giovedì 21 marzo 2013

NELLA MORSA


Titolo originale: Caught
Paese: U.S.A.
Anno: 1949
Regia: Max Ophuls.
Genere: Drammatico
Durata: 84 min. 
Cast: Barbara Bel Geddes, Robert Ryan, James Mason, Curt Bois.
Sceneggiatura: Arthur Laurents.

Leonora Eames (Barbara Bel Geddes) è una giovane cameriera che aspira a sposare un milionario. Ragazza di umili origini, sogna di lasciarsi alle spalle la povertà frequentando una scuola per modelle.
Il desiderio di diventare una mannequin si trasforma in realtà e durante una festa incontra il miliardario Smith Ohlrig (Robert Ryan), uomo d’affari tanto potente quanto nevrotico.
Smith e Leonora si frequentano, ma la riluttanza di lei a concedersi comporta il troncamento della relazione da parte di lui. Smith cambia idea e sposa Leonora quando il suo psicologo, da cui è in cura da tempo, gli dice che non si sposerà mai.
Quello che rappresenta per Smith un capriccio, diventa una favola per Leonora, che abbandona il monolocale in cui abitava per vivere in una reggia a Long Island. Ben presto il sogno si trasforma in un incubo per la giovane cenerentola, diventando la vittima di un tiranno manipolatore. Leonora ama veramente Smith, ma il suo comportamento la porta a fuggire, portandola dalle stelle alle stalle: Leonora torna a vivere in un modesto appartamento e riesce a farsi assumere come segretaria presso lo studio medico di Larry Quinada (James Mason).
I rapporti inizialmente tra Leonora e Larry sono difficili, ma ben presto i due s’innamorano. Leonora però scopre di aspettare un bambino da Smith e a malincuore decide di tornare dal marito. Ma la tragedia è dietro l’angolo…
Può un film dalla lavorazione travagliata e con il cambio di regia all’ultimo, trasformare un incipit da soap opera in un'acuta indagine sulla borghesia americana? La risposta è sì se si tratta di Max Ophuls.
Il regista tedesco maestro del melò (al pari del connazionale Douglas Sirk) creatore di meravigliosi drammi come Lettera da una sconosciuta, La ronde e La signora di tutti, è riuscito nell’intento, confezionando una spietata analisi delle illusioni e delle aspirazioni di ricchezza che si scontrano con la dura realtà.
Ciò viene mostrato fin dal principio, quando Leonora gioca a “fare la signora” fingendo di compiere acquisti sfogliando le pagine di una rivista di gioielli.
Ama il visone, costosa pelliccia per il suo magro stipendio di cameriera, ma la sua caparbietà e determinazione la porterà a frequentare una scuola di portamento, nella speranza un giorno di fare il suo ingresso nell’alta società.
Se inizialmente il film sembra ripercorrere il cliché della modella che conosce e sposa un uomo ricco, si vira gradualmente a guastare le splendide illusioni della protagonista, dolce, ingenua, un po' volgare e terribilmente provinciale.
Non tutto è oro ciò che luccica: la sua scelta è poco oculata, la fanciulla ignora che il suo principe azzurro in realtà è un nevrastenico manipolatore workhaolic e vittima di fatali attacchi di panico.
L’aspetto più interessante di questo melò anni Quaranta sta nel mostrare come gli altri vedono ciò che vogliono vedere: a cominciare dai rotocalchi di stampa rosa, che sottolineano con compiaciuta cattiveria le origini umili della protagonista, edulcorando il suo favoloso stile di vita in una reggia, così come lo crede la sua migliore amica che le consiglia di godersi ciò che ha conquistato, opportunità che sono concesse a poche.
Ma Leonora è pur sempre una romantica, non è la tipica gold digger e ama veramente lo spietato Smith. Spietato perché in realtà lui l’ha sposata per capriccio.
Ophuls è un maestro nel capovolgere la situazione e subito il romanticismo viene eliminato per dare spazio all’angoscia e all’insoddisfazione che prova la protagonista, tale da farle rinunciare al suo status di donna ricca, anche se poi ritorna nella magione della solitudine e della tirannia pur di non far vivere nella povertà la creatura che porta in grembo.
E qui entra in scena l’opposto di Smith, Larry Quinada. Larry è vissuto in un ambiente ipocrita e finto, dove i suoi genitori lo hanno cresciuto in una ricchezza che non è mai esistita, quindi capisce fin da subito che i soldi non fanno la felicità. Larry rappresenta la coscienza di Leonora: è un uomo che crede più nei valori dei sentimenti che nel denaro, e l'agiatezza è solo una pia illusione di tranquillità.
La ricchezza è una fonte di sicurezza se non c’è l’amore? Leonora sarà costretta ad un iter tortuoso e doloroso per capirlo, e dovrà lottare per liberarsi dalla morsa di Smith.
Smith è il classico uomo d'affari arrogante e prepotente e tratta Leonora come una proprietà: non la ama, ma quando lei lo abbandona, si prostra affinché ritorni da lei, ma per una puerile questione di orgoglio, perché non può accettare il fatto di essere rifiutato.
Il personaggio di Leonora è interessante, di per sé è relativamente ottusa perché si ostina a pensare che l’unica soluzione per una donna risieda in un buon matrimonio, ma non è una donna priva di scrupoli e nasconde un lato oscuro che emergerà dal profondo della prostrazione e disperazione.
Leonora ha conosciuto la povertà vera e non vuole assolutamente che ne soffra il suo bambino, ma la sua ingenuità la porta a compiere scelte sbagliate. Alla fine il suo aspetto candido di ragazza venuta dal proletariato rimarrà sempre in lei, anche se abilmente coperto da un elegante abito da sera, come il neo sul viso che cerca malamente di celare con la cipria.
Leonora ha per l'appunto un lato oscuro, ed è ciò che emerge nel finale del film che si tinge di noir: ormai giunta allo stremo, la crudeltà si insinua dentro di lei, ma il destino la premierà lo stesso con l’happy end, a costo di abbandonare per sempre il suo status (o almeno e ciò che suggerisce il finale), questo è il prezzo da pagare.
Leonora riesce a uscire dal tunnel, ma a farne le spese è la sua creatura, simbolo del legame "malvagio" con Smith.
La morte del bambino sembra quasi necessaria, affinché Leonora cancelli per sempre il suo passato con Smith e possa ricominciare a vivere. E qui il film arriva a picchi sublimi di iniquità, creando un lieto fine che in realtà... non c'è.
Nella morsa è un melodramma (con un leggero patetismo, tipico del genere) che racconta finemente come la classe sociale del proletariato e l’alta borghesia difficilmente si possano coniugare.
Max Ophuls riesce ad amalgamare tutte queste tematiche in soli 84', supportato da un ottimo trio composto da Barbara Bel Geddes, Robert Ryan e James Mason, con il suo classico stile elegante e raffinato fatto di carrellate e movimenti di macchina avvolgenti.
Nella Morsa è uno dei titoli meno conosciuti del maestro tedesco, un film da recuperare e che merita di essere visto per comprendere la poetica del cineasta.

