martedì 31 dicembre 2013

MIGLIORI ATTORI DEL 2013 - POSIZIONE N. 4

Nome: Chris Hemsworth
Nazionalità: australiana
Età: 30 anni
Nel 2013 lo abbiamo visto in... Thor: The Dark World di Alan Taylor, Rush di Ron Howard
Nel 2015 lo rivedremo in Cyber di Michael Mann, The Avengers: The Age of Ultron di Joss Whedon, Snowwhite and the huntman 2, In the heart of the sea di Ron Howard
Il film in cui l'ho amato di più: Rush di Ron Howard
Posizione in classifica nel 2012: assente

Chris Hemsworth, diventato celebre nei panni del dio Thor, quest'anno ha dato prova delle suo potenziale recitativo in Rush, l'ultimo emozionante film di Ron Howard, in cui l'attore australiano interpreta il pilota inglese di Formula 1 James Hunt.
Nel 2014 Chris non ha film in uscita, ma recupererà nel 2015: lo vedremo innanzitutto nel secondo capitolo della saga dei Vendicatori e nel seguito di Biancaneve e il cacciatore, di cui attualmente non si conosce il regista. Sarà, inoltre, nel nuovo film di Ron Howard, In the heart of the sea, e di Michael Mann, Cyber
Di seguito il trailer di Rush:

MIGLIORI ATTRICI DEL 2013 - POSIZIONE N. 4

Nome: Carey Mulligan
Nazionalità: Britannica
Età: 28 anni
Nel 2013 l'abbiamo vista in... Il Grande Gatsby di Baz Luhurmann
Nel 2014 la vedremo in A proposito di Davis dei fratelli Coen
Il film in cui l'ho amata di più: Drive di Nicholas Winding Refn
Posizione in classifica nel 2012: 5° posto

La prima apparizione di Carey Mulligan risale al 2005, quando interpreta il ruolo di Kitty Bennet nell'Orgoglio e pregiudizio di Joe Wright, ma il film che la fa notare al grande pubblico è An education di Lone Scherfig, di cui è l'assoluta protagonista.  
Nel 2013 è stata la bellissima e spietata Daisy Buchanan in Il Grande Gatsby di Baz Luhurmann. 
Il prossimo 20 febbraio uscirà in Italia A proposito di Davis, il nuovo film dei fratelli Coen che vede tra i protagonisti anche Carey. Ecco di seguito il trailer:

lunedì 30 dicembre 2013

MIGLIORI ATTORI DEL 2013 - POSIZIONE N. 5

Nome: James McAvoy
Nazionalità: Scozzese
Età: 34 anni
Nel 2013 lo abbiamo visto in In trance di Danny Boyle
Nel 2014 lo vedremo in X-Men - Giorni di un futuro passato di Bryan Singer 
Il film in cui l'ho amato di più: Espiazione di Joe Wright
Posizione in classifica nel 2012: assente

Sebbene l'ultimo film di Danny Boyle, In trance, non abbia lasciato il segno, l'intepretazione di James McAvoy è eccellente. L'attore scozzese interpreta, infatti, Simon, un uomo mentalmente distubato, con un passato oscuro, che nel corso del film diventa prima vittima, poi carnefice e, infine, nuovamente vittima.
L'anno prossimo lo vedremo nel secondo capitolo della nuova saga dedicata agli X-men, X-men - Giorni di un futuro passato nei panni del giovane professor X, di cui di seguito ecco a voi il trailer:

MIGLIORI ATTRICI DEL 2013 - POSIZIONE N. 5

Nome: Anne Hathaway
Nazionalità: Statunitense
Anni: 31
Nel 2013 l'abbiamo vista in: Les Misérables di Tom Hooper
Nel 2014 la vedremo in: Interstellar di Christopher Nolan
Il film in cui l'ho amata di più: Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno
Posizione in classifica nel 2012: 2° posto

Questo è stato un grandissimo anno per Anne Hathaway, che con Les Miserables, diretta da Tom Hooper, non ha solo dimostrato di saper cantare, ma ha anche vinto un Oscar quale migliore attrice non protagonista. Il personaggio di Fantine, la giovane costretta a prostituirsi per mantenere la figlia Cosette, compare solo per pochi minuti, ma rimane nel cuore.
Personalmente, il film in cui ho più apprezzato Anne Hathaway è stato Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno, nel quale l'attrice americana interpreta Selina Kyle, alias la migliore Catwoman di sempre.
L'anno prossimo la rivedremo nuovamente diretta da Christopher Nolan in Interstellar.
Godetevi la struggente interpretazione di Anne di I dreamed a dream, tratta da Les Misérables.

domenica 29 dicembre 2013

LO HOBBIT - LA DESOLAZIONE DI SMAUG


Titolo originale: The Hobbit: The desolation of Smaug
Paese: Nuova Zelanda, U.S.A., Regno Unito
Anno: 2013
Durata: 161 min.
Genere: Fantasy
Regia: Peter Jackson
Soggetto: J. R. R. Tolkien
Sceneggiatura: Peter Jackson, Phillippa Boyens, Fran Walsh, Guillermo Del Toro
Cast: M. Freeman, I. McKellen, R. Armitage, O. Bloom, C. Blancet, E. Lilly, B. Cumberbatch, S. Fry, L. Pace, L. Evans, A. Turner
Trama: Bilbo, Gandalf e i tredici nani sono costretti ad attraversare il pericoloso Bosco Atro per raggiungere la Montagna Solitaria. Ma nel corso del viaggio vengono attaccati da un gruppo di ragni giganti e resi prigionieri da Thranduil, re degli Elfi Silvani. 

Con il secondo capitolo della trilogia de Lo Hobbit, si entra nel vivo dell'avventura di Bilbo e dei nani alla riconquista della Montagna Solitaria.
Se il primo capitolo - Un viaggio inaspettato - aveva introdotto lo spettatore al mondo della Terra di Mezzo, preoccupandosi principalmente di riconnettere la trama a quella de Il Signore degli Anelli (l'evento principale raccontato dal film era, infatti, costituito dal ritrovamento dell'anello del potere da parte di Bilbo), La desolazione di Smaug si concentra prevalentemente sull'arrivo dei nani alle pendici della Montagna Solitaria. Il punto focale della storia è, dunque, rappresentato dall'incontro di Bilbo con il terrificante drago Smaug.
Peter Jackson si concede innumerevoli divergenze rispetto al romanzo, in particolare per la presenza del personaggio di Legolas - assente nella storia scritta da J.R.R. Tolkien - e nell'invenzione del personaggio di Tauriel. Si tratta, tuttavia, di elementi che cinematograficamente giovano molto alla storia e in ogni caso sono complessivamente rispettosi dell'impianto narrativo dello scrittore britannico (verosimile è la presenza di Legolas nella trama, essendo quest'ultimo il figlio del re degli Elfi Silvani Thranduil, tra i protagonisti di questo secondo capitolo).
Il risultato è una storia emozionante, dal ritmo avvicente che, catapultando lo spettatore nella Terra di Mezzo, lo fa sognare come non mai. Se nel primo capitolo ci eravamo riavvicinati a Tolkien, nel secondo respiriamo solo aria di Terra di Mezzo ed è una sensazione bellissima.
Voto: 9

Se vi è piaciuto, guardate anche... Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, Il Signore degli Anelli

venerdì 27 dicembre 2013

ORIGINALE VS. REMAKE: LA FABBRICA DI CIOCCOLATO

Dopo Psycho e Sabrina, questo mese la rubrica Originale vs. Remake ospita La fabbrica di cioccolato e, più precisamente, la versione che del romanzo di Roald Dahl hanno dato Mel Stuart nel 1971 e Tim Burton nel 2005. 
Nel blog di Director's Cult potete leggere la recensione dell'originale, mentre di seguito ecco a voi la recensione del film di Burton. 

