare saranno la presidente dell'Academy Cheryl Boone Isaacs e Chris Hemsworth.

mercoledì 15 gennaio 2014

SOTTO ASSEDIO - WHITE HOUSE DOWN


Titolo originale: White House Down
Paese: U.S.A.
Anno: 2013
Durata: 137 min.
Genere: azione
Regia: Roland Emmerich
Sceneggiatura: James Vanderbilt
Cast: Channing Tatum, Jamie Foxx, Maggie Gyllenhaal, James Woods, Jason Clarke, Garcelle Beauvais, Richard Jenkins, Rachelle Lefevre, Michael Murphy, Peter Jacobson, Joey King
Trama: Durante una visita alla Casa Bianca con la figlia Emily, l'agente di polizia John Cale si ritrova suo malgrado a proteggere il presidente degli Stati Uniti da un gruppo di terroristi che ha messo sotto scacco l'intera residenza.


L'ultimo film di Roland Emmerich abbandona i temi apocalittici di 2012 e The day after tomorrow, per concentrarsi sullo spauracchio del Ventunesimo secolo, una minaccia più umana e concreta, ovvero quella del terrorismo.
La scelta di ambientare l'attacco terroristico nel cuore nevralgico della mondo occidentale, ovvero alla Casa Bianca, può condurci a pensare che si tratti del solito film sul fondamentalismo islamico. In verità il film di Emmerich, sceneggiato da James Vanderbilt (Zodiac, The Amazing Spiderman), sceglie di mescolare un po' le carte e presenta un'America che vive in una sorta di illuminismo democratico, grazie ad un Presidente (Jamie Foxx) che ha deciso di porre fine alla prepotenza dell'industria delle armi e che ha fatto della ricerca del dialogo tra i popoli la sua bandiera.
Da questo punto di vista, White house down non si configura semplicemente come un film d'azione, ma anche come un thriller politico, con un finale abbastanza sorprendente e inaspettato.
Accanto al filone appena descritto, il film indaga nell'intimità del protagonista John Cale (Channing Tatum), ovvero il suo rapporto problematico con la figlia adolescente Emily, minato dalla presenza di un terzo incomodo (in questo caso, nientemeno che il presidente degli Stati Uniti, considerato un eroe dalla giovane): un tema classico dei film di Emmerich, e in generale dei film catastrofici, che serve ad avvicinare lo spettatore alle sorti dei protagonisti. In questo caso, tuttavia, l'intento non si dispiega compiutamente, sia perché la piccola Emily è un po' troppo coraggiosa per la sua età, sia perché l'intera storia è portata avanti attraverso dialoghi e battute oltremodo banali, degni delle più classiche "americanate".
D'altronde, anche il filone politico del film, per quanto innovativo rispetto al modo nel quale affronta il tema del terrorismo, è solo un pretesto necessario per intrattenere lo spettatore, ragion per cui, in concreto, se il responsabile dell'attentato avesse avuto intenti diversi da quelli raccontati, il film sarebbe stato pressocché identico per la totale assenza di un vero approfondimento.
Anche l'intento commerciale del film, tuttavia, riesce solo in parte: se in un primo momento il film riesce a far percepire la paura derivante dalla minaccia terroristica, mostrando un gruppo di uomini superarmati che mette a soqquadro la Casa Bianca, la storia si perde poi nei meandri dell'azione più futile ed esagerata e infine annoia.

Voto: 4

Se vi è piaciuto, guardate anche: 2012, The day after tomorrow, Air force one

martedì 14 gennaio 2014

LA GRANDE BELLEZZA


Recensione di Marco Zaninelli

Titolo originale: La grande bellezza
Paese: Italia, Francia
Anno: 2013
Durata: 142 min.
Regia: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
Cast: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Galatea Renzi, Pamela Villaresi, Franco Graziosi, Giorgio Pasotti, Roberto Herlitzka, Serena Grandi, Luca Marinelli, Antonello Venditti