Voto: 8

Alessandra Muroni
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martedì 19 marzo 2013

BRUCE WILLIS DAY - ARMAGEDDON


Titolo originale: Armageddon
Paese: U.S.A.
Anno: 1998
Regia: Michael Bay
Genere: Drammatico, Fantascientifico, Catastrofico
Durata: 151 min. 
Cast: Bruce Willis (Harry S. Stamper), Ben Affleck (A.J. Frost), Will Patton (Charles Chapple), Steve Buscemi (Rockhound), Billy Bob Thornton (Dan Truman), William Fichtner (Colonnello Sharp), Liv Tyler (Grace Stamper), Peter Stormare (Lev Andropov), Michael Clarke Duncan (J. Otis "Bear" Kurleenbear), Ken Hudson Campbell (Max Lennert), Owen Wilson (Oscar Choi), Grayson McCouch (Tenente Gruber), Jessica Steen (Jennifer Watts), Marshall R. Teague (Colonnello Davis), Anthony Guidera (Capitano Tucker), Clark Heathcliff Brolly (Freddy Noonan), Keith David (Generale Kimsey), Jason Isaacs (Dottor Ronald Quincy), Udo Kier (psichiatra), Shawnee Smith (Redhead), John Mahon (Karl), Grace Zabriskie (Dottie)
Soggetto: Robert Roy Pool, Jonathan Hensleigh
Sceneggiatura: Tony Gilroy, Shane Salerno, Jonathan Hensleigh, J. J. Abrams

