martedì 30 ottobre 2012

Li teniamo d'occhio... JOSEPH GORDON - LEVITT


Il suo viso è quello di un eterno adolescente, nonostante abbia superato i trent'anni. Sebbene solo di recente il suo nome sia diventato celebre per la partecipazione agli ultimi due film di Christopher Nolan, Joseph Gordon-Levitt, classe 1981, californiano, ha già una lunghissima carriera alle spalle, iniziata a soli 6 anni, quando  partecipa a diversi film tv e a numerose serie.
Nel 1992, è Robert Redford da giovane in In mezzo scorre il fiume, mentre nel 1999 è tra i protagonisti di 10 cose che odio di te, commedia sentimentale che all'epoca ha molto successo tra gli adolescenti e vede, tra gli altri, protagonista anche il compianto Heath Ledger. Tra il 1996 e il 2001 Joseph è uno dei protagonisti della sit - com Una famiglia del terzo tipo, di grande successo di pubblico, trasmessa in Italia nel 2009 sul canale digitale Steel.
Dopo una pausa di un paio di anni, in cui studia letteratura francese alla Columbia, il giovane attore americano sceglie di cambiare genere, recitando prevalentemente in film indipendenti. Tra questi film ricordiamo: Killshot di John Madden, Miracolo a Sant'Anna di Spike Lee, Hesher è stato qui di Spencer Susser, 50 e 50 di Jonathan Levine. 
Nel 2010 interpreta il ruolo di Arthur in Inception di Christopher Nolan, mentre nel 2012 è John Blake/Robin in Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno, sempre di Nolan.
Prossimamente lo vedremo nel film che Steven Spielberg ha dedicato al presidente americano che abolì la schiavitù, Lincoln, in cui interpreta il ruolo del primogenito del presidente, interpretato da Daniel Day Lewis. A gennaio 2013 è, invece in uscita Looper - In fuga dal passato di Rian Johnson, storia ambientata in un doppio futuro nel quale la criminalità organizzata uccide persone mandate indietro dal futuro dalla criminalità organizzata stessa.
Per quanto riguarda il suo ruolo di Robin nell'ultimo film di Nolan, sebbene sembra escluso uno spin off dedicato all'eroe mascherato, durante la promozione di Lincoln, Gordon - Levitt si è detto disponibile a partecipare ad un sempre più probabile film sulla Justice League of America, che la Warner Bros ha intenzione di produrre dopo il recente successo degli Avengers. Staremo a vedere. Nel frattempo, Gordon - Levitt sta girando il suo primo lungometraggio come regista, Don Jon's addiction, nel quale, oltre a se stesso, recitano Scarlett Johannson e Julianne Moore.

Joseph Gordon Levitt su imdb

Una chicca: Joseph Gordon - Levitt in La signora del West (dal minuto 3.40)

domenica 28 ottobre 2012

TO ROME WITH LOVE


Finché non lo vedi non ci credi... che Woody Allen avesse diretto il più brutto film della sua carriera proprio in Italia.
Possibile che il regista di quel capolavoro del cinema che mi ha stregato - Manhattan - abbia potuto girare una simile accozzaglia di banalità e nonsense? Eppure, è così.
Quattro gli episodi che compongono il film:
Jack (Jesse Eisenberg), studente di architettura, si invaghisce della migliore amica della sua fidanzata, Monica (Ellen Page);
Leopoldo (Roberto Benigni), anonimo impiegato, viene travolto da un'improvvisa e inaspettata ondata di celebrità;
Antonio e Milly, sposini repressi, arrivano a Roma da Pordenone; nel giro di un pomeriggio, il primo finirà tra le braccia di una prostituta, la seconda (quasi) tra quelle di una celebrità locale;
Jerry (Woody Allen) e sua moglie arrivano a Roma da New York per conoscere il fidanzato della figlia Hailey. 
Questo è l'episodio più divertente (non a caso, quello in cui recita lo stesso regista), ma è comunque lontano anni luce dagli altri film di Allen. Se attori come Jesse Eisenberg e Ellen Page speravano di consacrare la loro carriera recitando in questo film, purtroppo, si sbagliavano di grosso. Per non parlare di tutti gli attori italiani che non si contano: da Roberto Benigni a Antonio Albanese, da Alessandra Mastronardi a Riccardo Scamarcio: sarebbe impossibile elencarli tutti, perché praticamente in ogni inquadratura c'è un volto noto al pubblico italiano.
Non è soltanto il risultato finale ad essere a dir poco imbarazzante, sia per noi che per Allen, ma la sensazione di disagio è costante per l'intera durata del film, il che mi è capitato soltanto con certe fiction tv di casa nostra. Forse aveva fretta, forse non aveva voglia, o forse Allen ci vede proprio così.
E allora, alla fine, ci si domanda: PERCHE'?