Il film di Sorrentino vince e convince: del 13 gennaio è la notizia della vittoria al Golden Globe come Miglior film straniero; ora, da amanti del buon cinema (soprattutto se italiano), attendiamo con ansia le nomination agli Academy Awards. Segnatevi bene la data in rosso, 16 gennaio! E ora premi o non premi veniamo a noi. «A questa domanda, da ragazzi, i miei amici davano sempre la stessa risposta: "La fessa". Io, invece, rispondevo: "L'odore delle case dei vecchi". La domanda era: "Che cosa ti piace di più veramente nella vita?" Ero destinato alla sensibilità. Ero destinato a diventare uno scrittore. Ero destinato a diventare Jep Gambardella». Inizio banale per una recensione su La grande bellezza? Sì, non c’è dubbio. È anche la frase citata nella pagina di wikipedia del film! Ma è bastata questa. In realtà non penso che in questo film ci sia qualcosa da capire. Ti piace se hai sentito la vibrazione. Ovviamente sto scherzando. Ci sarebbe molto da dire e da spiegare, forse non si capirà tutto, però non è sbagliato cercare di farlo; sarebbe una pellicola da rivedere molto volte per coglierne sfumature e particolari; due notati nei primi dieci minuti: il film parla di Roma, della sua gente, di una città eterna ma sempre decadente; ma Roma è anche l’Olimpico, è l’AS ROMA, è anche Francesco Totti che infatti viene citato in un titolo di giornale “Allarme per Totti”. Durante la festa iniziale, tra il frastuono della musica si sente una voce dire “Che hai visto Ermanno (Olmi)?”. Se uno dei protagonisti è la città stessa e la sua sfrenata mondanità, l’altro è il nostro scrittore (un unico celeberrimo romanzo, L’apparato umano, poi più niente), Jep Gabardella (Tony Servillo) e gli occhi con cui guarda tutto questo; si definisce non un mondano ma il Re dei mondani: «non volevo solo partecipare alle feste. Volevo anche il potere di farle fallire». In tutto questo teatro il rischio è di porre noi stessi al di sopra delle meschinità, della falsità e dell’uomo miserabile, invidiando poi segretamente quel mondo patinato, disimpegnato, splendente ma marcio sotto i lustrini. Chi fa questo, come la scrittrice dalla “vocazione civile” Stefania (Galatea Ranzi), viene ripreso con la durezza di un sorriso e con la violenza della sincerità proprio da Jep, che ne demolisce ogni falsa certezza sulla propria vita e ogni superbia. Ogni personaggio, ogni uomo o donna ha la propria miseria, ha la propria tragedia. Gli amici, gli incontri notturni di Jep ne sono la palese dimostrazione: l’amico Romano (Carlo Verdone), autore teatrale mai riuscito e sottomesso a una donna che lo usa; Viola, ricca madre di un figlio pazzo, la morte del quale porterà la donna a donare tutti i propri beni alla Chiesa e a farsi missionaria in Africa; Ramona (Sabrina Ferilli), spogliarellista affetta da un male incurabile con cui Jep stringe un rapporto importante; il marito di Elisa, un amore giovanile di Jep, la quale, alla sua morte, lascia un diario confessando il sentimento mai spento per lo scrittore e definendo il marito, dopo 35 anni di matrimonio, semplicemente “un buon compagno”; etc. Questo film si muove per scene immortali, per singoli sipari, per dialoghi intensi, ha una trama labile ma grandiosa. Potrebbe essere interamente smembrato su youtube. Ogni scena varrebbe anche di per sé e resta memorabile per motivi differenti: il dialogo con il proprietario del night dove lavora Ramona, i dialoghi e le passeggiate notturne con la spogliarellista, l’incontro sul balcone con la “Santa”, i flashback in cui il giovane Jep trova il suo amore giovanile, il funerale del figlio di Viola, la scena della Giraffa (così, in ordine sparso) ... Tuttavia, dal trash, dalla volgarità, dall’apparenza e dalla notorietà più ricercata, Jep sembra riuscire a trovare la propria rinascita, superando l’ironia disillusa e l’atteggiamento decadente e rassegnato, cogliendo la Grande Bellezza degli «sparuti incostanti sprazzi di bellezza», nello «squallore disgraziato e l'uomo miserabile», nei ricordi dell’amore giovanile, sincero e vero, o semplicemente nella vita, nei sentimenti. E riscoprendo la vita, Jep ritrova l’ispirazione e la scrittura; è di nuovo pronto a ricominciare a scrivere. Ho già detto molto. Non voglio però parlare delle vedute romane all’alba, delle musiche struggenti e sempre azzeccate e nemmeno della critica agli intellettuali “di partito”, agli pseudointellettuali, agli pseudo artisti, dove sotto la pretesa di rottura, sotto il cui presunto radicalismo e le presunte provocazioni semplicemente non hanno nulla: la visione dell’intervista con quella «che prende le capate contro il muro» che sente (appunto) «le vibrazioni», l’«artista che non deve spiegare un cazzo» oppure del dialogo sulla “vocazione civile” sostituiscono ogni altra parola da parte mia. Un’ultima cosa, un’ultima scena da brividi (per il sottoscritto ovviamente): Jep con la sigaretta stretta tra i denti e il largo sorriso da clown e nell’aria il remix di “A far l’amore comincia tu” che tuona dalle casse. 

