domenica 30 dicembre 2018

Best movies 2018

Anche il 2018 volge al termine e giunge il tempo di scegliere quali sono stati i migliori dieci film usciti dalle nostre parti negli ultimi dodici mesi. Si tratta di un appuntamento imprescindibile per me, anche se con difficoltà mi ritrovo a scrivere qui sul blog. Quest'anno ho visto molti film, alcuni di essi mi hanno colpito molto, altri sono stati, invece, un po' deludenti, ad ogni modo credo che un paio di film resteranno nel mio pantheon cinematografico.
Ma bando alle ciance, ecco la classifica:

10.  Tutte le volte che ho scritto ti amo



domenica 28 ottobre 2018

Prepararsi ad Halloween: i migliori film horror


Domanda: quale è il migliore film horror con cui trascorrere Halloween? Risposta: non so. Quando mi viene chiesto se ho visto un certo film horror, mi trovo nella stessa posizione di quelli che, quando citi un musical, ti rispondono un po' schifati: "Naaaa... io non vedo musical". Ecco, io non guardo film horror e non perché sia particolarmente prevenuta verso il genere, ma semplicemente per la mia salute mentale. Se guardo un horror non dormo per giorni o cerco i mostri sotto il letto prima di andare a dormire. Mi è successo dopo aver guardato un pezzettino di Scream dato su Italia 1 molti anni fa (incubi tutta la notte), mi è successo con l'ultimo film horror che ho visto, Get out (incubi per una settimana); mi è successo da bambina con il solo trailer di It (incubi da tutta la vita)... Inutile dire che non ho mai visto The ringThe blair witch project che durante la mia adolescenza tutti i miei coetanei corsero a vedere.

domenica 14 ottobre 2018

Prepararsi ad Halloween: i migliori costumi tratti dal mondo del cinema e della tv


Halloween si avvicina ed è giunto il momento, per chi di voi si accinge a partecipare ad una festa, di pensare ad un travestimento appropriato, se non volete ridurvi alle ore 18.00 del 31 ottobre a ricercare un cappello da strega o denti da vampiro nel negozietto cinese sotto casa. Il costume di Halloween va ben preparato perché, ricordatevi, dovete confondervi con i morti che quella notte si risveglieranno , ragion per cui dovete essere molto credibili.

Quali sono i travestimenti più di tendenza che potete sfoggiare quest'anno ispirati al mondo del cinema e della televisione?

giovedì 4 ottobre 2018

Siamo tutti Don Chisciotte


L'ultimo film di Terry Gilliam, "L'uomo che uccise Don Chisciotte", è un delirante viaggio alla scoperta di sé in cui la domanda che viene posta allo spettatore è la seguente: siamo tutti Don Chisciotte?  La riflessione di Gilliam si focalizza sulla follia umana, usando come tramite l'espediente del cinema nel cinema: e quale espediente migliore visto che il cinema è da sempre un luogo di rappresentazione e finzione in cui ciascuno, con il proprio bagaglio di maschere, assume l'ulteriore maschera impostagli dal copione. D'altronde, per dirla con Erasmo da Rotterdam, "tutta la vita umana non è se non una commedia, in cui ognuno recita con una maschera diversa, e continua nella parte, finché il gran direttore di scena gli fa lasciare il palcoscenico".

venerdì 14 settembre 2018

Sulla pelle di Stefano, sulla nostra pelle


La libertà personale è inviolabile (...).  È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.
Art. 13 Costituzione Repubblica Italiana

Non è facile parlare di un film come Sulla mia pelle perché la morte di Stefano Cucchi è una pagina nera della storia italiana, che ha provocato e continua a provocare tanto dolore e tanta rabbia. È una storia che mentalmente collego ai ragazzi torturati a Genova, a Federico Aldrovandi, a Giulio Regeni: persone che non si conoscevano tra loro e che mai avrebbero pensato e desiderato di entrare nella storia d'Italia. Eppure, la loro vita ha segnato anche la mia crescita e quella di molti altri. 