Voto: 2
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COGAN - KILLING THEM SOFTLY


Cogan - Killing them softly è un film di Andrew Dominik, presentato all'ultimo Festival di Cannes, con protagonista Brad Pitt, in veste anche di produttore. Dominik aveva già diretto Pitt in L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, film che è valso alla star americana la Coppa Volpi alla Mostra internazionale del Cinema di Venezia del 2007.
In questo nuovo film di Dominik, Pitt riveste i panni di Cogan, spietato criminale ingaggiato dalla malavita di New Orleans affinché scovi ed uccida gli autori di una rapina avvenuta durante un'illegale partita di poker. Nonostante alcuni intoppi, Cogan porterà a termine il suo lavoro e riscuoterà la propria ricompensa.
Se c'è un autore a cui il film chiaramente si ispira, questo è sicuramente Quentin Tarantino: sia alcuni dialoghi surreali che alcune scene di violenza rimandano espressamente a Le iene e Pulp fiction. Dominik dirige in maniera eccellente alcune situazioni, soprattutto la rapina iniziale che è a prova d'ansia dall'inizio alla fine; tuttavia, l'inizio così esplosivo precede fasi meno ritmate ed esaltanti.
La morale dissacratoria del film sulla bocca di Cogan ha il sapore amaro di chi crede al sogno americano come un adulto che crede a Babbo Natale: 
"L'America non è una nazione, è solo affari. E adesso pagami!"

Voto: 7
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lunedì 15 ottobre 2012

ROMANZO DI UNA STRAGE


Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana rappresenta il tentativo di raccontare cosa accade il pomeriggio del 12 maggio 1969 a Piazza Fontana a Milano, quando un'esplosione provocò la morte di diciassette persone. Un evento della storia del nostro Paese che è rimasto avvolto nel mistero, purtroppo come molti altri, e per il quale nessuno è mai stato condannato.
Il film di Giordana si concentra sulla figura del commissario Luigi Calabresi (Valerio Mastrandrea), seguendo le sue prime indagini a Milano negli ambienti anarchici, fino ad arrivare alla scoperta dell'origine fascista dell'attentato del dicembre 1969 e alla morte del commissario stesso.
Larga parte del film, in verità, non si concentra tanto sulla strage, quanto sul rapporto tra Calabresi e l'anarchico Giuseppe Pinelli (Pierfrancesco Favino), morto "accidentalmente" mentre veniva interrogato illegittimamente (il fermo era scaduto da molte ore) nella questura di Milano. In questo senso, la storia raccontata da Romanzo di una strage non fornisce alcuna risposta particolare in merito all'evento della morte di Pinelli, ma si limita a suggerire: certamente sarebbe stato difficile sostenere una verità diversa da quella giudiziaria, senza cadere nel rischio di essere denunciati per diffamazione (nel 1975, tutti coloro in qualche modo coinvolti nella morte di Pinelli furono prosciolti); anzi, ciò che è più probabile è che nessuno avrebbe prodotto o distribuito il film. Ed è proprio questo il suo limite, purtroppo inevitabile: ancora oggi, a distanza di anni, in Italia si può dire troppo poco su moltissimi eventi della storia recente, il che si ripercuote, in negativo, sui film che tentano di ripercorrere quella storia. Ovviamente lo stesso discorso vale rispetto alla ricostruzione della strage di Piazza Fontana, sui responsabili della quale il film è ben lungi dal prendere una posizione certa.
Ottime le interpretazioni di Valerio Mastrandrea e di Pierfrancesco Favino, vincitore quest'ultimo del David di Donatello del 2012 come migliore attore non protagonista proprio il ruolo dell'anarchico Pinelli. Fabrizio Gifuni interpreta un somigliantissimo Aldo Moro, narratore dolente di una storia che non ha ancora raggiunto il suo epilogo.