 

Titolo originale: Charlie and the chocolate factory
Paese: U.S.A., Regno Unito
Anno: 2005
Durata: 115 min.
Genere: fantastico
Regia: Tim Burton
Soggetto: Roald Dahl
Sceneggiatura: John August
Cast: J. Depp, F. Highmore, D. Kelly, H. Bonham Carter, A .S. Robb, C. Lee
Trama: Charlie è un bambino molto povero, che trova in una barretta di cioccolato ricevuta per il suo compleanno un biglietto per visitare la straordinaria fabbrica di cioccolato di proprietà dell'eccentrico Willy Wonka.

"Questa è la storia di un normalissimo bambino di nome Charlie Bucket. Non era più veloce, più forte o più intelligente degli altri bambini. La sua famiglia non era né ricca, né potente, né influente, a dire il vero avevano a mala pena di che mangiare. Charlie Bucket era il ragazzino più fortunato del mondo, ma non lo sapeva ancora".

La quarta collaborazione di Tim Burton con Johnny Depp riguarda una storia e un personaggio già di per sè "burtoniani". E' la storia di Charlie, fondamentalmente un escluso,  che grazie alla sua modestia, unita ad un po' di fortuna, riesce, non volendo, ad oltrepassare le barriere della povertà in cui è costretto a vivere, grazie all'incontro con il ricchissimo Willy Wonka.
Tim Burton rivisita poi il materiale letterario di base, mettendo il suo tocco personale, laddove rende lo stesso Wonka un emarginato: dona, infatti, all'uomo un passato di conflitti familiari - suo padre dentista non voleva che mangiasse dolciumi - che lo ha portato a divenire il re della cioccolata.
Il film di Burton, in questo senso, costituisce una storia doppiamente triste e doppiamente di riscatto. La pellicola è costruita visivamente in modo eccellente con effetti speciali incredibili: per la prima volta Burton è costretto ad accantonare in parte lo stop motion in favore delle tecniche più moderne.
Johnny Depp è al solito una perfetta maschera: un po' Edward mani di forbice, un po' cappellaio matto, interpreta, tuttavia, un personaggio freddo, che non riesce a suscitare la simpatia dello spettatore e che ha portato molti a preferirgli il Willy Wonka di Gene Wilder.
Se, infatti, bisogna muovere una critica al film di Burton, è quella che l'autore non riesce a coniugare perfettamente la malinconia e la tristezza della storia con l'eccentricità dei personaggi, come accaduto nei suoi film migliori, da Edward mani di forbice a Nightmare before Christmas. Di conseguenza, la sua fabbrica di cioccolato costituisce un bello spettacolo, ma non rimane nel cuore.

Voto: 6

Se vi è piaciuto guardate anche... Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (1971), Edward mani di forbice, Nightmare before Christmas



Gene Wilder, protagonista del film del 1971

Johnny Depp nel film di Burton

giovedì 19 dicembre 2013

FUGA DI CERVELLI

Recensione pubblicata su Storia dei film

Titolo originale: Fuga di cervelli
Paese: Italia
Anno: 2013
Genere: comico
Durata: 100 min.
Regia: Paolo Ruffini
Sceneggiatura: P. Ruffini, G. Chiesa, G. Bognetti
Cast: P. Ruffini, L. Peracino, O. Kent, G. Scilla, F. Matano, G. Ottonello, B. Izzo, A. Buscemi, A. Pisani, M. Messeri
Trama: Emilio è un ragazzo timido e impacciato innamorato da sempre della bellissima Nadia. Quando la ragazza ottiene una borsa di studio per studiare medicina a Oxford, Emilio, aiutato dai suoi quattro amici - altrettanto «sfigati» - decide di seguirla per confessarle finalmente il 
suo amore.

L'opera prima di Paolo Ruffini - anche sceneggiatore e interprete del film - è il remake di Fuga de Cerebros, film spagnolo uscito nel 2009 e campione di incassi in patria. 
La pellicola italiana si contraddistingue per una serie di elementi positivi, che, tuttavia, non riescono a far venire alla luce l'originalità che il film vorrebbe esprimere nell'intenzione dell'autore, ovvero quella di riallacciarsi al filone di una serie di film comici americani, come Animal House e American Pie, e ad un filone più recente del cinema francese, inaugurato da Quasi amici
Per quanto riguarda gli elementi positivi, è da lodare la scelta di un cast giovane e affiatato, la cui complicità emerge limpidamente sullo schermo. Nessuno dei cinque protagonisti è una «primadonna», che tende a concentrare unicamente su di sé l'attenzione dello spettatore, ma ognuno riesce ad essere parte dell'insieme e contemporaneamente a ritagliarsi il proprio spazio in cui emerge l'individualità rappresentata dal proprio personaggio. 
La storia raccontata è una storia «giovane», appartenente ad una generazione che oramai viaggia in Europa senza dover travalicare frontiere, che riesce ad ambientarsi in un'università straniera senza troppe difficoltà, nonostante le differenze di lingue e tradizioni. 
Come anticipato, si deve purtroppo prendere atto che le buone intenzioni risultano complessivamente oscurate da una serie di elementi negativi che riducono notevolmente la novità di cui il film vorrebbe farsi traghettatore. 
Sia la scrittura che la regia, infatti, sono assimilabili ad un film di Neri Parenti; le situazioni comiche rappresentate e le battute messe in bocca ai vari personaggi sono degne dell'italianità più becera ed ignorante e rendono fine Fuga di cervelli un cinepanettone a tutti gli effetti, un Natale a Miami un po' più giovanile. 
La presa di coscienza finale arriva, inoltre, decisamente troppo tardi perché il film possa riuscire davvero a proporre una riflessione seria ed essere assimilato ad altre pellicole che «scherzano» sulla disabilità come Quasi amici.  
Fuga di cervelli si rivela, dunque, un film su cui si sarebbe potuto investire di più; si è scelto, invece, di appiattirsi su situazioni comiche già sperimentate da altri, sulle quali, a quanto pare, il cinema italiano ha da un po' di tempo scelto di arroccarsi. 