Ciononostante, anche se conosco la vicenda di Stefano e provo ad immaginare quei pezzi di storia ancora mancanti, guardando il film di Alessio Cremonini è come se la apprendessi per la prima volta. Infatti, mentre impotente vedo scorrere sullo schermo gli ultimi sette giorni di vita di Stefano, i miei sentimenti vanno dall'incredulità all'angoscia, dalla rabbia alla speranza. Sì, speranza: perché mentre Stefano scivola lentamente e inesorabilmente verso la morte, nella più totale solitudine e in preda ad una sofferenza indescrivibile, pur consapevole di quanto sta per accadere, io spero che qualcuno lo porti via da quel girone dell'inferno, che qualcuno spezzi quella violenza di Stato indicibile e senza senso.


In un'intervista Alessandro Borghi, straordinario interprete di Stefano, ha affermato che avrebbe voluto gridare aiuto al suo posto. Da parte mia, io, mera spettatrice del suo calvario, vorrei scuoterlo e dirgli che deve resistere perché è importante per me. Vorrei abbracciarlo. Vorrei che i suoi genitori sfondassero le porte del carcere ed entrassero con la forza. Vorrei che ci fosse un finale diverso. L'ultimo abbraccio tra il padre e Stefano, durante il processo, è devastante, ma è con il monologo finale che la speranza è completamente schiacciata e il buio di Stefano è il nostro buio. 


Tutto questo perché mi rifiuto ancora oggi di poter credere che la vita di un ragazzo, la vita di un fratello, la vita di un figlio, la mia vita, possa essere così insignificante per lo Stato che abbiamo chiamato a proteggerci e che esiste solo perché insieme siamo più forti. Non posso credere che quella debolezza in cui è caduto Stefano, la droga, in cui cadono alcuni di noi, che siamo tutti esseri umani e in quanto tali imperfetti, in cui tanti altri potrebbero cadere in qualsiasi momento, possa portare all'indifferenza, al disprezzo, alla violenza da parte di chi è incaricato di tutelarci anche quando sbagliamo, anzi, soprattutto quando sbagliamo: il livello di "civiltà" di uno Stato si misura anche in base al modo in cui tratta i propri detenuti. Eppure, dopo nove lunghi anni, i familiari di Stefano, e noi con loro, sono ancora in attesa che i responsabili vengano individuati e condannati. Quella giustizia che ha fallito con Stefano continua a tutt'oggi a fallire e a insultare la sua memoria. 


Raramente un film è capace di emozioni che ci travolgono con tanta forza e prepotenza. Nel mio caso, Sulla mia pelle ci è riuscito, dando voce a chi non ne ha più. Non sappiamo come andrà a finire il secondo processo che coinvolge cinque carabinieri e il film non doveva e non poteva rispondere a questa domanda; quel che certamente sappiamo è che Stefano, con tutti i suoi errori, le sue contraddizioni, i suoi demoni, si è spento lentamente e in solitudine, uno stato di abbandono che ci spaventa e ci indigna perché nessuno deve e vuole morire così.  

lunedì 10 settembre 2018

I Karate Kids sono tornati e sono diventati men: COBRA KAI


Quando ho saputo, mesi fa, che sarebbe stata girata una serie TV ambientata una trentina di anni dopo i fatti narrati in The Karate Kid, ho pensato che fosse una pessima idea. Come attualizzare un vecchio cult per i ragazzi nati e cresciuti negli anni 80, ma sconosciuto ai ragazzi di oggi? Lo scetticismo era tanto. Ovviamente, vinta dalla curiosità, ho ceduto alla visione e alla fine devono ammettere che l'idea di realizzare Cobra Kai si è rivelata una scelta assolutamente brillante. 