Voto: 7

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Per approfondire l'argomento vedi:
Strage di Piazza Fontana su wikipedia

domenica 14 ottobre 2012

Quando ho incontrato Jennifer Lopez a Bologna (cioè due giorni fa)


A volte succede anche questo.
Mi trovavo lungo via dell'Indipendenza, nel centro di Bologna, a fare un po' di shopping.
Il portone principale del Grand Hotel Majestic era preso d'assalto da una miriade di persone che avevano bloccato completamente il traffico per l'imminente uscita dall'albergo di Jennifer Lopez, che la sera precedente aveva fatto un concerto a Bologna (il primo in Italia in 13 anni di carriera). Come molti lì presenti, incuriosita, mi fermo ad aspettare per vedere se la popstar/attrice/stilista esce. Ma non esce. La mia pazienza dura cinque minuti e, alla fine, vado via.
Mentre mi dirigo verso casa, mi accorgo che più avanti, sotto alcune finestre dell'hotel, alcune ragazze fanno delle foto verso l'alto. E chi c'è? Ovviamente lei, Jenny from the block! Per una decina di secondi nessuno si accorge di lei, tranne me e le altre due ragazze. Avrei potuto gridare "Ciao Jennifer!", ma la mia dignità ha prevalso. Insomma, ero nella mia città, avrebbe potuto vedermi chiunque: il mio capo, i miei amici, i miei colleghi. Jennifer rimane affacciata qualche minuto, e con lei si affacciano anche i suoi due bimbi. Poi tutto finisce e i fan si disperdono.
Non sono fan di Jennifer Lopez, è scadente come attrice (però ho visto Prima o poi mi sposo una decina di volte) e non è una cantante, anche se fa canzoni. 
Ciononostante, non posso negare che vedere Jennifer Lopez affacciarsi da un tipico palazzo rosso bolognese del Settecento è stato assurdo, emozionante ed anche un po' fuori luogo. Lei appartiene al Bronx, a New York, all'America tutta brillantini. Non a Bologna. E poi, non riesco a credere che una fxxx così esista davvero. Eppure esiste. Ho le prove. 

PICCOLE BUGIE TRA AMICI


Piccole bugie tra amici è un film del 2010 scritto e diretto da Guillame Canet, uscito in Italia per la prima volta quest'anno, complice, probabilmente, la riscoperta del cinema d'oltralpe avviata con The artist e proseguita con Quasi amici
Dopo una notte in discoteca, Ludo (Jean Dujardin) ha un brutto incidente in moto e le sue condizioni sono molto critiche. I suoi amici, illudendosi della scarsa gravità della situazione, decidono comunque di recarsi in vacanza nella villa del più benestante della compagnia, Max (Francois Cluzet), che li ospita, ormai, ogni estate da diversi anni. Per ognuno di loro, la vacanza rappresenterà l'occasione per imparare a conoscersi un po' meglio e per imparare a conoscere gli altri.
Sul labile confine tra commedia drammatica e dramma comico, Piccole bugie tra amici si snoda nell'arco di quasi tre ore, ma per lungo tempo l'intreccio rimane alquanto sospeso e non si comprende esattamente quale sia la storia che il film intenda raccontare. Il personaggio che dovrebbe rappresentare con la sua assenza un punto di congiuntura tra tutti i personaggi (Ludo) è troppo poco delineato per permettere allo spettatore di afferrare l'importanza che riveste per ciascuno di loro. Di fatto, è effettivamente assente. Non tutte le interpretazioni sono convincenti, non quella di Marion Cotillard nei panni di Marie, alla quale viene sempre riservato il ruolo della femme fatale, mentre spiccano, in positivo, Francois Cluzet nei panni di Max e Gilles Lellouche nei panni di Eric (tra l'altro, una copia quasi identica di Jean Dujardin). 
Bella la colonna sonora, anche se decisamente poco francese, che spazia da Are you gonna be my girl dei Jet, che accompagna l'ottima scena iniziale, dirompente e inaspettata, a Amen Omen di Ben Harper, che chiude tristemente il film.
Sebbene effettivamente non riuscito, il film è, comunque, interessante rispetto allo stile e ai personaggi e se la storia si fosse concentrata su alcuni punti focali, il risultato ottenuto sarebbe stato migliore. Neppure a dirlo, siamo, comunque, su un piano decisamente più elevato rispetto alle banali commedie nostrane che non fanno altro che copiarsi le une con le altre. 

Voto: 6 

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