Voto: 5

martedì 17 dicembre 2013

STEVEN SPIELBERG DAY - PROVA A PRENDERMI

 

Titolo originale: Catch me if you can
Paese: U.S.A.
Anno: 2002
Durata: 141 min.
Genere: biografico, commedia
Regia: Steven Spielberg
Soggetto: Frank Abbagnale Jr., Stan Redding
Sceneggiatura: Jeff Nathanson
Cast: L. DiCaprio, T. Hanks, C. Walken, M. Sheen, N. Baye, Amy Adams, J. Brolin, J. Garner, E. Banks
Trama: La vera storia di Frank Abbagnale Jr., che negli anni Sessanta mise in piedi numerose truffe, fingendosi pilota, medico, avvocato.

Prova a prendermi è uno dei migliori film di Steven Spielberg: una commedia brillante e divertente, ben scritta, ben diretta e ben interpretata. Il film, ingiustamente, non ha ottenuto i riconoscimenti che meritava, ma ha avuto un grande successo di pubblico e successivamente è stata portata anche a teatro sotto forma di musical.
La pellicola utilizza prevalentemente un tocco leggero nel narrare la storia del più grande truffatore della storia degli Stati Uniti, inserendo nel racconto anche forti elementi di drammaticità, in particolare nella rappresentazione del rapporto di Frank (Leonardo DiCaprio) con il padre (Christopher Walken).
La storia prende le mosse nell'America dei primi anni Sessanta, la cui ingenuità non era ancora stata toccata dalle contestazioni studentesche e dalle rivendicazioni dei diritti civili: un'epoca verso la quale si prova un'inguaribile nostalgia, ben incarnata dalla Pan Am, la celebre compagnia aerea, poi fallita, di cui Frank si finge pilota.
L'elemento che caratterizza maggiormente il film è dato dal fatto che le numerose truffe del protagonista suscitano lo stupore dello spettatore, che sin dall'inizio - come spesso accade in film del genere - è portato a sodalizzare con lui: d'altronde, come non si può non tifare per un uomo che è stato in grado di fingersi pilota, avvocato e medico? Tutto ciò a discapito del personaggio interpretato da Tom Hanks, l'agente dell'FBI Carl Hanratty, che inevitabilmente si trova a rivestire i panni del cattivo. 
Leonardo DiCaprio, nei panni di Frank, offre al solito una grandissima interpretazione (ovviamente nemmeno presa in considerazione dall'Academy almeno per una candidatura). 
Prova a prendermi è un film perfetto in ogni suo elemento, in cui il regista americano, famoso per E.T. e Indiana Jones, dimostra di sapere padroneggiare benissimo la commedia, confermandosi uno dei registi più importanti della sua generazione e realizzando uno dei migliori film degli Anni Duemila.

Voto: 9

Se vi è piaciuto, guardate anche: How to succeed in business without really trying, Now you see me, Ocean's Eleven 


Oggi Steven Spielberg compie 67 anni e per festeggiarlo è stato organizzato lo Steven Spielberg Day. Ecco tutti i blog partecipanti all'iniziativa:

Movies maniac
Non c'è paragone
Pensieri Cannibali
Recensioni ribelli
Scrivenny 2.0
The obsidian mirror
White russian

Auguri Steven! 
Continuate a festeggiare nei vostri blog, su Facebook e su Twitter (hashtag #StevenSpielbergDay).

lunedì 16 dicembre 2013

VOTA IL TUO BLOG DI CINEMA PREFERITO


Chiusa la fase delle candidature, finalmente potete votare il vostro blog di cinema preferito nel sondaggio che compare alla vostra destra.

E' possibile esprimere una sola preferenza.

Ecco i candidati: 

50/50 Thriller
A Gegio Film
Anna Nihil Show
Cine BlaBla
Cinematografia patologica
Cinquecentofilminsieme
First impressions
Il Bollalmanacco di cinema
La Cineteca di Don Diego
La Tosca non è per tutti
Life functions terminated
Mari's Red Room
Pazzi per il cinema
Per un pugno di film
Pensieri Cannibali
Recensioni ribelli
Short Stories
Tomobiki Märchenland
Triccotraccofobia
Una ciliegia tira l'altra
Un paio di uova fritte
White Russian

Le votazioni si chiudono il prossimo 31 dicembre.

Hashtag dell'evento: #Hovogliadicinemaawards

Potete usare questo banner per farvi votare utilizzando l'immagine e inserendo il link di questo post


http://hovogliadicinema.blogspot.it/2013/12/vota-il-tuo-blog-di-cinema-preferito.html

oppure

inserendo il seguente codice html nel vostro blog:

sabato 7 dicembre 2013

WOLVERINE - L'IMMORTALE

Titolo originale: The Wolverine
Paese: U.S.A., Giappone, Australia
Anno: 2013
Durata: 126 min.
Genere: cinecomic
Regia: James Mangold
Soggetto: Wolverine di Chris Claremont e Frank Miller
Sceneggiatura: Christopher McQuarrie, Mark Bomback, Scott Frank
Cast: H. Jackman, W. Yun Lee, S. Khodchenkova, H. Sanada, H. Yamanouchi, T. Okamoto, R. Fukushima, B. Tee, F. Janssen, P. Stewart, I. McKellen
Trama: Logan, alias Wolverine, dopo anni di solitudine nelle montagne del Canada, si reca in Giappone per dare l'ultimo saluto a Yashida, un uomo potente che aveva salvato da morte certa durante lo scoppio della bomba atomica a Nagasaki. Suo malgrado rimane coinvolto nel tentativo di rapimento da parte della mafia giapponese della nipote di Yashida, l'affascinante Mariko.

Wolverine è il personaggio di maggior successo di tutta la saga degli X-men, riportata in auge da Bryan Singer nel 2000. Sicuramente il merito di ciò risiede anche nel suo interprete, ovvero Hugh Jackman, che ha impresso al personaggio forza e credibilità.
Tuttavia, dopo la visione di Wolverine - L'immortale, mi domando se il personaggio abbia ancora qualcosa da raccontare o se la scarsa apprezzabilità di questo film sia dovuta unicamente ad errori di sceneggiatura e di regia.
La base di partenza è buona: la pellicola si basa infatti su un fumetto scritto di Chris Claremont e sceneggiato da Frank Miller, ma il risultato ottenuto non è degno delle aspettative.
Il film di James Mangold (Kate & Leopold, Ragazze interrotte) si rivela, infatti, lungo e noioso, incapace sia di assumere un proprio stile sia di approfondire i diversi temi affrontati.
Per quanto riguarda lo stile, l'ambientazione giapponese non è sfruttata pienamente, ma sembra di assistere ad un film di azione stile The expendables, condito con qualche luogo comune sulla cultura nipponica.
Per quanto concerne, invece, la storia narrata, il principale tema del film, quale quello dell'immortalità di Wolverine, è banalmente risolto e liquidato. All'inizio del film, Wolverine è alle prese con i fantasmi del passato ed agogna la morte. Ma quando, finalmente, ha la possibilità di morire, si scopre affezionato alla sua immortalità. Il film non lascia trasparire alcun dubbio o riflessione in merito a un tema così delicato, che avrebbe meritato maggiore attenzione. 
Anche la storia d'amore con Mariko (Tao Okamoto) è priva di credibilità e incapace di suscitare il minimo coinvolgimento. A dispetto di ogni pretesa, Wolverine appare come James Bond che ha una storia d'amore con la donzella di turno.
L'impressione finale è che Wolverine - L'immortale rappresenti una trovata della 20th Century Fox (detentrice dei diritti della saga degli X-men) per mantenersi buoni i fan (e naturalmente per far cassa) in attesa del prossimo X-men: giorni di un futuro passato, in uscita l'anno prossimo.