Diretto da Michael Bay (Pearl Harbor, Transformers) e sceneggiato, tra gli altri, da J.J. AbramsArmageddon rappresenta un esempio eccellente di quella che comunemente è chiamata un'americanata. Ciononostante, è uno di quei film che ho visto per la prima volta da adolescente e non posso non essergli affezionata. 
La Terra è minacciata da un asteroide che rischia di annientare per sempre ogni essere vivente.
La NASA decide di formare una squadra capeggiata dal migliore trivellatore del mondo per frammentare l'asteroide e modificarne la traiettoria.
Il presupposto della trama è assolutamente inverosimile: e non mi riferisco alla caduta di un asteroide, che può verificarsi in qualsiasi momento, ma al fatto che la NASA invii nello spazio una squadra composta da trivellatori completamente a digiuno di ogni minima nozione di astrofisica e, ciò che più conta, assolutamente fuori di testa. La ricchezza del film risiede, però, proprio nella presenza di Steve Buscemi, Owen Wilson, Michael Clarke Duncan, Peter Stormare, che riescono a regalare al pubblico dei momenti piuttosto spassosi. 

"Ecco perché io dice "Voi non tocca niente" ma agli americani piace fare cowboy". (Lev Andropov)

"Componenti americani, componenti russi: tutti fatti a Taiwan!" (Lev Andropov)

Rockhound: Al galoppo cowboy YUPPY YAHOOO [mentre "cavalca" la testata nucleare da far esplodere sull'asteroide]"
Colonnello Sharp: Scendi subito dalla testata nucleare...
Rockhound: Stavo imitando quel personaggio del Dr. Stranamore. Quello che cavalca la bomba, la testata nucleare...
Colonnello Sharp: Scendi!
Rockhound: Non hai visto il film?
Harry Stamper: Abbiamo quasi 700 piedi da scavare, Rockhound!
Rockhound: Volevo solo sentire l'effetto di un potere dirompente tra le gambe... Ehy Sharp; NO AL NUCLEARE, NO AL NUCLEARE, NO AL NUCLEARE...

Bruce Willis, nei panni del protagonista Harry Stamper, è un padre protettivo, un lavoratore instancabile, un genio che può permettersi di deridere i migliori cervelli della NASA, in poche parole l'eroe per antonomasia.

"Sei miliardi di persone sul pianeta, perché avete chiamato me?" (Harry Stamper)

Harry Stamper: La trivellazione è una scienza, un'arte... vengo da tre generazioni di trivellazioni, lo faccio da una vita e ci sono ancora cose che non riesco a capire. Immagino che abbiate chiamato me perché sono il migliore nel campo, ma se sono il migliore è solo perché lavoro con i migliori. Se non ti fidi della gente con cui lavori, sei morto. Volete mandare questi ragazzi nello spazio? Bene, saranno anche degli ottimi astronauti, ma non capiscono un'H di trivellazione. Qual è il vostro piano di contingenza?
Dan Truman: Sarebbe a dire?
Harry Stamper: Il piano alternativo, avrete pure un piano di riserva, no?!
Dan Truman: No, non abbiamo alcun piano alternativo.
Harry Stamper: E questo è quanto di meglio avete... Cioè che il governo... il governo degli Stati Uniti ha saputo concepire? Insomma, per la puttana, voi siete la Nasa! Avete spedito degli uomini sulla luna, siete dei geni, portate avanti un programma spaziale... Sono certo che da qualche parte in questo momento un centinaio di scienziati studiano chissà quali cazzi e mi venite a dire che non avete un piano alternativo. Che questi 8 boyscout sono l'unica speranza al mondo! Questo volete dirmi?
Dan Truman: Sì.
Harry Stamper: Oh, Cristo... Andiamo bene...

Ovviamente, in questo film Bruce non manca di mostrare tutta l'espressività che tanto lo ha reso celebre....


