mercoledì 26 giugno 2013

IL LADRO DI BAGDAD (1924)


Recensione pubblicata su Cinema Bendato

Titolo originale: The thief of Bagdad
Paese: U.S.A.
Anno: 1924
Regia: Raoul Walsh
Genere: Sentimentale, Avventura, Fantasy/Fantastico
Durata: 155 min.
Cast: D. Fairbanks (Ahmed), J. Johnston (principessa), A. M. Wong (schiava mongola), N. Johnson (principe indiano), S. Edwards (aiutante), C. Belcher (santone), Sojin (principe mongolo), B. Hurst (califfo)
Sceneggiatura: D. Fairbanks, L. Woods
Trama: Ahmed, impavido ladro nelle vie di Bagdad, si intrufola nel palazzo del califfo per rubare un prezioso tesoro, ma si imbatte nella principessa che vive nel palazzo e ne rimane innamorato a prima vista. Fingendosi un principe di una terra lontana, riesce a conquistare il cuore della bella, ma dovrà fare i conti con le mire di un principe mongolo, deciso a prendere con la forza non solo la principessa, ma l’intera Bagdad.
Voto:8 

Scenografie impressionanti fanno da sfondo a Il ladro di Bagdad del 1924, film muto diretto da Raoul Walsh, fortemente voluto da Douglas Fairbanks, il “re di Hollywood”, icona incontrastata dei film del genere cappa e spada, da Il segno di Zorro a Robin Hood, fin quando l’avvento del sonoro non cambiò per sempre i gusti del pubblico.
Fondatore nel 1919 insieme a Charlie Chaplin della casa di produzione United Artists e nel 1927 dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, Fairbanks fu anche sceneggiatore, sotto lo pseudonimo di Elton Thomas, di questa pellicola, tratta da una novella di Le mille e una notte, per la cui realizzazione furono spesi 2 milioni di dollari, un record per l’epoca.
La Bagdad creata dal geniale scenografo William Cameron Menzies, costruita su una superficie enorme (venticinquemila metri quadrati), è popolata di maghi, ladri, principi, incantatori, mercanti. Il film contiene tutti elementi fantastici che saranno ripresi nel cinema successivo, dedicato alla magnificenza del Medio Oriente: tappeti volanti, mantelli dell’invisibilità, cofanetti che realizzano i desideri. Gli esterni dei palazzi, alti ed imponenti, e i loro interni, sontuosi ed eleganti, dovettero contribuire a rendere vivo più che mai negli spettatori degli anni Venti il sogno di esotismo esistente all’epoca.

Protagonista assoluto è Ahmed, un ladro spericolato che disprezza gli insegnamenti del Corano, vivendo alla giornata e che si redime grazie all’incontro con la figlia del califfo. Se in un primo momento vuole rapirla, in un secondo tempo decide di rivelarle la sua vera identità e di conquistare la sua mano onestamente, sotto la guida severa, ma generosa, di un religioso. La redenzione mistica di Ahmed alla ricerca della felicità traspone in un’ambientazione orientale il più classico American dream.

Tra i coprotagonisti, ricordiamo la giovane schiava mongola, spia all’interno del palazzo del califfo, interpreta da Anna May Wong, la prima star cinese – americana della storia, che recitò successivamente accanto a Marlene Dietrich in Shanghai Express di Joseph von Sternberg.

Inserito nel 2008 dall’American Film Institute tra i dieci film di genere fantasy più belli della storia del cinema, Il ladro di Bagdad rappresenta una straordinaria combinazione di avventura e romanticismo, che, grazie agli scenari da sogno e alla dinamicità dell’azione, condita anche da un leggero umorismo, è capace di parlare una lingua universale e di essere amato ed apprezzato ancora oggi. 

Leggi la recensione del remake di questo film: Il ladro di Bagdad (1940)

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