Voto: 3

Se vi è piaciuto, guardate anche: X-men l'inizio, X-men le origini - Wolverine, X-men, X-men 2, X-men conflitto finale

mercoledì 4 dicembre 2013

THOR: THE DARK WORLD


Titolo originale: Thor: The Dark World
Paese: U.S.A.
Anno: 2013
Durata: 112 min. 
Genere: fantascienza, azione, cinecomic
Regia: Alan Taylor
Sceneggiatura: C. Yost, C. Markus, S. McFeely, J. Whedon
Cast: C. Hemsworth, N. Portman, T. Hiddleston, A. Hopkins, S. Skarsgard, K. Dennings, I. Elba, J. Alexander, C. Eccleston, Z. Levi
Trama: Thor è appena tornato ad Asgard dopo due anni di guerre nei nove Regni causate dalla ribellione di Loki. Ma l'universo è nuovamente minacciato dal ritorno degli Elfi Oscuri, che minacciano di distruggere tutto definitivamente.

Ieri sera sono andata al cinema con l'intenzione di vedere La mafia uccide solo d'estate. Purtroppo per me e per fortuna di Pif, al mio arrivo la sala era già piena e ho deciso di ripiegare su Thor: The Dark World. Non fingerò che mi sia completamente dispiaciuto: la verità è che non mi perdo un cinecomic della Marvel da un bel po' di anni a questa parte, per cui era destino che andassi a vedere anche questo film.
Il secondo capitolo della saga di Thor, che si colloca temporalmente due anni dopo The Avengers e qualche tempo dopo dopo Iron Man 3, abbandona i toni shakespeariani ricercati da Kenneth Branagh nel primo capitolo e direi che il risultato è nettamente migliore. 
Gli autori, infatti, hanno scelto di recepire e privilegiare i toni ironici e di puro intrattenimento in linea con il resto della saga dei Vendicatori, rispetto al tentativo dei loro predecessori di elevare il fumetto a qualcosa di più aulico, che era finito nello sfociare nel ridicolo.
Alan Taylor, subentrato alla regia, ha poi scelto di inserire atmosfere tipiche de Il Signore degli Anelli, che ben si adattano a un film ambientato prevalentemente ad Asgard.
La ricerca di un nuovo stile ed equilibrio è andata, però, a discapito della trama, che risulta alquanto incomprensibile e farraginosa. Anche gli effetti speciali non risultano particolarmente straordinari o innovativi, ma sono comunque spettacolari al punto giusto per una storia che non è semplicemente il capitolo di una saga, ma fa parte di una saga a sua volta tassello di un puzzle molto più grande.
E' questo il principale merito della Marvel, che è riuscita a ricreare sullo schermo gli intrecci tipici dei fumetti, probabilmente apportando alle storie proposte addirittura maggior coerenza rispetto a quella che avevano sulla carta.
Basti pensare che anche la serie tv Marvel's Agents of Shield si è allineata alla storia raccontata da Thor: The Dark World, portando gli agenti a confrontarsi con le conseguenze della battaglia finale narrata nel film di Alan Taylor.
La rock star del film è rappresentata non da Thor (Chris Hemsworth), né da Jane Foster (Natalie Portman), ma ovviamente da Loki, interpretato da un sempre bravissimo Tom Hiddleston, che sembra davvero averci preso gusto a rivestire i panni del fratello cattivo di Thor. Se la prima parte del film scorre un po' lentamente, è con l'entrata in scena di Loki che la pellicola acquista tutto un altro sapore regalando una serie di gag davvero spassose.

Voto: 6 e 1/2

Se vi è piaciuto, guardate anche: Thor, The Avengers, la trilogia di Iron Man, Capitan America

lunedì 2 dicembre 2013

MIGLIOR BLOG DI CINEMA 2013 - CANDIDATEVI AGLI HO VOGLIA DI CINEMA AWARDS


Anche quest'anno tornano gli Ho Voglia di Cinema Awards e per il secondo anno consecutivo eleggeremo il miglior blog di cinema dell'anno 2013.
L'anno scorso l'ambito e prestigioso premio era andato a Il Labirinto del Diavolo che si era aggiudicato l'eterna gloria oltre al meraviglioso banner creato per l'occasione, che potete ammirare sul loro sito.  

Quali sono le regole per partecipare?

1- Il concorso è aperto a blog che si occupino, tra gli altri argomenti, di cinema;

2- Potete iscrivere il vostro o altri blog commentando questo post ed indicando l'indirizzo;

3- Affinché l'iscrizione sia valida, dovrete pubblicizzare questo post nel vostro blog, su Facebook o su Twitter; 

4- Il termine per l'iscrizione è il prossimo 15 dicembre, giorno nel quale verranno annunciati i candidati e sarà dato il via alle votazioni;

5 -  Le votazioni si chiuderanno il 31 dicembre.

Iscrivetevi numerosi!

mercoledì 27 novembre 2013

Meniamo le mani: come ti omaggio un eroe d'azione - THE KARATE KID

 

Questo post fa parte della rassegna Meniamo le mani: come ti omaggio un eroe d'azione organizzata da un meraviglioso gruppo di volenterosi blogger cinefili.
La rassegna è iniziata lo scorso 25 novembre: ogni giorno un blog partecipante omaggia con un suo post un film d'azione.
Fino ad oggi hanno partecipato:
Il Cinema Spiccio di Frank Manila - Invasion USA
Movies maniac - Trappola in alto mare
Il Bollalmanacco del Cinema - Arma non convenzionale
Non c'è paragone - xXx
Ecco, invece, il calendario dei prossimi post:
30.11.2013 - White Russian - Battle of the damned
1.12.2013 - Director's Cult - Tango & Cash
2.12.2013 - Montecristo - Jimmy Bobo
3.12.2013 - 500filminsieme - Rocky 4
4.12.2013 -  Combinazione casuale
5.12.2013 - Pensieri Cannibali - Arma letale
Per il mio turno di oggi, la scelta era obbligata: un cult della mia infanzia, visto decine di volte. Ovviamente sto parlando di The Karate Kid


Titolo originale: The Karate Kid
Paese: U.S.A.
Anno: 1984
Durata: 126 min.
Genere: azione, sportivo
Regia: John G. Avildsen
Soggetto: R. M. Kamen
Sceneggiatura: R. M. Kamen
Cast: R. Macchio, P. Morita, E. Shue, M. Kove, W. Zabka, R. Heller
Trama: Daniel si è trasferito con la madre da il New Jersey a Los Angeles. Qui diventa vittima dei bulli della scuola, ma viene aiutato dal signor Miyagi, che gli insegna a difendersi con il karate.