Nel 1998, però, i miei occhi da dodicenne erano tutti per lui: Ben Affleck, all'epoca ventiseienne, fresco dell'Oscar per la sceneggiatura a Will Hunting - Genio ribelle, che ha di recente doppiato  grazie ad Argo, miglior film del 2012. All'epoca, è stato un vero dilemma cercare di capire se mi piacesse di più Leonardo DiCaprio o Ben Affleck... Certamente, a distanza di quindici anni, posso dire con franchezza che la prova attoriale di Ben in Armageddon fosse appena passabile...
Liv Tyler, nei panni di Grace Stamper, è, come al solito, maledettamente dolce, e non riesco ancora a spiegarmi come faccia ad essere la figlia di Steve Tyler, che, tra l'altro, come i più sapranno, firma con i suoi Aerosmith la bellissima I don't want to miss a thing, canzone colonna sonora del film (potete ascoltarla cliccando sul video in fondo).

Voto: 6 e 1/2
Avete tutto il giorno per unirvi alle celebrazioni... intanto a Bruce HAPPY BIRTHDAY, e a voi BUON BRUCE WILLIS DAY!

domenica 17 marzo 2013

HUNGER


Titolo originale: Hunger
Paese: Regno Unito, Irlanda
Anno: 2008
Regia: Steve McQueen
Genere: Drammatico, Storico
Durata: 96 min. 
Cast: Michael Fassbender (Bobby Sands), Liam Cunningham (Padre Dominic Moran), Stuart Graham (Raymond Lohan), Brian Milligan (Davey Gillen), Liam McMahon (Gerry Campbell), Helen Madden (madre di Bobby), Des McAleer (Mr. Sands, padre di Bobby)
Sceneggiatura: Enda Walsh e Steve McQueen

Hunger, film d'esordio dell'artista britannico Steve McQueen, narra la vita dei detenuti irlandesi membri dell'IRA nel carcere di Long Kesh, e delle lotte da loro intraprese all'interno del carcere per avere riconosciuto lo status di prigionieri politici. In particolare, la pellicola si sofferma sul personaggio di Bobby Sands, figura di riferimento per tutti i detenuti, che il 5 maggio 1981 morì dopo 66 giorni di sciopero della fame. 
Steve McQueen non esita a mostrare le condizioni disumane e degradanti nelle quali i detenuti venivano lasciati vivere e al contempo le torture e le efferatezze cui venivano sottoposti dalle guardie carcerarie. Il film è un susseguirsi di immagini, scandite da pochissime parole, tra cui la voce intransigente di Margaret Thatcher, all'epoca primo ministro britannico, che si rifiutava di considerare prigionieri politici i membri dell'IRA.
L'unico vero dialogo arriva già oltre la metà del film, quando Bobby Sands spiega a Padre Dominic le ragioni del suo sciopero della fame: che la vita vale la pena di essere vissuta solo da uomo libero. Ecco perché il corpo diventa nel carcere l'unico luogo nel quale può essere ospitata una rivolta contro la brutalità e l'intolleranza umane. "Mettere in gioco la mia vita non è solo l'unica cosa che posso fare, è la cosa giusta". 
Grandissimo lavoro di Michael Fassbender, che per interpretare il ruolo del protagonista ha dovuto perdere diciotto chili. 
Il film vinse la Caméra d'Or al Festival di Cannes del 2008 come migliore opera prima. Inspiegabilmente, il film è arrivato in Italia, distribuito dalla Bim, solo nel 2012, dopo il successo di Shame, secondo lavoro di McQueen con protagonista Fassbender. 

Voto: 8


martedì 12 marzo 2013

IL LATO POSITIVO - SILVER LININGS PLAYBOOK


Titolo originale: Silver Linings Playbook
Paese: U.S.A.
Anno: 2012
Regia: David O. Russell
Genere: Commedia
Durata: 122 min.
Cast: B. Cooper (Pat), J. Lawrence (Tiffany), R. De Niro (Pat Sr.), J. Weaver (Dolores), C. Tucker (Danny), A. Kher (Dr. Cliff Patel), J. Ortiz (Ronnie), S. Whigham (Jake), J. Stiles (Veronica), P. Herman (Randy), D. Mihok (Agente Keogh)
Soggetto: Matthew Quick (romanzo)
Sceneggiatura: D. Russell