Purtroppo, per motivi discutibili, la serie, composta da dieci puntate di circa 25 - 35 minuti ciascuna, è disponibile su Youtube in lingua inglese solo con i sottotitoli in inglese. A parte ciò, i più poliglotti potranno quindi godere del nuovo incontro/scontro tra Danny LaRusso, interpretato da Ralph Macchio, e Johnny Lawrence, interpretato da William Zabka. Alcuni di voi sapranno che i due personaggi avevano assunto una nuova dimensione cult in How I met your mother, dove erano apparsi nel ruolo di loro stessi. Ed è forse proprio grazie a How I met your mother che Cobra Kai ha assunto una certa trama, traendo spunto dalla visione che il personaggio di Barney Stinson (alias Neil Patrick Harris ) aveva del film: il vero karate kid non era Danny, bensì Johnny.


Sarebbe stato molto facile partire dalla seguente trama: Danny è il sensei illuminato di un gruppo di ragazzi sfortunati, tormentati dai bulli, proprio come Miyagi (Pat Morita) lo era stato per lui.


E invece, ripartendo da situazioni invertite rispetto al primo film della saga, gli autori decidono di complicare un po' il racconto e di renderlo più originale. Danny è diventato un uomo di successo, ha una bella famiglia ed è pure un po' antipatico. Johnny, invece, è un semplice disoccupato, che abusa di alcol e ha un pessimo rapporto con il suo unico figlio. Immediatamente lo spettatore è portato ad essere solidale con quest'ultimo, soprattutto quando difende un giovane vicino di casa, Miguel, da una banda di bulli e decide di dare lezioni di karate al ragazzino affinché impari a difendersi. Da qui la rinascita della scuola Cobra Kai, con grave disappunto da parte di Danny, che cercherà in tutti i modi di ostacolare il vecchio rivale. 


Grazie a questa scelta, la serie sceglie di non essere un'operazione puramente nostalgica, bensì rappresenta i vecchi personaggi sotto una luce nuova e i nuovi personaggi in maniera innovativa e si rifiuta di riprodurre in maniera sbrigativa lo schema narrativo della saga degli anni Ottanta. Al contrario, mette in discussione, a tratti in maniera scherzosa, a tratti in maniera più approfondita, gli stereotipi che siamo abituati a conoscere (il buono/loser, il cattivo/bullo). Pur non volendo in alcun modo giustificare il bullismo, la serie non si limita a condannare, ma si pone al contempo le seguenti domande: come nasce un bullo? Chi ha influito negativamente nella costruzione della personalità di un ragazzo? I genitori, la scuola lo sport? I ruoli di buono e cattivo si invertono continuamente, tutti i personaggi agiscono correttamente e poco dopo sbagliano, salvo poi comportarsi bene e, infine, di nuovo sbagliare: ed è così che sono le persone.


Una serie così strutturata permette di essere apprezzata non solo dai vecchi fan della saga (inclusa la sottoscritta), ma anche da nuove schiere di adolescenti, che avranno modo di riconoscersi nei personaggi più giovani, i nuovi karate kids. 

lunedì 27 agosto 2018

Di armadilli, animali fantastici e rapsodie boeme

Si avvicina l'autunno e le sale, finalmente, si ripopolano di pellicole interessanti dopo un'estate che ci ha tenuto quasi a digiuno. 
Siccome gli anni passano per tutti e ho cominciato a segnarmi sull'agenda i film in uscita, ho pensato di scrivere anche per voi (se ci siete) quelle pellicole che, secondo me, non possono essere proprio perse. Se cliccate qui, trovate la playlist dei trailer su Youtube.

Se ho dimenticato qualche film, scrivetemi nei commenti! 


12 settembre
Sulla mia pelle
Sarà presentato anche alla Mostra del cinema di Venezia il film sugli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi, ragazzo morto nel 2009 durante la custodia cautelare in carcere in circostanze mai del tutto chiarite. Il film uscirà sia nelle sale che su Netflix. 
Punti di forza: il coraggio di affrontare una storia controversa, l'interprete protagonista (Alessandro Borghi).
Punti deboli: il rischio è che gli autori sparino un po' nel mucchio non volendosi assumere la responsabilità di individuare i responsabili della morte di Stefano. 
Da guardare se ti è piaciuto anche: Diaz, Acab.