"Prima lava tutte le macchine. Poi le lucidi, con la cera. Devi dare la cera con la mano destra e la devi togliere con la sinistra. Dai la cera, togli la cera. Il respiro lo prendi con il naso e lo emetti dalla bocca. Dai la cera, togli la cera. Non dimenticare il respiro, è molto importante"

E' questa una delle frasi più famose pronunciate dal maestro Miyagi in The Karate Kid, indiscutibile cult degli anni Ottanta, che è passato alla storia come il Rocky per adolescenti.
Non a caso The Karate Kid è diretto da John G. Avildsen, regista premio Oscar proprio per Rocky. Nella storia del cinema, gli omaggi a The Karate Kid non si contano: innanzitutto vanta tre seguiti, di cui due con Ralph Macchio e uno con Hillary Swank, nonché un passabile remake del 2010 con Jackie Chan e Jaden Smith.
Avildsen ha compiuto un lavoro eccellente, dirigendo una pellicola in cui narrazione e azione si mescolano efficacemente. Infatti, ciò che rende The Karate Kid un film speciale e godibile è il fatto di essere un film d'azione con il cuore: il personaggio interpretato da Ralph Macchio, Daniel, è il classico "sfigato", che dal nebuloso New Jersey si trasferisce nell'assolata California, dove si trova chiaramente fuori posto.
Se negli anni Ottanta il bel faccino di Ralph Macchio ha catturato naturalmente i cuori delle adolescenti,  la vera rivelazione del film è il personaggio interpretato da Pat Morita, il maestro Miyagi: un uomo che, come spesso accade nel cinema, è molto di più di ciò che mostra all'esterno. Grazie a lui Daniel non imparerà solo uno sport, ma anche una filosofia di vita, secondo cui ognuno può trovare la forza anche nelle cose più semplici, come il dare la cera all'auto.
Al lato opposto delle barricate, troviamo il maestro John Kreese, interpretato da Martin Kove, un individuo disonesto e spregevole, incapace di insegnare ai propri allievi la vera essenza del karate. Il suo discepolo prediletto è Johnny Lawrence (William Zabka), classico ragazzo viziato e violento. Si tratta di due personaggi negativi fondamentalmente a tutto tondo e privi di sfumature, a cui il film dedica ben poco approfondimento psicologico, a differenza degli eroi buoni - Daniel e il maestro Miyagi - che sono ben delineati e caratterizzati.
E' questo il principale neo del film, che tuttavia indubbiamente conserva una grande capacità espressiva. Sebbene il finale non possa che essere prevedibile, la pellicola ha tutti gli elementi al punto giusto - ironia, azione, suspence, romanticismo - per coinvolgere ed emozionare, permettendoci di percorrere con Daniel la strada che lo porterà a diventare campione.

Voto: 7 e 1/2

Se vi è piaciuto, guardate anche: ovviamente i seguiti con Ralph Macchio The Karate Kid 2, The Karate Kid 3, Rocky

 

Curiosità: The Karate Kid ha ricevuto recentemente un omaggio in How I met your mother. Sia Ralph Macchio che William Zabka sono comparsi nell'ottava stagione della serie nei panni di se stessi. William Zabka, che nel film del 1984 interpretava Johnny, il rivale di Daniel, nella serie attualmente in onda è diventato un personaggio ricorrente in quanto invitato al matrimonio di Barney e Robin.


martedì 26 novembre 2013

ORIGINALE VS. REMAKE: SABRINA

Secondo appuntamento con la rubrica Originale vs. Remake in collaborazione con Director's Cult.
Dopo Psycho, questo mese la scelta è caduta su Sabrina, commedia romantica del 1954 di Billy Wilder con Audrey Hepburn, William Holden e Humphrey Bogart, e sul remake che nel 1995 diresse Sidney Pollack con Julia Ormond, Harrison Ford e Greg Kinnear.
Di seguito, ecco a voi la recensione del film originale, mentre nel blog di Director's Cult troverete la recensione del remake. 


Titolo originale: Sabrina
Paese: U.S.A.
Anno: 1954
Durata: 113 min.
Genere: commedia romantica
Regia: Billy Wilder
Sceneggiatura: S. Taylor, E. Lehman, B. Wilder
Cast: A. Hepburn, H. Bogart, W. Holden, M. Heyer, J. Williams
Trama: Sabrina è la figlia dell'autista della ricca famiglia Larrabee di Long Island. Da sempre è innamorata di David Larrabee, che non l'ha mai notata. Dopo aver trascorso due anni a Parigi per un corso di cucina, Sabrina torna a casa più bella e sofisticata che mai ed entrambi i fratelli Larrabee si innamorano di lei.

Sabrina è una delle commedie più romantiche di tutti i tempi, che a quasi sessant'anni dalla sua uscita in sala continua ad ammaliare gli spettatori.
Gran parte del suo successo è dovuto all'intramontabile fascino del personaggio interpretato da Audrey Hepburn: una moderna Cenerentola elegante e sofisticata, che realizza i propri sogni, anche se in maniera inaspettata.
All'inizio del film, Sabrina è la classica ragazza innamorata di ciò che non può ottenere, perché, come dirà suo padre Thomas, "la vita è come una limousine: c'è chi si siede dietro e chi si siede davanti. E in mezzo c'è un vetro". In David, uno scapestrato incurante di ciò che lo circonda, la piccola Fairchild vede la possibilità di uscire fuori dagli schemi. Quando la ragazza torna da Parigi, la sua bellezza è finalmente fiorita, ma ciò ha portato con sè un irrimediabile cambiamento: Sabrina ha tutte le caratteristiche di una donna dell'alta società, alla quale, tuttavia, non appartiene (sempre suo padre: "Sabrina non appartiene alla villa e non appartiene più neanche al garage"). 
Quando, dopo tanti anni, Sabrina fa cadere ai suoi piedi David, il quale è disposto per lei a mandare all'aria un matrimonio milionario, la giovane comprende che spesso le cose sono diverse da come le si immagina.
Il film si mantiene per tutto il suo corso su un perfetto equilibrio tra romanticismo e commedia, senza essere mai mieloso o melodrammatico. Anche l'iniziale tentativo di Sabrina di suicidarsi per amore è talmente buffo da non risultare affatto drammatico. Numerose sono le scene memorabili: dalle lezioni di cucina a Parigi ai litigi del padre dei Larrabee con un bicchiere per la conquista di un'oliva.
Immancabile il lieto fine, forse uno dei migliori di sempre. Nonostante ciò, risuona l'eco dell'amara verità, ancora una volta nelle parole del saggio Thomas:
"Comunque non avrebbe funzionato, cara. Tutti quanti avrebbero certo detto: che democratico quel Larrabee a sposare la figlia di un autista! Ma avrebbero detto la stessa cosa di te? No... la democrazia può essere molto ingiusta alle volte, Sabrina, e nessun povero è mai stato detto democratico per aver sposato un ricco".