Patrick (Bradley Cooper) soffre di disturbo bipolare e ciò ha provocato la fine del suo matrimonio. Dopo aver trascorso otto mesi in clinica psichiatrica, torna a vivere a casa dei suoi genitori (Robert De Niro e Jacki Weaver), ambientandosi con difficoltà, finché non incontra Tiffany (Jennifer Lawrence), una giovane vedova, che lo coinvolge in una gara di ballo.
Diretto da David O. Russell, il regista di The fighter, Il lato positivo trae spunto da una trama non troppo complessa ed, anzi, quasi banale, per indagare la malattia mentale del protagonista e le sue relazioni con la famiglia e gli amici. Sotto questo aspetto, il film ricorda Lars e una ragazza tutta sua, film del 2010 diretto da Craig Gillespie, con Ryan Gosling. L'attenzione, infatti, è per le dinamiche che il protagonista - che vive in maniera non convenzionale - instaura con le persone che lo circondano. I genitori, il fratello, gli amici tentano in tutti i modi di non emarginare Patrick per via della sua malattia e, allo stesso tempo, si impegnano nel riportarlo sulla via di quella "normalità" che "normalità" non è, perché, come mostra il film, ogni personaggio ha dentro di sé un po' di follia.  
Il pregio della pellicola risiede soprattutto nelle ottime interpretazioni dei protagonisti, che possono brillare grazie ad una sceneggiatura caratterizzata da numerosissimi dialoghi sopra le righe e al limite dell'assurdo. Bradley Cooper sa recitare (chi l'avrebbe mai detto!) ed anche bene. Jennifer Lawrence, che per questo film ha vinto il premio Oscar come migliore attrice protagonista, interpreta egregiamente, nonostante la giovanissima età, una donna un po' stralunata segnata da esperienze dolorose. Simpatici e divertenti nei panni dei genitori di Patrick Robert De Niro, che, finalmente, torna a fare bei film, e Jacki Weaver.
Non è un caso che Il lato positivo abbia raggiunto un record: tutti e quattro gli attori sono stati candidati ai premi Oscar in ciascuna delle categorie dedicate agli attori. Solo Jennifer Lawrence ha centrato l'obiettivo, ma forse anche un Oscar a Bradley Cooper non sarebbe stato male (non posso credere di averlo detto! Potete vedere qui cosa ho detto in passato di Bradley Cooper).

Voto: 8

sabato 9 marzo 2013

ANIJA (LA NAVE)



Titolo originale: Anija (la nave)
Paese: Italia
Anno: 2012
Regia: Roland Sejko
Genere: Documentario
Durata: 80 min.
Sceneggiatura: Roland Sejko

Agli inizi degli anni Novanta, l'Italia e l'Europa cominciano ad assistere all'arrivo sulle coste pugliesi di migliaia di cittadini albanesi in fuga dal loro paese.
Dall'altro lato del Mare Adriatico, folle oceaniche si accalcavano sui moli del porto di Durazzo con la speranza di riuscire ad imbarcarsi verso un futuro migliore.
Dopo decenni di chiusura e isolamento, non solo verso il mondo occidentale, ma anche verso gli altri Paesi del blocco comunista, l'Albania viveva la sua caduta del muro di Berlino.
Il regista Roland Sejko, egli stesso giunto in Italia negli anni Novanta con la nave Legend insieme ad altri cinquemila connazionali, ha deciso di raccontare questa storia attraverso la testimonianza di dieci persone che grazie a quel periglioso viaggio in mare si sono conquistati la possibilità di rifarsi una vita.
Se, da un lato, il lavoro scrupoloso di raccolta di immagini dell'Albania comunista e post comunista  rende Anija un prezioso documento per quanti vogliano conoscere meglio un paese che spesso non è raccontato nei libri di storia, il film contiene, altresì, servizi di telegiornali italiani dell'epoca, che, alla luce della complessiva narrazione, che approfondisce le ragioni degli Albanesi in fuga, assumono per lo spettatore tutto un altro significato.
Il pregio di Anija risiede, però, soprattutto nell'aver centrato un obiettivo forse più importante del contingente resoconto storico, ovvero l'aver saputo descrivere sentimenti quali la speranza, la paura verso il futuro, la nostalgia di casa, che per loro natura non caratterizzano solo gli Albanesi che negli anni Novanta abbandonavano il proprio paese, ma riguardano tutti gli emigranti della storia presente e futura e, dunque, anche gli Italiani, che nei primi decenni del Novecento affrontavano essi stessi un incerto viaggio oltreoceano e che, come racconta Sejko, tanti anni dopo si ritrovano, in un primo momento, ad accogliere gli Albanesi e successivamente a trattarli come immigrati irregolari e a rimandarli in patria.
In questo senso, la storia raccontata da Anija, comune a tante altre storie di povertà ed emigrazione, oltrepassa il particolare per divenire universale.

