venerdì 26 novembre 2010

La frase del giorno: Il Signore degli Anelli - Le due torri

"È tutto sbagliato. Noi non dovremmo nemmeno essere qui. Ma ci siamo. È come nelle grandi storie, padron Frodo. Quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericoli, e a volte non volevi sapere il finale. Perché come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare com'era dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve passare. Arriverà un nuovo giorno. E quando il sole splenderà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, anche se eri troppo piccolo per capire il perché. Ma credo, padron Frodo, di capire, ora. Adesso so. Le persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l'hanno fatto. Andavano avanti, perché loro erano aggrappate a qualcosa".

"It's all wrong. By rights we shouldn't even be here. But we are. It's like in the great stories, Mr. Frodo; the ones that really mattered. Full of darkness and danger, they were. And sometimes you didn’t want to know the end... because how could the end be happy? How could the world go back to the way it was, when so much bad had happened? But in the end, it’s only a passing thing, this shadow. Even darkness must pass. A new day will come. And when the sun shines, it will shine out the clearer. Those were the stories that stayed with you, that meant something, even if you were too small to understand why. But I think, Mr. Frodo, I do understand. I know now. Folk in those stories had lots of chances of turning back, only they didn’t. They kept going... because they were holding on to something".

mercoledì 24 novembre 2010

HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE - Parte I


Udite, udite... con questo Harry Potter, David Yates si è dato una svegliata.

Dopo quella noia mortale di HP e il principe mezzosangue, spaventata, preoccupata (HP e i doni della morte è il mio libro preferito dei sette della Rowling!) sono andata a vedere il film... e mi è piaciuto tantissimo!
E' emozionante, intrigante, ci sono delle scene bellissime e un film nel film, cioè il racconto sui doni della morte (un piccolo capolavoro!).
Le scene d'azione e le scene che si soffermano sui sentimenti dei personaggi sono ben bilanciate e non mancano le battute, che sono bambinesche, ma che fanno ridere anche i quarantenni.
Quelle scene in cui Harry ed Hermione sono nascosti soli nella foresta, rallentano al punto giusto il film e sono assolutamente interessanti, perché quasi trasmettono un senso di claustrofobia derivante dall'essere nascosti in una bolla trasparente; mentre, i vari processi sommari a cui sono sottoposti i maghi mezzosangue, fanno dimenticare per qualche momento che stai guardando un film di magia e ricordano un po' di storia passata.
Insomma, dopo il mio iniziale scetticismo, mi sono convinta che è stato giusto dividere I doni della morte in due parti. Una mossa tutta commerciale ne ha ricavato indubbiamente benefici dal punto di vista artistico.
E ora, attendiamo l'ultima parte!

HP e i doni della morte - Parte I su Imdb e trailer
David Yates su Wikipedia
HP e i doni della morte di J.K. Rowling su wikipedia

venerdì 19 novembre 2010

LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI


Ogni lettore vede qualcosa in un romanzo.
Se ogni lettore fosse un regista, girerebbe un film diverso.
"La solitudine dei numeri primi" è il film personalissimo di Saverio Costanzo, portato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, tratto dal fortunatissimo primo romanzo di Paolo Giordano.
Il libro racconta le vite parallele di Alice e Mattia, che talora si incontrano, si separano, e si rincontrano per poi separarsi di nuovo.
Il film racconta fondamentalmente quattro episodi della loro vita, che si intrecciano all'inizio per poi scomporsi definitivamente. L'occhio del regista si posa soprattutto sui corpi di Alice e Mattia, che rappresentano l'oggetto ultimo della loro sofferenza, il mezzo per una ribellione tutta personale.
Una siepe buia, inestricabile, quasi impercorribile lega i due protagonisti, numeri primi gemelli, che tendono l'uno verso l'altro, che si vogliono, ma che forse non si incontreranno mai.
Saverio Costanzo ha puntato tutto sull'aspetto della solitudine manifestata attraverso il proprio corpo, omaggiando anche (per me incomprensibilmente) i film horror degli anni '70 e '80, a discapito del tema della solitudine come stato interiore, forse cinematograficamente più difficile da rappresentare.

