domenica 29 settembre 2013

THE BLING RING


Titolo originale: The Bling Ring
Paese: U.S.A.
Anno: 2013
Genere: commedia
Durata: 87 min.
Regia: Sofia Coppola
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Cast: Emma Watson, Katie Chang, Israel Broussard, Leslie Mann, Taissa Farmiga, Erin Daniels, Halston Sage, Nina Siemaszko, Gavin Rossdale, Stacy Edwards, Claire Julien

Ispirato ad una storia vera, The bling ring racconta di un gruppo di adolescenti, provenienti da famiglie agiate, che commise svariati furti nelle ville di celebrità hollywoodiane, da Paris Hilton a Orlando Bloom, da Megan Fox a Lindsay Lohan.
Con uno sguardo quasi documentaristico, che ricorda vagamente per lo stile e i temi affrontati Thirteen di Catherine Hardwicke, Sofia Coppola ci regala uno sguardo sull'influenza che hanno i social network nelle vite degli adolescenti di oggi e sui limiti di quel sano desiderio di trasgressione che tutti gli adolescenti provano.
La Coppola non giudica, ma registra i desideri, le aspirazioni di giovani fondamentalmente soli, che cercano di occupare il tempo riempiendolo di vuoto. Sono giovani affascinati dalla celebrità e dalla facilità con la quale oggi può essere raggiunta grazie alla presenza di casse di risonanza rivolte ad un pubblico che cresce di giorno in giorno e che non è particolarmente esigente nei confronti di chi riempie le pagine dei gossip, perché fondamentalmente aspira allo stesso spazio. 
Il tocco della Coppola è delicato nei confronti del protagonista maschile, Marc (Israel Broussard), che cerca di dare un riparo alla propria diversità attraverso un'amicizia unilaterale; mentre è più spietato nei confronti di Rebecca (Katie Chang) e Nicki (Emma Watson), due ragazze completamente prive di un'intelligenza particolare, ma dotate di una furbizia innata. In particolar modo, con il personaggio di Niki, Sofia Coppola riesce a dare una rappresentazione fisica della società di oggi, nella quale i vari Corona e i vari Berlusconi agiscono trovando sponda nei media per dire la propria "verità", spacciandosi come vittime di un sistema giudiziario ingiusto.
Voto: 8


sabato 28 settembre 2013

27 anni di film - Buon compleanno al Cinema Spiccio!

Partendo dall'iniziativa di Frank Manila, nata per festeggiare il compleanno del suo blog, con un po' di ritardo ho deciso di di partecipare al gioco in cui si sceglie per ogni anno della propria vita il miglior film di quell'anno.
Si tratta, ovviamente, di una scelta MOLTO soggettiva, influenzata da diversi fattori che hanno poco a che fare con il film "obiettivamente" più bello...

1986 - Karate Kid II: Scelta simbolica perché la trilogia di Karate Kid ha segnato la mia infanzia... in realtà il film è bruttissimo.

1987 - Dirty Dancing: Non poteva mancare nella mia lista... cult indiscutibile della mia vita... non si può mettere Dirty Dancing in un angolo!

1988 - Chi ha incastrato Roger Rabbit: capolavoro!

1989 - La sirenetta vince contro L'attimo fuggente solo perché è il primo film che abbia visto al cinema (a quanto mi dicono)!

1990 - Edward mani di forbice batte di un soffio Balla coi lupi. Scelta difficile!

1991 - Thelma & Louise forever! Uno dei miei film preferiti di sempre.

1992 - Le iene battono Aladdin. Tarantino non può mancare in questa lista!

1993 - L'anno in cui è uscito Schlinder's List, io senza vergogna scelgo Sister Act 2, un po' perché adoro i musical, un po' perché è un film che amo rivedere sempre, più del primo episodio.

1994 - Siccome Tarantino ha già avuto il suo anno, non bissa con Pulp Fiction e scelgo Stargate. Un film che oggi mi fa ridere, ma che all'epoca mi mise parecchia inquietudine. Visto e rivisto, un po' come il Karate Kid di cui sopra.

1995 - Anno parecchio difficile. Tra I ponti di Madison County, Pocahontas e Braveheart, alla fine scelgo Ragione e sentimento perché sono una Jane Austen dipendente.

1996 - Michael Collins: film con un grande Liam Neeson sulla rivoluzione irlandese. Leone d'Oro dell'anno.

1997 - Ovviamente poteva esserci solo Titanic, il film che mi ha fatto piangere come non mai, facendomi perdutamente e irrimediabilmente innamorare di Leonardo DiCaprio.

1998 - Pleasantville: film non troppo apprezzato e conosciuto, ma secondo me originalissimo.

1999 - Notting Hill: sono un'inguaribile romantica e mi fa sempre ridere, anche se l'ho visto cinquanta volte.

2000 - Almost famous - Quasi famosi di un Cameron Crowe che poi si è un po' perso... ma questo film è meraviglioso.

2001- Come il 1997, quest'anno poteva esserci solo e soltanto Il Signore degli Anelli - La compagnia dell'anello. Il film che ha rivoluzionato la mia vita.