Voto di Marco Zaninelli: 9
Voto di Antonella Buzzi: 7

Media voto: 8


lunedì 13 gennaio 2014

Golden Globes 2014: I vincitori (e qualche personale considerazione)



Si è appena chiusa a Los Angeles la cerimonia dei Golden Globes, che per il cinema italiano è stata fonte di grandi soddisfazioni: La grande bellezza di Paolo Sorrentino ha, infatti, trionfato quale film straniero su contendenti degni di rilievo, quali La vita di Adele, Il sospetto e Il passato.
Personalmente, sono molto contenta anche per la vittoria di Jennifer Lawrence quale attrice non protagonista per American Hustle: la giovanissima attrice si avvia forse a bissare l'Oscar dello scorso anno ricevuto per Il lato positivo? È molto probabile, perché la sua performance nel film di David O. Russell supera di gran lunga quella di tutte le possibili sfidanti. Altra vittoria che mi ha reso molto felice, sebbene io non abbia ancora visto il film, è quella di Leonardo DiCaprio quale migliore attore protagonista in una commedia per The Wolf of Wall street. A questo punto l'Academy si vede costretta almeno a candidarlo, se non addirittura a premiarlo, sebbene possa preferirgli Matthew McConaughey, premiato, invece, quale migliore protagonista di film drammatico. Staremo a vedere.
Intanto ecco tutti i premi assegnati nella categoria cinema: 

Miglior film drammatico: 12 years a slave 
Migliore film commedia o musical: American Hustle 
Migliore regista: Alfonso Cuaron, Gravity 
Miglior film straniero: La grande bellezza 
 Migliore sceneggiatura: Spike Jonze, Her 
Migliore attore in un film drammatico: Matthew McConaughey, Dallas Buyers Club 
Migliore attore in un film commedia o musical: Leonardo DiCaprio, The Wolf of Wall street 
Migliore attrice in un film drammatico: Cate Blanchett, Blue Jasmine 
Migliore attrice in un film commedia o musical: Amy Adams, American Hustle 
Migliore attore non protagonista: Jared Leto, Dallas Buyers Club 
Migliore attrice non protagonista: Jennifer Lawrence, American Hustle 
Migliore film animato: Frozen
Migliore colonna sonora originale: Alex Ebert, All is lost
Migliore canzone originale: U2, Ordinary Love, Mandela: Long Walk to Freedom

Per rivivere la diretta, nella pagina twitter Ho voglia di cinema troverai
tutti i miei commenti live.

sabato 11 gennaio 2014

AMERICAN HUSTLE - L'APPARENZA INGANNA


Titolo originale: American Hustle
Paese: U.S.A.
Anno: 2013
Durata: 138 min.
Regia: David O. Russell
Sceneggiatura: David O. Russell, Eric Warren Singer
Cast: Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence, Robert DeNiro, Michael Peña, Jack Huston, Louis C.K., Shea Whigham, Alessandro Nivola, Elizabeth Rohm, Paul Herman, Colleen Camp
Trama: New York, 1974. Per evitare un'incriminazione per le numerose truffe perpetrate, Irving Rosenfeld e l'amante Sydney Prosser sono costretti ad collaborare con l'agente dell'FBI Richard DeMaso per incastrare altri truffatori e politici, tra cui il beneamato sindaco della città di Camden, Carmine Polito.