mercoledì 17 novembre 2010

THE SOCIAL NETWORK


Ebbene... L'ho visto anch'io!
Sono andata a vedere The social network.
Non vedevo l'ora, ho letto tantissime recensioni e visto tante volte il trailer.
Ci sono film che mi piacciono tantissimo dal primo minuto. Ci sono film che mi fanno schifo dal primo minuto o dall'ultimo perché hanno un finale orrendo. Ci sono film che mi piacciono dopo averci riflettuto un po'.
The social network è tra questi.
Le mie sensazioni contemporanee alla visione del film sono state:
1. Voglio cancellarmi da FB (però non l'ho fatto!)
2. Ma perché Justin Timberlake ha fatto il cantante fino ad ora?
3. Ma quanto sono stupidi i gemelli?
4. Mark, togliti quelle ciabatte!
Poi, ci ho dormito sopra.
E ho capito che The social network è un bellissimo film, perché è recitato benissimo da tutti gli attori; è girato benissimo; gli ambienti e le atmosfere sono così perfetti da essere freddi, come solo un social network può essere. Facebook sembra essere lo specchio nel quale si riflette l'istituzione universitaria americana: se non frequenti l'università giusta, sei fuori; tutto è diviso, a compartimenti stagni; perfino i dormitori sono esclusivi; le persone che frequenti dicono chi sei e che cosa farai.
Ad Harvard i ragazzi pensano ad inventarsi un lavoro, piuttosto che a trovarlo. Mark Zuckerberg ha realizzato il sogno di tanti: "inventare" un lavoro e sfondare, diventando il più giovane miliardario del mondo.
Ma, forse, il film alla fine sembra suggerire in modo cinematograficamente splendido una domanda banalissima: i soldi comprano la felicità?

David Fincher su wikipedia
Sito ufficiale di The social network
Sull'"inventarsi" un lavoro, vi consiglio un recente articolo di Beppe Severgnini su corriere.it.

martedì 16 novembre 2010

INCREDIBILE MERYL STREEP!


Recentemente ho visto "Julie e Julia" di Nora Ephron. Il film segue parallelamente le vite (vere) di Julia Child, moglie di un diplomatico americano a Parigi negli anni '50, la quale scopre un amore incredibile per la cucina francese e scrive un libro di ricette francesi destinato a lettrici americane, e di Julie Powell, una ragazza dei giorni nostri, poco soddisfatta della sua vita lavorativa, che si pone l'obiettivo di realizzare in 365 giorni le 524 ricette contenute nel libro di Julia Child.

Il film è godibile, anche se a tratti un po' lungo.

Quello che, però, vorrei notare è che Meryl Streep è l'unica attrice al mondo ad essere scelta per interpretare la parte di donne ben più giovani di quello che lei è nella realtà. Di solito accade il contrario.

Mi vengono in mente tre film (ma forse ce ne saranno altri), in cui interpreta la parte di una donna più giovane:

Il diavolo veste Prada del 2006;

Mamma mia! del 2008;

e ovviamente, Julia e Julie, del 2009.

Viene scelta perché è la più brava? Perché non ci sono attrici più giovani altrettanto brave per interpretare quei ruoli? Quel che mi sembra certo, è che Hollywood la adora e Meryl non si stanca mai.

Meryl detiene il record di nomination al Premio Oscar... ben 16, di cui tre volte nelle ultime 4 edizioni. Non vince però dal 1983, quando vinse l'Oscar come miglior attrice protagonista per "La scelta di Sophie", tre anni dopo aver vinto l'Oscar come migliore attrice non protagonista per "Kramer contro Kramer".

Che ne pensate?

lunedì 8 novembre 2010

La frase del giorno: L'attimo fuggente


"We don't write and read poetry because it's cute. We read and write poetry because we are members of the human race. And the human race is filled with passion. And medicine, law, business, engineering are noble pursuits and necessary to sustain life. But poetry, beauty, romance, love, these are what we stay alive for".
"Non scriviamo e leggiamo poesie perché è carino. Noi scriviamo e leggiamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita".

Prof. Keating, da L'attimo fuggente
(Dead poets society)

domenica 7 novembre 2010

2012

Dal regista di "Indipendence day" e "The day after tomorrow", un altro film catastrofico: "2012".
La trama brevemente è questa: alcuni scienziati scoprono che una catastrofe da fine del mondo si abbatterà sulla Terra e i governi si organizzano per salvare i pochi che perpetueranno la specie umana.
Tutto il film è una rincorsa verso quelle arche che permetteranno a quei pochi fortunati di salvarsi.
La storia (banale) riprende la famosa profezia dei Maya secondo cui nel 2012 il mondo finirà. Il regista non è nuovo nell'affrontare questo genere di paure: già in "The day after tomorrow" si concretizzava il timore di una nuova glaciazione (anche se questo rischio è ben più scientifico).
Sin dall'inizio di "2012" appare evidente chi vivrà e chi morirà. Ogni personaggio combatte per la propria famiglia, il nucleo attraverso il quale è possibile andare avanti.
Gli effetti speciali sono grandiosi, gli eventi inverosimili: i protagonisti incredibilmente si salvano dalla California che sta affondando grazie a un aereo da turismo guidato da un pilota principiante.
Il film, nonostante le evidenti assurdità e banalità, riesce comunque a risvegliare un interesse che ti tiene attaccato alla poltrona fino alla fine, perché vuoi capire come andrà a finire, anche se lo sai già dal primo minuto.

2012 su Imdb
Roland Emmerich su wikipedia
Il trailer su Youtube