mercoledì 11 settembre 2013

BELLI E DANNATI


Recensione di Alessandra Muroni pubblicata su Director's Cult 

Titolo originale: My Own Private Idaho.
Paese: U.S.A. 
Anno: 1991
Durata: 100 min. 
Genere: drammatico
Soggetto: Enrico IV - parte prima di William Shakespeare
Sceneggiatura: Gus Van Sant

Cast: River Phoenix, Keanu Reeves, James Russo, Chiara Caselli
Seattle. Mike Waters (River Phoenix) è un giovane alla ricerca della madre, e per sopravvivere si prostituisce. Soffre di una grave forma di narcolessia, che si manifesta soprattutto in momenti di forte stress emotivo. 
Durante un'incontro con una donna, conosce Scott Favor (Keanu Reeves), figlio del sindaco di Portland, in rotta con la famiglia. Scott intraprende un viaggio con Mike alla ricerca di sua madre, viaggio che lo porterà in Idaho, dal fratello di lui (James Russo), finendo per vivere in una comunità di tossici guidati da Bob (William Richert). Mike scopre che sua madre si è traferita a Roma e decide di partire con Scott. Innamoratosi di una ragazza italiana, Carmela (Chiara Caselli), Scott ritornerà a casa, lasciando Mike solo nella sua ricerca.
C'è un non so che di affascinante nell'esistenza di Mike Waters. Reietto della società, abbandonato dalla madre quando era piccolo per poi sparire nel nulla, Mike sa solo usare il suo corpo per sopravvivere, alla mercé di uomini che non corrispondono a canoni sociali ben definiti.
Eppure, c'è qualcosa di poetico in lui. Quel suo candore intatto, per nulla scalfito dalle brutture della vita, dalla violazione autorizzata del suo essere, viene alimentato con il suo "Idaho personale" un luogo immacolato, con le nuvole che viaggiano e con quell'abbraccio materno che non esiste più e forse non è mai esistito.
Ed è proprio la strada, i viaggi, Seattle, Portland, Idaho e Roma, diventano gli scenari di un percorso che li porterà a vagabondare in un universo fatto di emarginati, giovani capitanati da Bob, il padre spirituale della perdizione di Scott. 
Il grigiore di Seattle, con le sue luci e i suoi sexy shop, vengono spazzati via in un momento di sonno profondo per dare spazio alle nuvole mobili dell’Idaho, con il suo splendido cielo blu e la strada deserta che può portare in qualsiasi direzione. E in quella strada Mike sogna di essere tra le braccia di sua madre, donna misteriosa che riemerge solo in forma di ricordi, di sogno.
Mike cerca disperatamente quel calore umano, portato via dal vento freddo di una giornata uggiosa di Seattle, lo cerca in un contatto rude e fugace con il cliente di turno, lo cerca nei quartieri alti di Portland, con le sue villette e i suoi viali colmi di foglie secche. E in quel di Portland trova Scott il ribelle, giovane rampollo insofferente alle regoli sociali.
La versione contemporanea dell'Enrico IV shakespeariano a differenza di Mike ripudia la sua famiglia, odiando quel padre capitalista che pensa solo al denaro. Gli agi e le convenzioni borghesi lo soffocano, e cerca di distruggere le convenzioni provocando scandali e vivendo per strada.
Scott rifiuta il padre e trova in Bob un nuovo padre putativo, Mike cerca disperatamente le sue radici e viene adottato da questa famiglia di sbandati, gruppo di freaks che vivono di espedienti. Entrambi usano il proprio corpo, per soldi (Scott), per sopravvivere e cercare un contatto fisico e umano (Mike), entrambi sono alla ricerca di loro stessi.
L’Idaho non è solo nella mente di Mike, ma è anche lo Stato dove vive il fratello Richard, pittore dalla vita tormentata che gli svelerà segreti nascotsi e scheletri dell’armadio, portando Mike a prendere un aereo per Roma, la capitale italiana dove dovrebbe vivere la madre.
Mike la cerca, Mike non la trova, finendo per perdere anche Scott, che, in nome dell’amore per Carmela ritorna a casa.
Il cerchio si chiude, ritornano a Portland, ognuno per la propria strada. 
Belli e dannati è uno dei più bei film di Gus Van Sant. La pellicola è modellata sull'Enrico IV di William Shakespare, ma trasuda di cultura beat anni Cinquanta che resero celebri Jack Kerouack e Allen Ginsberg, mixata con la grunge generation, che ha il cuore pulsante proprio a Seattle, dove iniziano le avventure di Mike Waters.
In un circo di giovani disadattati, Mike trova la sua famiglia che gli è stata negata, anche se sono tossicodipendenti e vivono di espedienti.
Van Sant riesce a immergere queste persone che per la società sono dei disperati, e li rappresenta in tutta la loro folle vitalità, caratteristiche di cui sono privi i borghesi,  soffcati in una fitta coltre di snob. Disprezzati da quei borghesi che riversano su di loro ogni perversione, imprigionati nella loro ipocrisia.
E se i ricchi vedono i poveri con ribrezzo, i reietti di Van Sant hanno un cuore che pulsa sotto i vestiti dimessi, le occhiaie delle notti passate in bianco a fare bagordi, con un’umanità e una filosofia di vita che ormai è schiacciata dall’omologazione della società.
Tale elemento viene sottolineato nella scena del doppio funerale, del padre di Scott e di Bob: così composto, serioso il primo; così appariscente, con quel dolore urlato sinceramente, creando una litania che al giovane Scott risulta fastidioso, ma che Van Sant trasforma in una ballata straziante. 
Gus Van Sant con Belli e dannati, firma un manifesto poetico dei looser, incarnati in maniera sublime da River Phoenix, dolente e sognatore e Keanu Reeves nella sua sfrontata ribellione.
Due anime perse immerse in posti, situazioni, viaggi, percorsi formativi e non, in quei luoghi, con quella landa desolata e deserta, con quel meraviglioso Idaho dove il nulla porta pur sempre da qualche parte.
Mike nel suo Idaho privato, in preda al sonno viene derubato. C’è crudeltà nel mondo. Mike che nel suo sonno viene soccorso e portato al riparo chissà dove. C’è ancora speranza per questo mondo.

Voto: 8

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