13 settembre
La profezia dell'armadillo
Tratto dal primo romanzo a fumetti di Zerocalcare, il film porta sullo schermo l'autore, i suoi amici e l'armadillo, il personaggio immaginario che popola le notti di Calcare, incarnando le sue paure e le sue insicurezze. Ma con loro c'è tutta una generazione di spiantati con i sogni infranti. 
Punti di forza: Zerocalcare è il fumettista italiano più famoso del momento
Punti deboli: la storia forte sulla carta reggerà nella trasposizione sullo schermo? 
Da guardare se ti è piaciuto anche: Smetto quando voglio, Zoran - Il mio nipote scemo


27 settembre 
L'uomo che uccise Don Chisciotte
Da decenni Terry Gilliam voleva portare Don Chisciotte sullo schermo... finalmente ce l'ha fatta (ovviamente in un modo tutto suo)!
Punti di forza: la regia di Terry Gilliam, l'eterna lotta di Don Chisciotte contro i mulini a vento, Adam Driver nei panni del protagonista.
Punti deboli: spesso i film della vita si rivelano i peggiori di sempre.
Da guardare se ti è piaciuto anche: Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo, Le avventure del barone di Munchausen.


11 ottobre
A star is born
Il film originale è del 1937, seguito da due remake nel 1954 e nel 1976. Nei panni delle protagoniste, stelle nascenti del cinema/musica, all'epoca vi erano Janet Gaynor, Judy Garland e Barbra Streisand.  Cosa combineranno insieme Bradley Cooper, qui anche in veste di regista, e Lady Gaga? La curiosità è fortissima.
Punti di forza: il trailer emozionante in cui la coppia dei protagonisti sembra davvero molto affiatata, la colonna sonora country composta da Bradley Cooper e Lady Gaga.
Punti deboli: la storia già vista: cosa ci vorrà raccontare di più Bradley Cooper rispetto ai film passati?
Da guardare se ti è piaciuto anche: The artist, Il cigno nero.


31 ottobre
Il primo uomo
Damien Chazelle, regista premio Oscar per La La land, lascia il campo della musica e si butta in quello dello spazio per raccontarci la storia del primo uomo che ha messo piede sulla luna, Neil Armstrong. Nei panni del protagonista ancora una volta Ryan Gosling.
Punti di forza: la storia di un grande uomo come Neil Armstrong unita al punto di vista originale di Damien Chazelle e, ovviamente, Ryan Gosling.
Punti deboli: il consueto rischio del biopic celebrativo è dietro l'angolo.
Da guardare se ti è piaciuto anche: Gravity, The martian, Apollo 13. 


15 novembre
Animali fantastici - I crimini di Grindelwald
Scritto da J.K. Rowling in persona e diretto da David Yates, il secondo capitolo della saga iniziata due anni fa con Animali fantastici e dove trovarli porta sullo schermo un giovane Albus Silente, interpretato da Jude Law. Imperdibile!
Punti di forza: il mondo di Harry Potter ha ancora tanto da raccontare dopo la fine della saga del maghetto.
Punti deboli: il rischio che la magia si esaurisca a causa della ripetitività.
Da guardare se ti è piaciuto anche: gli otto film della saga di Harry Potter, Animali fantastici e dove trovarli. 


29 novembre
Bohemian rhapsody
Per chi come me ha una venerazione quasi assoluta per i Queen e Freddie Mercury, il film è assolutamente imprescindibile. La pellicola, però, ha avuto varie vicissitudine, tra cui alcune divergenze creative tra i membri della band e Sacha Baron Cohen e il licenziamento di Bryan Singer. Alla fine Freddie Mercury è stato interpretato da Rami Malek e Singer rimpiazzato da Dexter Fletcher.
Punti di forza: i Queen e Freddie Mercury. Punto.
Punti deboli: il film è stato prodotto anche da Brian May e Roger Taylor. Quanto sarà onesto?
Da guardare se ti è piaciuto anche: Nowhere boy, The doors. 

domenica 19 agosto 2018

Dirty Dancing (2017) vs Dirty Dancing (1987): chi vincerà?