Curiosità: Pare che Audrey Hepburn e William Holden ebbero una breve relazione durante le riprese. 
Humphrey Bogart fu scritturato all'ultimo minuto dopo che Cary Grant rifiutò la parte di Linus. Molto probabilmente fu questa la causa dei numerosi dissidi tra Bogart e Wilder durante la lavorazione, che furono appianati solo poco prima della morte dell'attore avvenuta nel 1957.

Voto: 8

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sabato 23 novembre 2013

ANCHE I BOIA MUOIONO


Recensione pubblicata su Cinema Bendato

Titolo originale: Hangmen also die!
Paese: U.S.A.
Anno: 1943
Sceneggiatura: J. Wexley
Regia: Fritz Lang
Genere: Storico, Drammatico
Durata: 131 min.
Cast: B. Donlevy (Frantisek Svoboda), A. Lee (Mascha Novotny), W. Brennan (Professor Stepan Novotny), G. Lockhart (Emil Czaka), D. O’ Keefe (J. Horak), M. Wycherly (L. Novotny), A. Granach (Alois Gruber), H. H. Von Twardowsky (Reinhard Heydrich)
Trama: Praga, 1942. La resistenza cecoslovocca riesce ad uccidere il governatore tedesco Reinhard Heydrich. I nazisti cominciano una violenta repressione tra la popolazione per scoprire l’identità dell’attentatore.

Il boia del titolo è il gerarca nazista Reinhard Heydrich, governatore di Praga dopo l’invasione tedesca, colpevole di sanguinose repressioni nei confronti del popolo cecoslovacco. Nel 1942 fu ucciso in un attentato organizzato dalla resistenza cittadina e, come risposta, i tedeschi organizzarono una violenta rappresaglia per scoprire l’identità del responsabile.
Nel 1943, quando fu girato il film, non si conoscevano ancora i dettagli di quanto accaduto. Fritz Lang ricostruì l’episodio concedendosi diverse inevitabili divergenze storiche.
Alla stesura della sceneggiaturà collaborò anche Bertold Brecht, ma fu deciso di non inserire il suo nome nei titoli, quando, a causa di alcuni dissidi con il regista, abbandonò il progetto.
Fritz Lang costruisce un dramma storico, mescolato ad un poliziesco classico. Da un lato, il film fornisce, infatti, una testimonianza in presa diretta delle atrocità compiute dal regime nazista, in particolare nei paesi occupati. A questa forza fredda e brutale, Lang contrappone una collettività cittadina unita e decisa nel combattere il nemico occupante. Il regista sottolinea l’importanza di valori quali la solidarietà e la comunanza di intenti in un ambiente freddo ostile, cui dà rilievo attraverso l’utilizzo di chiariscuri.
Dall’altro lato, attravero numerosi colpi di scena che arricchiscono la trama e tengono con il fiato sospeso lo spettatore, chiamato a partecipare emotivamente alle azioni intraprese dalla resistenza cecoslovacca, il film segue passo per passo le indagini compiute dalla Gestapo per scoprire l’identità dell’attentatore. Il personaggio dell’ispettore Gruber, incaricato delle indagini, non è poi tanto diverso da Hercule Poirot o da Auguste Dupin. In Anche i boia muoiono, la prospettiva, però, è ribaltata: nella pellicola di Lang, infatti, il “cattivo” è chi indaga e “innocente” è chi ha ucciso, ma alla fine, rientrando nei canoni del giallo, la polizia avrà un suo colpevole, anche se fittizio.
Il finale è amaramente positivo: già solo per questo motivo vale la pena di vedere il film, dato che, per naturali ragioni storiche, non può chiudersi con la liberazione di Praga, avvenuta nel 1945. Nonostante l’imprevidibilità degli esiti della guerra, la pellicola non si lascia comunque trascinare dalla depressione e dallo sconforto; anzi, Fritz Lang sembra proprio voler trasmettere il messaggio che, l’opera unita e valorosa della collettività può sconfiggere la dittatura. La morte dei boia è un’amara consolazione, ma altresì una forma di riscatto per chi tanto ha dovuto subire.

Voto: 7 e 1/2

mercoledì 20 novembre 2013

ZORAN IL MIO NIPOTE SCEMO


Recensione pubblicata su Storia dei Film

Titolo originale: Zoran - Il mio nipote scemo
Paese: Italia, Slovenia
Anno: 2013
Durata: 103 min.
Genere: commedia
Regia: Matteo Oleotto
Soggetto: D. Gambaro, P. Piciarelli, M. Pettenello, M. Oleotto
Sceneggiatura: D. Gambaro, P. Piciarelli, M. Pettenello, M. Oleotto
Cast: G. Battiston, R. Prasnikar, R. Citran, M. Slamic, R. Maranzana, T. Celio, D. Komissarov
Trama: Paolo è un quarantenne annoiato e dedito alle menzogne che trascorre le sue giornate nell'osteria del paese. Le sue abitudini subiscono una svolta quando si trova costretto a prendersi cura del nipote Zoran dopo la morte di una zia di cui non sapeva neppure l'esistenza. Sarà l'occasione per cambiare atteggiamento nei confronti degli altri e della vita.

Con toni nostalgici e agrodolci, Zoran - Il mio nipote scemo porta sullo schermo una storia di ordinaria follia, popolata da personaggi improbabili, ma non per questo meno reali, che occupano le osterie dei paesi che tutti in un modo o nell'altro abbiamo frequentato.
L'osteria, infatti, rappresenta il luogo di ritrovo di anime allegre e tristi allo stesso tempo, che conducono una vita piena di amarezze ravvivata grazie al vino.
Tra queste persone c'è Paolo, un quarantenne gretto e ignorante, con una vita alle spalle completamente sfasciata e che ha trovato nel bere un passatempo e al contempo uno sfogo alla sua inettitudine.
Paolo è una persona come tante, che sa essere assolutamente falsa e bugiarda, ma anche tremendamente vera e onesta. E' una persona che sfrutta tutto ciò che gli altri possano offrirgli fino ad esaurirne l'ultima goccia di pazienza e senza provare nei loro confronti la minima gratitudine. Nella vita di Paolo che si trascina ogni giorno sempre uguale e senza svolte, arriva Zoran, un sedicenne timido e imbranato, che parla solo un incerto italiano imparato sui libri e che non può non mettere in crisi tutte le sue certezze. Zoran è l'opposto di Paolo: sensibile ed educato, ha ricevuto dalla vita solo pugni in faccia. I due inevitabilmente si scontrano, ma dal confronto ognuno dei due esce rinnovato.
Il film  non si lascia sconvolgere dall'elemento tragico presente nella vita dei protagonisti, ma con il sorriso sulle labbra ne racconta senza compiacimento le personali stranezze. E' come se, gettando un occhio su vite normali e tristi, si fosse concesso per riderci su un buon bicchiere di vino.