L'ultimo film di David O. Russell (The fighter, Il lato positivo), che molto probabilmente farà incetta di candidature ai prossimi Academy Awards, non è il miglior film del regista statunitense, che a mio avviso rimane Il lato positivo, ma sicuramente è un film intrigante e divertente, caratterizzato da interpretazioni a dir poco sopra la media. 
Dopo un lungo (ed evitabile) prologo, la truffa del titolo entra nel vivo e il film prende numerose e diverse pieghe, che ingannano continuamente lo spettatore, sebbene il tono grottesco predomini grazie ad un'eccessiva colonna sonora anni Settanta, a coloratissimi vestiti e ridicolissime acconciature.
Il fatto di essersi ispirato ad una storia realmente accaduta - come apprendiamo all'inizio del film, infatti, "alcuni fatti sono veri" - non imbriglia O. Russell, che lascia dispiegare la propria fantasia, concentrandosi sulle relazioni esistenti tra i diversi personaggi e dedicando il giusto spazio e il giusto tono ad ogni elemento, comico o tragico, che la storia presenta.
Numerose le scene cult: da Christian Bale che si sistema il riporto a Jennifer Lawrence che canta, fino a Bradley Cooper con i bigodini. 
Anche i più critici non possono non essere rimasti impressionati dalle  straordinarie performance dei protagonisti, che rendono impossibile dire quale attore stupisca di più: il grasso Christian Bale, la sexy Amy Adams, l'inarrestabile Bradley Cooper, la pazza Jennifer Lawrence, o il corrotto e bonaccione Jeremy Renner? Da questo punto di vista, David O. Russell si conferma uno dei pochi registi in circolazione in grado di valorizzare ogni interprete, probabilmente lasciando un po' di spazio all'improvvisazione (penso alle sfuriate di Jennifer Lawrence e a quelle di Bradley Cooper, troppo naturali per essere completamente "ordinate"). A tal proposito, si consiglia la visione del film in lingua originale, in particolare per l'accento italiano di Jeremy Renner (che non ha nel sangue geni della nostra penisola) e soprattutto per il cambio di accento di Amy Adams, per forza di cose assente nella versione italiana, sebbene i più saranno concentrati a notare di quest'ultima l'incredibile avvenenza, esaltata da scollature mozzafiato.
Tra gli altri interpreti con un ruolo minore, non possiamo non ricordare Louis C.K., celebre comico statunitense nei panni di un funzionario dell'FBI che ha la sfortuna di avere come subordinato Richard DeMaso, alias Bradley Cooper, nonché l'intramontabile Robert DeNiro, che, dopo Il lato positivo, torna a recitare per O. Russell, prestando il suo ghigno - chi l'avrebbe mai detto? - ad un killer della mafia.
In conclusione, American Hustle si presenta sotto ogni aspetto come un film strabordante ed esagerato, che seduce lo spettatore fino allo sfinimento e lo lascia frastornato e disorientato, ma - almeno per quanto mi riguarda - più che soddisfatto.

Voto: 7

Se vi è piaciuto, guardate anche: The fighter, Il lato positivo, Now you see me, Ocean's Eleven

domenica 5 gennaio 2014

I MIGLIORI 10 FILM DEL 2013

Come di consueto, si chiudono i premi "assegnati" da Ho voglia di cinema con la classifica dei migliori 10 film dell'anno.
Premettendo che non ho visto tutti i film importanti usciti nell'anno appena passato (non ho visto, ad esempio, Spring Breakers, Zero Dark Thirty e La vita di Adele), considero l'anno cinematografico 2013 molto interessante. Per precisione, la mia classifica (consultabile anche sul sito del Cinema Bendato) riguarda i film usciti nel 2013 nel nostro paese; dunque, troverete anche titoli usciti negli USA nel 2012.  
 


9. Noi siamo infinito
 














3. Rush







Classifica del 2011
Classifica del 2012

sabato 4 gennaio 2014

IL MIGLIOR BLOG DI CINEMA DEL 2013: LA CINETECA DI DON DIEGO


Dopo quindici giorni di votazioni, è giunta finalmente l'ora di proclamare il Miglior Blog di Cinema del 2013 secondo i lettori di Ho voglia di cinema.
Anche questa edizione del premio, come quella del 2012, ha riscosso un buon successo e ci tengo a ringraziare tutti i partecipanti.

Al terzo posto con 15 voti si è classificato il blog Cinematografia patologica.

Al secondo posto, per il secondo anno consecutivo, si è classificato con 43 voti Il Bollalmanacco di Cinema.

Al primo posto, con 92 voti, si è classifacato il blog La Cineteca di Don Diego.