Chi mi ha seguito in passato sa che oramai non scrivo quasi mai sul blog, anche se continuo a vedere film e serie TV: non smetterò mai di essere una spettatrice, mentre sono una blogger a fasi alterne! Ieri sera ho visto, però, qualcosa che stranamente mi ha fatto venire voglia di prendere carta e penna e di scrivere due righe (anzi, ben più di due): Dirty Dancing. Non l'indimenticabile film del 1987, con protagonisti Jennifer Grey e Patrick Swayze, ma il suo remake televisivo, uscito trent'anni dopo, nel 2017. Conscia che un rifacimento, pensato per la tv, difficilmente avrebbe potuto eguagliare l'originale, mi sono comunque accostata alla visione quasi completamente scevra di pregiudizi (figuratevi, mi è piaciuto addirittura Dirty Dancing 2!). 


Una premessa doverosa: ho visto il film originale, che ne so, 50 volte? Forse anche di più, considerato che ho 32 anni e l'avrò visto per la prima volta da bambina, non so a quale età, quando le mie sorelle erano adolescenti. All'epoca non capivo granché molte parti, ma la scena finale con The time of my life mi piaceva già allora. Devo dire, tra l'altro, che non sono mai andata in fissa particolare con Dirty Dancing, come mi è capitato con altre pellicole, anche di recente, e questo perché è un film che c'è sempre stato nella mia vita, una presenza costante, un vecchio amico che ogni tanto rivedi e a cui sei affezionato. Il tempo passa, ma insieme vi divertite sempre. Così io e Dirty Dancing


Per i pochi di voi che non hanno mai visto né l'originale né il remake, basti dire che entrambi i film sono ambientati nel 1963 e raccontano la storia di un'adolescente, Frances "Baby" Houseman, alle prese con il suo primo amore, un insegnante di ballo di nome Johnny nel villaggio turistico dove lei e la sua famiglia sono in vacanza. Anche se il film del 1987 pecca un po' di originalità e di ingenuità in alcuni passaggi, ha numerosi pregi che lo rendono, da un lato, un'emozionante commedia romantica e, dall'altro, uno dei migliori film musicali di sempre: ciò grazie all'alchimia tra i protagonisti, ai riusciti personaggi di contorno, all'ambientazione nostalgica e alla colonna sonora meravigliosa. Addirittura, il film si permette di rappresentare un tema controverso, come quello dell'aborto clandestino, e di affrontarlo senza paternalismi. 


Ciò detto, cosa poteva sbagliare il film del 2017? Tutto. E cosa ha sbagliato? Tutto. E non lo dico perché sono un'ammiratrice dell'originale: il remake sarebbe un brutto film anche se non fosse un remake. Ci sarebbe molto da dire, provo a riassumere gli elementi che ho apprezzato di meno: 


1) il film racconta il passaggio all'età "adulta" di Baby, che, grazie al ballo e all'incontro con Johnny, scopre una diversa sé, lontana dall'immagine che hanno di lei i genitori, la sorella e tutti coloro che la circondano. Nel film del 1987 questo passaggio si desumeva chiaramente dal racconto, dal contesto, dalle immagini, senza bisogno di sottolineature esplicite. Nel film del 2017, invece, più o meno ogni cinque minuti c'è qualcuno che dice "Baby è diventata una donna", "Non sei più quella di tre settimane fa", etc.... Posto che la presa di coscienza dei cambiamenti di una persona non è mai immediata, il problema del film è la ripetitività. 