Voto: 7

domenica 17 novembre 2013

HUNGER GAMES: LA RAGAZZA DI FUOCO


Titolo originale: Hunger Games: Catching Fire
Paese: U.S.A.
Anno: 2013
Genere: fantasy, drammatico, azione
Durata: 146 min.
Regia: Francis Lawrence
Soggetto: Suzanne Collins
Sceneggiatura: Michael Arndt, Simon Beaufoy
Cast: J. Lawrence, J. Hutcherson, L. Hemsworth, P. Seymour Hoffman, W. Harrelson, E. Banks, D. Sutherland, S. Claflin, Lenny Kravitz, Jena Malone, Stanley Tucci, J. Wright
Trama:  Dopo la vittoria agli Hunger Games, Katniss (Jennifer Lawrence) e Peeta (Josh Hutcherson) si parlano a malapena. Sono costretti a mettere da parte i reciproci rancori quando, all'inizio del tour della vittoria, il presidente Snow invita Katniss a mostrarsi perdutamente innamorata del suo compagno se non vuole che faccia del male ai suoi cari.

Dopo il racconto dell'anteprima romana, ecco a voi la recensione del secondo capitolo della saga iniziata l'anno scorso con Hunger Games e che prosegue quest'anno con Hunger Games: La ragazza di fuoco.
Ciò che colpisce di Hunger Games è il fatto di rappresentare un mondo distopico che l'umanità potrebbe davvero arrivare a conoscere. Abbiamo avuto e abbiamo ancora reality shows, abbiamo avuto e abbiamo ancora dittature repressive e sanguinarie, abbiamo avuto e abbiamo ancora una mostruosa differenza di condizioni di vita tra ricchi e poveri. Per cui, in realtà, se riflettiamo bene, il nostro mondo non è poi così distante da quello di Hunger Games.
Il primo capitolo della saga era un film ben diretto e ben raccontato, che, però, rimaneva un po' freddo rispetto al romanzo. La forza del film risiedeva nella brutalità della violenza che coinvolgeva bambini e adolescenti, realizzata da un sistema dittatoriale totalitario sullo stile di 1984 di George Orwell. I sentimenti e i caratteri dei protagonisti rimanevano più ai margini e Katniss rappresentava un'eroina a tutto tondo, molto più matura rispetto alla sua età (sedici anni).
Presentati sia i personaggi che il mondo di Panem nel primo capitolo, Hunger Games: La ragazza di fuoco è libero di sfruttare pienamente ogni potenzialità offerta dal romanzo, superando in coinvolgimento e intrattenimento il precedente capitolo e portando in scena un'analisi politica ben più approfondita rispetto alla carta, dove trova spazio solo la voce di Katniss.
Evidentemente hanno giovato sia il cambio alla regia (Francis Lawrence al posto di Gary Ross) che il cambio alla sceneggiatura (Michael Arndt e Simon Beufoy, il primo premio Oscar per Little Miss Sunshine e il secondo per The Millionaire, al posto dello stesso Ross, dell'autrice Suzanne Collins e Billy Ray).
I romanzi di Suzanne Collins, infatti, appassionanti dal punto di vista emotivo, rimangono privi di un approfondimento politico che vada oltre quello svolto da Katniss  e dalle persone che con lei si relazionano. Di conseguenza la trilogia di Hunger Games ha tutta una serie di potenzialità inespresse che, seppur latenti, rendono attrativa la storia anche a chi ha superato la teen age da un bel pezzo. Gli sceneggiatori hanno afferrato al volo tali potenzialità, dedicando ampio spazio alle figure del Presidente Snow (Donald Sutherland) e del nuovo Stratega dei giochi, Plutarch Heavensbee, rappresentato magnificamente da Philip Seymour Hoffman.
I numerosi personaggi che popolano il romanzo sono maggiormente caratterizzati rispetto al primo capitolo cone qualche efficace pennellata sparsa qua e là, a partire da Katniss che si scopre un'adolescente cresciuta troppo in fretta piena di insicurezze e bloccata dalla paura e dagli incubi. Jennifer Lawrence rappresenta l'umanità del personaggio finalmente venuta alla luce, senza, tuttavia, perdere al contempo la grinta che la contraddistingue.
Peeta, personaggio inizialmente ambiguo nel primo film, mostra la sensibilità e l'innocenza che in realtà lo caratterizzano (un plauso a Josh Hutcherson, che mostra una grande maturità a livello recitativo). Più ai margini Gale (Liam Hemsworth), di cui, comunque, veniamo a conoscere l'intraprendenza e lo spirito rivoluzionario. Tra i nuovi personaggi, emerge in particolare Finnick Odair (Sam Claflin), passato vincitore dei giochi, sfuggente e affascinante, con un passato pesante sulle spalle.
Il ritmo del film è oltremodo avvicente e accattivante; mai un momento di noia in un continuo alternarsi di scene d'azione a scene di intimità familiare e sentimentale: Hunger Games: La ragazza di fuoco finisce con il rivelarsi un film emozionante, coinvolgente e, sorprendentemente, in alcune parti, anche divertente. Era da un po' che 146 minuti non mi volavano così in fretta.

Voto: 7 e 1/2

Se vi è piaciuto, guardate anche... Hunger Games, Orwell - 1984, V per Vendetta


sabato 16 novembre 2013

HUNGER GAMES: CATCHING JENNIFER'S AUTOGRAPH

Foto non fatta da me
Giovedì 14 novembre vado a Roma con poche aspettative. Ho i biglietti per lo spettacolo delle 19.15 di Hunger Games: Catching fire, acquistati su Internet per pura fortuna, e non mi aspetto minimamente di riuscire a scorgere qualcuno o qualcosa sul red carpet. Dal giorno prima, orde di ragazzi stazionano all'Auditorium Parco della Musica che ospita l'evento per accaparrarsi i posti migliori. In più, so che il cast del film parteciperà soltanto alla prima proiezione delle 19, quindi non la proiezione a cui potrò assistere. Il mio morale è comunque alto perché sto andando per la prima volta al Festival del Cinema di Roma e adoro l'aria che si respira ai Festival.
Io e la mia amica (che ringrazio per aver assecondato la mia proposta) arriviamo all'Auditorium con il bus verso le 18.30, quando oramai la sfilata sul tappeto rosso è cominciata.