2002 - Per non essere ripetiva, non scelgo Il Signore degli Anelli - Le due torri, ma Gangs of New York perché Martin Scorsese non poteva mancare in questa lista!

2003 - E ancora, non scelgo Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re (anche se mi viene da piangere), ma Mystic river. Per me il miglior film diretto da Clint Eastwood!

2004 - I diari della motocicletta perché mi ha fatto sognare viaggi in America Latina.

2005 - Che anno difficile! Scelgo I segreti di Brokeback mountain che precede di pochissimo The New World e Good night, and good luck.

2006 - Il vento che accarezza l'erba di un grande Ken Loach.

2007 - In onore di tutti i musical che non ho citato, Across the Universe.

2008 - Chi se non Il Cavaliere Oscuro?

2009 - Seconda presenza per Quentin Tarantino con i suoi Bastardi senza gloria.

2010 - L'incantesimo del Cigno nero.

2011 - The Artist, per me un film assolutamente perfetto.

2012 - Il Cavaliere Oscuro il ritorno chiude i miei (primi, si spera) 27 anni di vita!

mercoledì 25 settembre 2013

RUSH

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Titolo originale: Rush
Paese: U.S.A., Germania, Regno Unito
Anno: 2013
Regia: Ron Howard
Durata: 123 min.
Genere: azione, drammatico, biografico
Sceneggiatura: Peter Morgan
Cast:  Chris Hemsworth, Daniel Brühl, Olivia Wilde, Alexandra Maria Lara, Pierfrancesco Favino, Patrick Baladi, Christian McKay, Alistair Petrie, Jay Simpson, Julian Seager, Jamie Sives, Josephine de la Baume, Natalie Dormer, Lee Asquith-Coe, Tom Wlaschiha

Rush racconta la rivalità nella Formula 1 tra il pilota inglese James Hunt  (Chris Hemsworth) e il pilota austriaco Niki Lauda (Daniel Brühl) e del ritorno di pista di quest'ultimo dopo un incidente nel 1976 che ne sfigurò il suo viso.
Il film è diretto da Ron Howard e sceneggiato da Peter Morgan, già autore di diverse pellicole biografiche, quali Frost/Nixon, The Queen e Il maledetto United.
Sarebbe riduttivo definire Rush un film su uno sport, sconsigliabile a chi non è appassionato di Formula 1. Lo sport è, piuttosto, un'occasione per proporre una riflessione sulla vita e sulla morte, sui motivi che spingono l'essere umano a compiere gesti rischiosi per arrivare a comprendere quanto la vita sia importante. E' la storia di un'amicizia tra due uomini molto diversi, con due opposte concezioni dello sport e della vita, che attraverso lo scontro agonistico arrivano ad apprezzarsi reciprocamente.
Il film è ben ritmato ed equilibrato, in cui l'azione lascia largo spazio al dramma e all'indagine delle personalità dei due protagonisti. 
Chris Hemsworth è perfetto nei panni di un James Hunt che potremmo definire la classica rock star con un velo di tristezza negli occhi, che tutti amano, ma che nessuno comprende. A colpire, però, è soprattuto Daniel Brül nei panni di Niki Lauda, non tanto per l'incredibile somiglianza con il pilota austriaco, quanto per la straordinaria interpretazione di un uomo che consapevolmente sopporta il peso della propria freddezza e del proprio cinismo, ma che convinto delle proprie azioni continua ad andare avanti.
Per quanto riguarda gli spettatori italiani, è stata una bella soddisfazione vedere sullo schermo in un ruolo non marginale Pierfrancesco Favino nella parte del pilota italiano della Ferrari Clay Regazzoni.
Unica nota negativa e un po' fastidiosa: anche in un film così ben scritto e girato, gli italiani vengono rappresentati come degli idioti. Niki Lauda e la sua futura moglie Marlene (Alexandra Maria Lara), in un paesaggio collinare toscano, che in base alla trama dovrebbe trovarsi vicino a Trento, con l'auto in panne fermano una macchina targata Pisa, dove troviamo a bordo i classici due italiani che gesticolano continuamente, con un accento meridionale non ben definito, ma tipico dei film americani. Una parte degna di To Rome with love.