Complimenti al vincitore e a tutti i partecipanti!
La Cineteca di Don Diego potrà inserire come banner, se vorrà, l'immagine raffigurata qui sopra. Ovviamente, in quanto blog vincitore dell'edizione 2013, sarà altresì inserito nell'albo - da me custodito gelosamente - degli Ho Voglia di Cinema Awards.

Potete consultare i risultati delle votazioni nel sondaggio pubblicato nella colonna in alto a destra del blog.

Al prossimo anno!

venerdì 3 gennaio 2014

MIGLIORI ATTRICI DEL 2013 - POSIZIONE N. 1


Nome: Jennifer Lawrence
Nazionalità: statunitense
Età: 23 anni
Nel 2013 l'abbiamo vista in Il lato positivo di David O. Russell, House at the end of the street di Mark Tonderai, Hunger Games: La ragazza di fuoco di Francis Lawrence
Nel 2014 la vedremo in American Hustle di David O. Russell, Hunger Games: Il Canto della rivolta Parte I di Francis Lawrence, X-men: Giorni di un futuro passato di Bryan Singer, Serena di Susanne Bier
Il film in cui l'ho amata di più: Il lato positivo di David O. Russell
Posizione in classifica nel 2012: 1° posto

L'anno scorso scelsi Jennifer Lawrence come attrice dell'anno 2012, scommettendo che fosse solo all'inizio di una brillante carriera e a quanto pare la mia previsione, come quella di molti altri, era corretta. Solo un paio di mesi più tardi, a soli 22 anni, Jennifer Lawrence ha incassato il primo premio Oscar della sua carriera per il ruolo di Tiffany ne Il lato positivo di David O. Russell strappandolo alla favorita Jessica Chastain.
Perché Jennifer Lawrence ci piace tanto?
E' bella e brava come lo sono state tante attrici all'inizio della propria carriera, ma ciò che contraddistingue Jennifer è che è assolutamente naturale in tutto ciò che fa. E' bella e brava in maniera assolutamente inconsapevole e in lei non sembra esserci finzione. E' una ragazza ventitrenne del Kentucky che come una qualunque ventitreenne del Kentucky inciampa se casualmente si trova a dover ritirare un premio Oscar.
In poche parole, nonostante la bellezza fuori dal comune e i milioni di dollari in banca, Jennifer è una di noi.

Il lato positivo

Hunger Games: La ragazza di fuoco

American Hustle
 Di seguito il trailer di American Hustle, in questi giorni nei cinema:


La classifica finale #Miglioriattrici2013

giovedì 2 gennaio 2014

MIGLIORI ATTORI DEL 2013 - POSIZIONE N. 1

Nome: Leonardo DiCaprio
Nazionalità: statunitense
Età: 39 anni
Nel 2013 lo abbiamo visto in Django Unchained di Quentin Tarantino, Il Grande Gatsby di Baz Luhurmann
Nel 2014 lo vedremo in The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese
Il film in cui l'ho amato di più: tutti a seconda delle fasi della mia vita: a 11 anni in Titanic, a 16 anni in Gangs of New York, etc. etc. L'anno scorso scelsi Blood Diamond, quest'anno scelgo The departed.
Posizione in classifica nel 2012: 5° posto

Chi se non lui? Leonardo DiCaprio ha segnato l'anno cinematografico 2013 con due interpretazioni da Oscar: in Django Unchained nei panni del cattivo Calvin Candie e in Il Grande Gatsby nei panni dell'illuso Jay Gatsby.
A fine gennaio lo rivedremo in Italia in The Wolf of Wall Street, l'ultimo film di Martin Scorsese che ha già ricevuto recensioni altamente positive. 
Pare che nel prossimo periodo Leonardo si prenda una pausa: speriamo non troppo a lungo perché i film da lui interpretati sono sempre una garanzia. Pochi come lui, o forse nessuno, possono dire di aver lavorato con i più grandi registi della sua epoca, che passeranno alla storia del cinema: Martin Scorsese, Christopher Nolan, Steven Spielberg, Quentin Tarantino, Ridley Scott, Clint Eastwood, Sam Mendes, Baz Luhurmann.
Caro Leo, sono sicura che passerai alla storia anche tu.

Django Unchained

Il Grande Gatsby

The Wolf of Wall Street
Di seguito il trailer di The Wolf of Wall Street:




La classifica finale #Miglioriattori2013