Ce la farà Antonella a superare indenne questa calca?
Quando arriviamo all'inizio del red carpet, dalle grida capisco che è appena sceso dalla macchina Liam Hemsworth.
A questo punto scatta in me qualcosa. Non posso stare qui e non riuscire a vedere niente!
Dopo aver girovagato un po', riesco ad infilarmi in un punto in cui c'è meno gente, proprio in corrispondenza dell'arrivo delle macchine. Liam Hemsworth a quel punto se ne è andato, ma ecco un po' chi arriva:

Josh Hutcherson in una delle sue pose peggiori


Josh Hutcherson è come te lo aspetti: basso e con la faccia simpatica. Firma un po' di autografi, ma io sono ancora troppo lontana per tentare la sorte.
Lui se ne va e rimaniamo in attesa di lei, la ragazza di fuoco: Jennifer Lawrence. Chissà perché, una signora abbandona la sua postazione e io mi inserisco ancora più avanti. A questo punto sono pronta: braccio teso e foglio in mano!
J.Law (come è stata ribattezzata) arriva. Ovviamente è bellissima. Firma autografi borbottando qualcosa con la sua solita espressione buffa. 
Poi firma anche il mio foglio... Non riesco davvero a crederci!!!
Riesco a fare anche un pessimo video (dopo aver messo l'autografo in borsa lontano da fan indemoniate...)


Dopodiché, purtroppo, Jennifer prosegue per il lunghissimo red carpet e io e la mia amica ci dirigiamo verso l'auditorium. Più avanti riusciamo a scorgere da lontano anche Liam Hemsworth.
A questo punto, più che soddisfatte, entriamo nell'auditorium, i nostri posti sono in galleria, ma sia galleria che platea sono praticamente vuote. Tutti sono ancora fuori.
Dopo una ventina di minuti, la sala comincia a riempirsi. Una ragazza davanti a me si lamenta che Jennifer Lawrence non ha firmato autografi e guarda con quella che credo essere invidia l'autografo che ho io... 
Dopo una mezz'ora, compaiono degli energumeni di fronte al palco ed entra il direttore del Festival Marco Muller, che annuncia:
"Il cast è pronto per venire a salutarvi!"
A questo punto le urla si sprecano!
Grazie al cielo, all'ingresso avevano ritirato i cellulari, altrimenti non avrei visto un bel niente con tutte le persone intente a far foto.
Muller presenta Liam Hemsworth come "il ragazzo che tutte desiderano" e Josh Hutcherson come "il fratello che tutte vorreste avere"... dalle grida mi pare evidente che metà del pubblico in sala non la pensi come lui, comunque...
E infine, presenta i due Lawrence, Francis e ovviamente Jennifer. I due dicono qualche parola, mentre Liam Hemsworth e Josh Hutcherson, che insieme fanno l'articolo il, scherzano e fingono di picchiarsi sul palco. Liam Hemsoworth manda un bacio verso la galleria e dal mio lato volano urla e applausi.
Jennifer Lawrence dichiara che gli italiani sono il pubblico più passionale in assoluto e ci assicura che il film ci sarebbe piaciuto.
Con grande dispiacere di tutti la presentazione finisce e comincia il film.
Come sospettavo, la proiezione è interrotta da frequenti applausi nei momenti cult che chi ha letto il romanzo già conosce, ma per fortuna niente grida all'apparizione di Peeta (Josh Hutcherson), Gale (Liam Hemsworth) o Finnick (Sam Claflin, purtroppo assente alla presentazione).
Il film  e la serata si chiudono nella maniera migliore ovvero con la bellissima Atlas dei Coldplay.


Alla fine, che posso dire? E' stata un'esperienza divertente e appassionante: forse un po' pazzoide, ma chi se ne importa?
Varrà pure qualcosa avere sul comodino l'autografo di un'attrice Premio Oscar e non aver aspettato ore o aver contuso altre persone per averlo.
Per un momento ho pensato di regalarlo a qualche ragazzina in lacrime... ma è stato un momento davvero breve.
Ecco, dunque, il trofeo della giornata: uno scarabocchio più che altro, ma Jennifer Lawrence non è uno scherzo della natura? Una ragazza così bella, ma anche davvero simpatica. E, soprattutto, una grandissima attrice.

mercoledì 13 novembre 2013

NOW YOU SEE ME - I MAGHI DEL CRIMINE


Titolo originale: Now you see me
Paese: U.S.A.
Anno: 2013
Durata: 115 min.
Genere: thriller
Regia: Louis Leterrier
Soggetto: B. Yakin, E. Ricourt
Sceneggiatura: B. Yakin, E. Ricourt, E. Solomon
Cast: J. Eisenberg, M. Freeman, I. Fisher, W. Harrelson, D. Franco, M. Caine, M. Ruffalo, M. Laurent

Now you see me - I maghi del crimine racconta la storia di un gruppo di quattro maghi, noti come I Quattro Cavalieri (Jesse Eisenberg, Isla Fisher, Woody Harrelson e Dave Franco), che durante i propri show compie spettacolari rapine. Sulle loro tracce si mettono l'agente dell'FBI Dylan Rhodes (M. Ruffalo) e l'agente dell'Interpol Alma Dray (Mélanie Laurent).
Il film, diretto dal francese Louis Leterrier (L'incredibile Hulk, Scontro tra titani), porta in scena la magia, un tema caro al mondo del cinema, con cui si mescola sin dalle origini della settima arte, quando George Méliès ingannava gli spettatori con i suoi trucchi.
Oggi la magia non è più il mezzo attraverso cui realizzare gli effetti speciali, ma entra direttamente nel racconto, divenendone l'oggetto principale.
In Now you see me essa rappresenta il mezzo attraverso cui i protagonisti commettono incredibili rapine, al limite di ciò che è umano e possibile. 
Era dai tempi di Ocean's eleven di Steven Soderbergh che non si vedeva un film capace di mescolare intrighi e divertimento, costituente un'opera stimolante e intrigante.
Se, però, Ocean's eleven riusciva a mantenere il ritmo alto per tutto il corso di film, rappresentando prima i preparativi della rapina e successivamente mostrandone la realizzazione, Now you see me compie l'operazione inversa, portando in scena dapprima ogni rapina e fornendone in un secondo momento la spiegazione.
Purtroppo, il film va perdendo con il dispiegarsi della storia il buon ritmo con cui comincia e si conclude con un finale piatto e deludente, se non addirittura ridicolo, decisamente non all'altezza delle aspettative.
Occorre, infine, non dimenticare l'ottimo cast, che affianca giovani e talentuosi attori (Jesse Eisenberg, Mélanie Laurent e Dave Franco) a ottimi attori rimasti per molto tempo ai margini di Hollywood (Woody Harrelson e Isla Fisher) e interpreti che non hanno bisogno di essere presentati (Morgan Freeman e Michael Caine, di nuovo insieme dopo la trilogia di Batman di Christopher Nolan).

Voto: 7-

Se vi è piaciuto, guardate anche... Ocean's Eleven, The Prestige, The illusionist, In trance