2) Sui protagonisti, interpretati da Abigail Breslin e Colt Prattes, una sola parola: no. Nè singolarmente, nè insieme. Lei non sa ballare né all'inizio, né alla fine, anzi, alla fine balla in modo peggiore. Nel guardarla, si prova semplicemente tanto, ma tanto imbarazzo. Nessuno pretendeva che diventasse una super ballerina in tre settimane (e infatti Jennifer Grey non lo diventava), ma Baby (come la protagonista di un qualsiasi film basato sulla danza, oserei dire) avrebbe dovuto quantomeno avere senso del ritmo e lasciarsi guidare. Invece, in certi momenti sembra che Johnny stia spostando un sacco di patate. Anche le sue doti attoriali, purtroppo, non sono particolarmente brillanti: quando, verso il finale, Johnny parte, al momento dell'addio lei sembra un cucciolino ferito, una bambina rimproverata dal papà. A proposito di Johnny: bravo ballerino, ma non trasmette un decimo del coinvolgimento che trasmetteva Patrick Swayze quando ballava. Completamente insignificante. Per quanto riguarda la recitazione, poi, sembra che stia perennemente pensando: "ma quanto sono figo che sto interpretando Johnny in Dirty Dancing"? No, ti prego no. 


3) La sceneggiatura, certo, non ha aiutato i protagonisti a spingersi troppo in là nell'interpretazione. Desiderosa, forse, di dare un tocco di originalità alla storia già amata da tanti, e assumendosi un rischio non da poco (almeno di questo, le do merito), la sceneggiatrice Jessica Sharzer sembrerebbe aver voluto colmare quei piccoli vuoti che il film originale aveva, che però di fatto servivano a creare l'atmosfera complessiva e a rendere tutto più magico. Qui invece è tutto detto, raccontato, mostrato: troppo. Qualche esempio: Johnny che racconta il suo passato di ex detenuto: ma perché? Nel film del 1987, Johnny racconta pochissimo della sua vita: la sua vulnerabilità emerge dal legame che instaura con Baby, non da parole inutili. Un altro esempio: Baby e Johnny che si dicono ti amo. C'era davvero bisogno? Nel film Johnny e Baby si incontrano e si innamorano, ovviamente, ma sono ancora e resteranno sempre nella fase iniziale del loro amore, quella in cui non ci si dice ancora ti amo. Perché esplicitare?


4) Un ultimo e definitivo punto (SPOILER) che si ricollega al precedente. Il film del 2017 è raccontato come un lungo flashback da Baby che è andata a vedere uno spettacolo a teatro. Come scopriamo alla fine, lo spettacolo è tratto da un libro da lei stessa scritto e coreografato, guarda il caso, da Johnny. Scopriamo dunque che i due non si vedono da anni e che ognuno ha preso la propria strada. Comprendo che la sceneggiatura abbia voluto dare una risposta a quella domanda che tutti gli spettatori dal 1987 in avanti si sono posti e cioè "Baby e Johnny sono rimasti insieme?", ma forse, anche in questo caso, sarebbe stato meglio non esplicitare e non spezzare la magia.
Dal momento che non stiamo parlando di un dramma storico, ma di una semplice storia d'amore diventata iconica, credo che ogni spettatore dovrebbe essere libero di immaginare il proprio finale, di sperare che Baby e Johnny siano rimasti insieme, nonostante le difficoltà, le differenze sociali e la lontananza. Di sperare, magari, che la loro storia abbia avuto un lieto fine, a differenza della propria cottarella estiva, che li ha fatti tanto soffrire, ma che è rimasta sempre nel loro cuore. 


Ho scritto un post lunghissimo e credo che quasi nessuno sia arrivato alla fine (ma sappiate che mi sono anche limitata!). Due ultimi pensieri: mi auguro sinceramente che le televisioni ripongano nel cassetto il remake e buttino la chiave e che continuino a riproporre nei loro palinsesti l'originale. E mi auguro che gli adolescenti di oggi non abbiano visto questo film oppure, se lo hanno visto, che siano poi andati a rivedere subito dopo l'originale. Perlomeno, questo è quello che ho fatto io.