domenica 17 giugno 2012

THE PRICE OF KINGS: Intervista a Joanna Natasegara e Richard Symons

È un caldo primo pomeriggio tipicamente bolognese. Joanna Natasegara e Richard Symons mi aspettano al MamBo, il museo di arte moderna della città. Sono molto contenti di trovarsi a Bologna. “E’ la mia prima volta a Bologna ed è una città magnifica” mi dice Richard, che è già stato diverse volte in Italia, ma mai a Bologna.
Richard e Joanna parteciperanno all’evento di chiusura del Biografilm Festival domenica pomeriggio con la presentazione di due film The price of kings: Yasser Arafat e The price of kings: Shimon Peres, e con qualche minuto del loro ultimo film, ancora in lavorazione, The price of kings: Oscar Arias. La serie di film è dedicata al prezzo che un leader politico deve pagare in cambio del proprio potere. Si tratta di due documentari molto attesi, che hanno scatenato dibattiti in tutti i festival in cui sono stati presentati e che prossimamente verranno mostrati al Jerusalem Film Festival, cuore della questione israelo – palestinese.
Inizia l’intervista - la mia prima intervista – sono un po' emozionata!
The price of kings è una serie di dodici film. Perché avete scelto di dedicare i primi due a Yasser Arafat e Shimon Peres?
J: Sarebbe stato difficile pensare a due personalità diverse. Si tratta di due persone che hanno compiuto scelte molto importanti e difficili. Vita o morte, guerra o pace, la costruzione o meno di una nazione. Perché non loro? 
Dopo aver girato i film, avete cambiato la vostra opinione sull’azione politica di Arafat e Peres?
R. Io provengo da una famiglia con una forte tradizione ebraica. Dopo aver girato il film dedicato ad Arafat la mia opinione è cambiata completamente, al cento per cento. È stato affascinante. Una rivelazione.
Cosa avete scoperto che non vi sareste aspettati?
R: Siamo stati molto fortunati a poter girare quello che si vede nel film, ad avere accesso al lato umano di questi leader. Quando succede questo, puoi soltanto cambiare la tua percezione. Con il film su Arafat abbiamo potuto capire molto di più, soprattutto grazie al fatto di aver avuto l’opportunità di trascorrere molto tempo con sua moglie Suha. Si tratta della la prima intervista che ha rilasciato dopo la morte del marito. Abbiamo passato circa tre giorni con lei, è stato molto emozionante, intimo, da un certo punto di vista anche stancante. Abbiamo appreso così tanto... non voglio rovinare il film, però credo che una delle ragioni per cui le persone che lo hanno visto ne rimangano impressionati, è che cambia la tua prospettiva. Ciò che si vede non è quello che si vede di solito.
A proposito del film su Arafat, quanto importante è stato il contributo di Suha? Avreste fatto il film senza di lei?
R: No, non credo.
J: Abbiamo fatto il film perché lei era d’accordo. Nel film su Arafat c’è anche Peres, così abbiamo avuto la possibilità di vedere l’altro lato della medaglia: abbiamo sua moglie, i suoi collaboratori ma anche i nemici che parlano di lui, in un modo abbastanza sorprendente.
R. Abbiamo fatto il film solo con persone che fossero d’accordo a non avere un controllo editoriale. Non ci sono state domande che non abbiamo fatto. Suha parla delle accuse di corruzione, cose che non abbiamo mai sentito. La moglie di un leader che parla apertamente e liberamente, è sorprendente.
Il prossimo luglio presenterete i film a Gerusalemme, cuore del conflitto israelo – palestinese. Quale tipo di reazioni vi aspettate?
J: Non lo sappiamo (ridendo). 
R. Ovunque presentiamo il film, le persone vogliono parlarne, discutere per molto tempo e credo che questo accadrà anche a Gerusalemme.
Qualunque sia la tua opinone, sicuramente i due film ti danno molto da pensare. Questi uomini sono stati chiamati killer, assassini, ladri, terroristi, guerrafondai. Nel film scopriamo cosa li ha fatti cambiare, cosa li ha portati alla pace. È affascinante.
Ho letto che Helena Bonham Carter è la voce narrante nei film dedicati ad Arafat e Peres. Come è stato lavorare con lei?
J: Helena è incredibilmente professionale, oltre l’immaginazione. Io sono una sua grande fan. E’ un’attrice straordinaria.
R: Ci ha permesso di costruire quello che avevamo in mente. Non ci ha imposto nulla. Siamo stati molto fortunati ad averla.
Perché avete scelto Oscar Arias per il terzo film passando dal Medio Oriente all’America Latina?
J: La storia di Oscar Arias completa i tre film. Oscar Arias è un personaggio di forte impatto, molto diverso dagli altri due. Non crederai quello che quest’uomo è riuscito a fare. E’ molto interessante perché nei primi due film abbiamo parlato di due persone che hanno cercato di raggiungere la pace, ma non ci sono riuscite, mentre in questo film c’è un uomo che ha tentato di raggiungere la pace in una guerra tra cinque nazioni, e ci è riuscito. Il suo popolo purtroppo non riesce ancora a vederlo come il grande riformatore che è.
R: Arias si è opposto a Ronald Reagan quando la sua nazione era economicamente dipendente dagli USA. Non aveva un esercito, era circondato da Stati in guerra tra loro, ma è rimasto ancorato ai suoi principi. Ha cacciato fuori gli USA. Ha detto: noi possiamo essere amici, ma gli amici ogni tanto sono in disaccordo. Sarà molto interessante, quindi, fare un confronto tra i tre leader di cui parliamo. 
Chiedo quando uscirà il film e mi dicono tra settembre e ottobre. Non è ancora ultimato (al Biografilm Festival potremo vedere qualche minuto).
R: Oscar Arias è’ un leader profondamente diverso rispetto agli altri due. Ogni leader è unico a suo modo, ha lavorato in una situazione diversa, ha avuto successo, ma ancora ne paga il prezzo. Pochi conoscono bene il suo operato, sarà interessante vedere il film. 
Avete già pensato ai protagonisti dei prossimi film della serie?
R: Oh sì (ride e capisco che non può dirmelo).
J: E’ difficile dire chi sarà il prossimo protagonista, dobbiamo essere sicuri. Molti leader ci affascinano. Intanto, sul nostro sito stiamo chiedendo ai visitatori di darci suggerimenti (qui).  
Avete pensato a qualche leader italiano?
J: Certamente (ride).
Chiedo quale e la mia mente può andare soltanto ad uno.
J: Non possiamo ancora dirlo (sempre ridendo). 
A questo punto mi chiedono quale leader vorrei io. Italiano nessuno, magari Barack Obama o Tony Blair. Rimangono stupiti che io sia interessata a Tony Blair e quindi spiego che sono rimasta molto colpita dal cambiamento della politica di quest’ultimo, che in un primo tempo del suo governo ha riappacificato l’Irlanda del Nord e in un secondo tempo ha partecipato alla guerra in Iraq.
R: E’ molto interessante. È vero, i nostri leader cambiano. 
A questo punto ringrazio Richard Symons e Joanna Natasegara per il loro tempo e la loro disponibilità. Hanno sopportato una conversazione in inglese con me e non deve essere stato facile! Non vedo l’ora di vedere i film.

Sito ufficiale di The price of Kings
The price of Kings: Yasser Arafat e The price of Kings: Shimon Peres domenica 17 giugno ore 18 Cinema Lumiere - Sala Scorsese


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