Voto: 8 

Puoi vedere il trailer di Anija qui.
Pagina ufficiale di Anija su Facebook.

domenica 3 marzo 2013

ARGO


Titolo originale: Argo
Paese: U.S.A.
Anno: 2012
Regia: Ben Affleck
Genere: Azione, Drammatico
Durata: 120 min
Cast: Ben Affleck (Tony Mendez), John Goodman (John Chambers), Alan Arkin (Lester Siegel), 
Bryan Cranston (Jack O'Donnell), 

Victor Garber (Ken Taylor), 

Michael Cassidy (Analista), 
Clea DuVall (Cora Lijek), 
Rory Cochrane (Lee Schatz), 
Tate Donovan (Bob Anders)

Soggetto: Joshuah Bearman
Sceneggiatura: Chris Terrio

Vincitore di tre premi Oscar 2012, tra cui quello per il miglior film, Argo, diretto, prodotto e interpretato da Ben Affleck, racconta fatti realmente avvenuti all'indomani della rivoluzione islamica iraniana del 1979.
Il 4 novembre 1979 alcuni militanti iraniani fecero irruzione nell'ambasciata americana a Teheran, prendendo in ostaggio 52 persone. Sei funzionari riuscirono a fuggire, trovando riparo presso la sede dell'ambasciata canadese. La C.I.A., al fine di evitare ulteriori complicazioni in una situazione già molto delicata, incaricò l'agente Tony Mendez di avviare un'operazione di liberazione dei sei. Per riuscire nell'impresa, Mendez decise di simulare la produzione di un film fantascientifico, Argo, da girare in Iran con la "troupe" di funzionari.
Argo è un film ben ritmato, impeccabile nella sceneggiatura, nella regia e nel montaggio, senza difetti o sbavature, con un'accurata ricostruzione storica.
Stupisce che la storia da cui il film prende le mosse non sia stata portata al cinema prima. Hollywood che salva il governo americano? E' la più grande americanata di sempre.
Affleck è, però, così bravo da rendere il film convincente, valorizzando la trama e i diversi personaggi, ognuno dei quali non è mai banale, ma è un anello di una catena destinata a non spezzarsi.
Sebbene non manchi qualche frecciatina alla politica che gli USA hanno avuto nei confronti dell'Iran precedentemente alla rivoluzione khomeinista, l'intento prevalente del film è quello celebrativo. In un clima di illuminismo democratico, Affleck riesce a glorificare la diplomazia americana, che in tante occasioni ha fallito, quasi ricordando allo spettatore che gli Stati Uniti non sono solo il paese che ha torturato prigionieri a Guantanamo o mentito sulle armi di distruzione di massa di Saddam, ma anche quello in cui operano organismi in grado di risolvere con la diplomazia complesse situazioni internazionali.
Allo stesso tempo, Affleck, mentre biasima l'industria cinematografica degli Studios nel suo essere guidata solo dal profitto, esalta Hollywood in quanto capace di realizzare il sogno americano e addirittura di portare nella vita reale quello che fino a prima aveva mostrato unicamente sullo schermo.
Per quanto Argo rappresenti assolutamente un film lodevole, meraviglia un po' che abbia conquistato tanti premi, perché è simile a molti altri film dello stesso genere, quali Fair Game di Doug Liman (2010) o State of Play di Kevin Maconald (2009). Piuttosto, il successo del film è da spiegare come un riconoscimento alla significativa svolta che la carriera di Ben Affleck ha preso da qualche anno: superata la fase blockbuster, l'attore americano, già premio Oscar nel 1998 per la sceneggiatura di Will Hunting - Genio Ribelle insieme all'amico di sempre Matt Damon, ha cominciato a dirigere pellicole di qualità: Gone Baby Gone (2007), dall'omonimo romanzo di Dennis Lehane, e The Town (2010), film più intimista rispetto ad Argo e che personalmente preferisco.

Voto: 7