Voto: 8

martedì 24 settembre 2013

Li teniamo d'occhio... RICHARD MADDEN


Ventisette anni, scozzese, Richard Madden è diventato famoso per il ruolo di Robb Stark nella serie tv tratta dai romanzi di G.R.R. Martin, Il trono di spade. Come tutti gli appassionati sapranno, il personaggio non comparirà nelle prossime stagioni, essendo stato brutalmente ucciso nella nona puntata della terza stagione, intitolata Le piogge di Castamere, uno dei momenti televisivi più tragici e sbalorditivi dell'anno, almeno per chi non aveva letto il romanzo.
Dal canto suo Richard, consapevole della fine prematura del Giovane Lupo, non è restato con le mani in mano e si è dato da fare per debuttare sul grande schermo.
Lo vedremo, infatti, tra i protagonisti di A promise, ultimo film del regista francese Patrice Leconte, in cui recita insieme a Rebecca Hall e Alan Rickman.
La pellicola, presentata fuori concorso all'ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, è ambientata in Germania alla vigilia della Prima Guerra Mondiale e racconta la storia d'amore tra una donna sposata (Hall) e il giovane collaboratore del marito (Madden). Quando quest'ultimo parte per affari per il Messico, i due si scambiano lettere appassionate, almeno fino a quando lo scoppio della guerra non impedisce ogni collegamento tra Europa ed America.
Attualmente, a parte il passaggio a Venezia, non è possibile sapere la data di uscita della pellicola in Italia.
Ma il lavoro di Madden non finisce qui. In questi giorni, infatti, sono cominciate le riiprese di Cinderella, la nuova versione della celebre fiaba, prodotta dalla Disney, diretta da Kenneth Branagh e scritta da Chris Weitz, in cui l'ex Robb Stark rivestirà i panni del Principe Azzurro. Nel cast, oltre all'attore scozzese, figurano nei panni di Cenerentola Lily James, vista in La furia dei titani e Downtown Abbey, nei panni della matrigna Cate Blanchett e nei panni della fata madrina Helena Bonham Carter. Si tratta di un bel ruolo per il giovane Richard, che potrebbe dare una definitiva consacrazione alla sua carriera. Purtroppo, considerando che le riprese sono appena cominciate, non potremo vedere il film prima del 2015.


domenica 22 settembre 2013

DIETRO LA PORTA CHIUSA


Recensione pubblicata su Cinema Bendato
Titolo originale: Secret beyond the door
Paese: U.S.A.
Anno: 1947
Regia: Fritz Lang
Genere: Noir
Durata: 99 min.
Cast: J. Bennet (Celia Lamphere), M. Redgrave (Mark Lamphere), A. Revere (Caroline Lamphere), B. O’ Neil (Miss Robey), N. Schafer (E. Potter), P. Cavanagh (Rick Barrett), R. Rey (Paquita), J. Seay (B. Dwight), M. Dennis (David).
Sceneggiatura: S. Richards
Trama: Durante una vacanza in Messico, la giovane Celia si innamora a prima vista di Mark, affascinante architetto. I due si sposano e vanno a vivere nella residenza di lui. Una volta giunta nella nuova dimora, Celia scopre un bizzarro quanto inquietante passatempo del marito: collezionare camere in cui sono avvenuti omicidi famosi.


“Il modo in cui una casa è fatta determina ciò che accade in essa”: questa frase, pronunciata dal protagonista maschile Mark all’inizio di Dietro la porta chiusa, può valere anche per l’intero film costruito da Fritz Lang, noir onirico e pieno di allegorie, che sin dal principio si contraddistingue per un’ambientazione inquietante e soffocante.
La protagonista Celia, giovane e piena di vita, sposata ad un uomo che non conosce, inserita in un ambiente parimenti sconosciuto abitato da strane figure, si ritrova costretta ad indagare nel passato del marito per salvare il suo matrimonio.
Se, da un lato, il film è, dunque, strutturato come un giallo classico con Celia nei panni di un investigatore, che cerca di rivelare ciò si nasconde nella stanza n. 7, chiusa a chiave dal marito, dall’altro, i risvolti attraverso i quali lo spettatore viene condotto sono indagati con il metodo psicoanalitico. Celia tenta, infatti, di scoprire quale evento nel passato del marito lo abbia reso così vulnerabile. La stanza n. 7 diventa, in questo modo, non soltanto il luogo del futuro delitto, ma anche il luogo nel quale Mark ha chiuso a chiave un evento che si è affrettato a dimenticare, ma che ciononostante ha influenzato tutta la sua vita: ed è proprio tornando nella stanza n. 7, in quello spazio della mente dimenticato, che lui sarà in grado di affrontare i fantasmi del passato al fine di rimuoverli e cancellarli. Da solo, però, non avrebbe potuto portare a compimento una simile impresa, ma è grazie a Celia che può correggere la piega da serial killer che la sua vita stava prendendo; in questo senso, Celia è, da un lato, una moglie devota, un angelo del focolare, disposta a farsi uccidere pur di non abbandonare il marito; dall’altro, però, è anche il medico premuroso che aiuta il paziente a superare la malattia attraverso il dialogo e la reviviscenza degli eventi rimossi.
Se Dietro la porta chiusa non è di certo il primo film di Fritz Lang influenzato dalla psicoanalisi, certamente non così tanti film fanno riferimento in maniera così esplicita alla teoria dell’incoscio elaborata da Sigmund Freud.
Straordinari i due protagonisti, Joan Bennet e Michael Redgrave: la prima nei panni di una donna indipendente, sedotta dall’amore, dotata di coraggio e pazienza; il secondo nei panni di un uomo colto, ma frustrato; che crede di non aver mai vissuto, oscurato dalle donne della sua vita, capace di trasformarsi da uomo dolce a uomo spietato in un battito di ciglia.

Voto: 8+